- Le " vittime dimenticate " del regime nazista -
 

PACE EMANUELE

COMPENDIO STORIOGRAFICO SUI
TESTIMONI DI GEOVA IN ITALIA
DAL 1891 AL 1945

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IL 'COMPENDIO STORIOGRAFICO SUI TESTIMONI DI GEOVA IN ITALIA DAL 1891 AL 1945' 
è  estrapolato dallo studio inedito
 
"
Testimoni di Geova : nascita di una NAZIONE" di Pace Emanuele


Per ogni tipo di consulenza storica sugli eventi richiamati e sui periodi esaminati pregasi contattare:
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CAPITOLO II: "BELLARE" , "MILITARE" , nella coscienza di REMIGIO CUMINETTI
(1915 - 1919)

( Salvo diversa indicazione, il materiale del Capitolo II, è stato elaborato dalla documentazione conservata presso: “Archivio Militare Torino; Archivio di Stato Torino; Archivio di Stato Alessandria; Archivio Centrale dello Stato – Roma; Biblioteca Private E. Pace”. Ciò ad evitare reiteratamente inutili, importuni e costanti citazioni di fondi archivistici ; nda.).

1914 - 1915 L'ITALIA ALLA GUERRA

La caliginosa ombra della 'Prima Guerra' mondiale, si presentò sinistra all'inizio del 1914.

Remigio Cuminetti e sua moglie Albina Protti in una foto del 1925-26.
Remigio Cuminetti e sua moglie
Geltrude Albina Protti in una foto del 1925-26. [clicca per ingrandire]

Tutte le monarchie europee dominanti, vivevano momenti di forte tensione, tutte erano in qualche modo impegnate alla corsa, intensa ed esagerata , del riarmo.

Gli eventi maturarono il 29 giugno 1914, nell'episodio criminoso contro uno dei maggiori esponenti della famiglia Imperiale degli Asburgo, l'Arciduca Francesco Ferdinando e la sua consorte Sofia Chotek duchessa di Hohenberg, uccisi dal diciannovenne serbo Gravilo Princip.

L'estate 1914 NON riposò più sull'Europa.

Nei giorni e nelle settimane che seguirono l'inizio estate, si avvertì nell'aria, l'odore del sangue che si doveva versare al "dio guerriero...".

L'Italia era da poco uscita dal "discusso conflitto" per la conquista "della quarta sponda" (Salvemini Gaetano , Il Ministro della malavita ed. Feltrinelli 1962, pag.533; Montanelli - Cervi L' Italia del 900 , ed. Rizzoli 1998, pag 19), e il Presidente del Consiglio, on. Antonio Salandra, il 3 agosto 1914, rassicurò ufficialmente, l'Italia e gli italiani, della NEUTRALITA' del Governo del Regno al prossimo conflitto. Ma, il 24 aprile 1915, "con il patto di Londra", l' on. Salandra firmò l'esplicito impegno, di fare entrare l'Italia in guerra, entro un mese.

L'Italia, si spacco in due. Da una parte gli "interventisti" e dall'altra "i non interventisti".

Il 12 e il 13 maggio si mosse l'eroe nazionale, Gabriele D'Annunzio, pronunciando a Roma un'infuocato discorso in cui tra l'altro disse: "... non è più tempo di parlare, ma di fare, non è più tempo di concioni, ma di azioni, di azioni romane. Se considerato è un crimine incitare alla violenza i cittadini, io mi vanterò di questo crimine...(Il Parlamento Italiano 1861-1988 ed. Nuova CEI, vol. IX pag. 111).

Il Presidente Salandra il 24 maggio 1915 per 'validi ragioni' farà entrare la nazione in guerra. (Schettini Mario, Estate 1914 dal dramma di Sarajevo alla guerra, ed. Feltrinelli 1966, pag. 215). Applaudirono in molti alla "SANTITA' di quella guerra", rivendicato dal Salandra nel discorso del 2 giugno 1915. Alcuni sublimarono addirittura la pretesa" GUERRA SANTA", come quel senatore della Basilicata, Giustino Fortunato, il quale l' 11 giugno 1915 scriverà all'on. Salandra: "... che orgoglio che tu abbia pronunciate queste due parole...(Guerra Santa,nda)"(Il Parlamento Italiano op.cit., vol. VIII pag. 303).

L'Italia entrò in guerra al fianco di Francia e Inghilterra, con in linea 400.000 uomini (Montanelli - Cervi op.cit. pag. 24). Tutti pensavano che la guerra sarebbe durata solo poche settimane, o al massimo un paio di mesi, comunque non si sarebbe arrivati a dicembre(1915).

Era forte convinzione, soprattutto fra i militari, che l'intervento italiano in guerra si sarebbe facilmente risolto con una "campagna lampo", di breve durata. Durante le "...prime settimane i fanti e gli alpini, sui vari fronti, si avviarono al combattimento con accompagnamento di bandiere e fanfare. I componenti delle bande musicali furono immediatamente falciati dal fuoco delle mitragliatrici nemiche. Le illusioni crollarono subito.
Nelle strade di Milano nell'agosto del '15, sventolavano ancora migliaia di bandiere divenute quasi irriconoscibili, perché il loro verde si era ingiallito, il rosso sbiadito e il bianco annerito (Il Parlamento Italiano op. cit., vol. IX pag. 112).


Non si ebbe più alcun sentimento di fratellanza. Neanche in campo religioso. Cattolici furono schierati contro cattolici , protestanti contro protestanti, semplicemente essi si 'scannarono' a vicenda, pregando e dissanguandosi in nome dello stesso dio: il “dio ...guerriero".

Così il valdese prof. Giorgio Spini, commenterà il conflitto: "La guerra non fu combattuta da Tribù primitive, ma da governi 'civili'. Dall'onore della prima guerra mondiale il protestantesimo uscì pesto a priori essendo una guerra soprattutto protestante, tra Inglesi contro i Tedeschi . Fu un colpo terribile per il mondo protestante..., fratelli che ammazzarono fratelli. Di peggio fu che due Pastori in Italia fecero il proprio dovere nell'ammazzare per la Patria" (Spini Giorgio in 'Cristianità Protestante e Rivoluzioni del nostro tempo'; Giornata di Studi dell'Istituto Abruzzese per la Storia del Fascismo e della Resistenza, Chieti, 30 aprile 1998 - Biblioteca Provinciale A.C. De Meis;Seminario promosso dall'Unione diffusione Cultura Cristiana Sez. Teodorico Pietrocola Rossetti).

Essere cristiani, fra le tante cose, è anche e soprattutto, essere portatori di pace. Questa "forma mentis" è unica e sola del cristianesimo apostolico, e del cristianesimo dei primi due secoli (d.C.).

Figuriamoci poi vedere un cristiano "arruolarsi nelle armate delle tenebre, abbandonando le armate della LUCE, è TRADIMENTO..." , disquisì Tertulliano (Tertulliano La Corona, ed. Paoline 1980, pag. 186 ), ancor prima del "pensiero agostiniano e dell'indulgente filosofia tomistica".

Ai primi cristiani, era vietato, dalla loro coscienza sia BELLARE, sia MILITARE (Tertuliano op. cit. pag 54), " come si potrà combattere (bellare), anzi come si potrà fare il soldato (militare) anche in tempo di pace senza portare la spada che il Signore ha abolito?... Da noi cristiani non è permessa nessuna divisa e nessun comportamento che siano destinati ad atti illeciti".

Nessuna Chiesa del Protestantesimo, né quella Cattolica Romana, nel 1914, ricordò tali precetti, propri e unici del cristianesimo apostolico, nei riguardi di un conflitto ormai non più evitabile.

Solo un pugno di persone in tutto il mondo rimase neutrale al primo grande conflitto mondiale, perché cristiani,… essi furono, gli Studenti Biblici. In Italia, unico rappresentate degli Studenti Biblici colpito duramente, perché non volle partecipare alla carneficina, fù Remigio CUMINETTTI il quale non parteciperà alla guerra, a motivo della sua nobile e ferma, “forma mentis”, cristiana.


CHI ERA REMIGIO CUMINETTI ?

Remigio CUMINETTI, era nato a Piscina di Pinerolo il 1° luglio 1890.

Fin da ragazzo, manifestò un profondo attaccamento per Dio servendo come chierichetto nella 'natia' chiesa cattolica. Crebbe come fervente cattolico, finchè gli capitò fra le mani il libro di C. T. Russell, Il Divin Piano delle Età. Lo lesse più volte attentamente e ne trasse la conclusione di aver trovato la vera fede.

Scriverà postumo il suo amico Paschetto Vittorio Giosuè : "...non trovava soddisfazione completa nelle cerimonie del culto cattolico ..." (L' Incontro , Luglio-Agosto 1952, pag. 3). Questo lo indusse all'età di circa venti anni (1910), ad unirsi agli Studenti Biblici di S. Germano Chisone. A motivo di tale scelta di fede, “ venne cacciato di casa dal padre ”, contrariato dalla predilezione religiosa del figliolo.

Nel Rapporto dei Reali Carabinieri di Pinerolo datato 3.7.1916 si legge : "Il Cuminetti fu giovane serio ed equilibrato operaio disciplinato e affezionato alla famiglia fino al giorno in cui si convertì alla sua nuova fede religiosa. Divenendo seguace degli "Studenti Biblici" si mise in disaccordo con la famiglia abbandonando la casa paterna" (non saranno solo le Autorità Fasciste ad essere prevenute nei riguardi dei Studenti Biblici, già lo erano! nel 1916 le Autorità del Regno).

Fu accolto benevolmente dalla signora Fanny Lugli, una studente biblica, anziana di età che gli fece da madre fino a quando Remigio sposò, il 23 aprile 1925 con rito civile, la signorina Protti Geltrude Albina anch'essa una studente biblica.(AA.VV. Le periferie della Memoria, ed. A.N.P.P.I.A. Torino, pag. 57; si veda inoltre L' Incontro, op. cit. pag. 3; Bibl. Priv.E. Pace in Sch.Protti G. A. )

CUMINETTI, non era , una persona che possedeva una 'superba cultura', egli sapeva di essere senza pretese in questo vasto campo, riconobbe però con tutta franchezza, che era solo un lettore devoto e sincero della S. Bibbia, anche se a scuola vi era andato poco, avendo frequentato per tre anni la diurna (da bambino assolse l'obbligo del primo ciclo della scuola primaria), mentre per due altri anni ancora una scuola serale (equivalente al secondo ciclo delle elementari)(The Watch Tower 1.3.1917 pag. 76). Anche se aveva poca istruzione, ma basilare per il periodo, egli fu e rimase nel tempo un valido autodidatta, specializzandosi nella materia a lui cara: la costante lettura della S. Bibbia, facendolo con metodo sistematico, seguendo un ordine peculiare per lo studio del Testo Sacro aiutato della stampa Watch Tower.

Da alcuni dati fornitaci (AS-Torino) si sa anche qualcosa sulla persona fisica, alto 1,76, capelli astani ricci e occhi grigi(cerulei).

Nel 1910, lasciata la casa paterna, cercando un lavoro per mantenersi economicamente, fu assunto alla RIV di Villar Perosa, vicino a S. germano Chisone. In quest'anno alla Riv (sigla dell'industria meccanica costruttrice di biciclette dell'ing. Roberto Incerti di Villar Perosa; quindi RIV stava per Roberto Incerti Villar. A partire dal 1908 divenne socio della RIV un "ricco agricoltore, Giovanni Agnelli") vi lavoravano 300 operai.

Cuminetti lavorò alla RIV per 6 anni dal 1910 al 1916, fin quando venne arrestato per la prima volta. Risulta dagli atti che Remigio fù un ottimo operaio, specializzandosi anche nel corso degli anni, divenendo 'meccanico collaudatore'. Ebbe sul lavoro un comportamento irreprensibile, era stimato nel suo ambiente ed era capace ed esperto nel svolgere le sue mansioni di operaio specializzato.(The W.T. 1.3.1917 pagg. 76-77).

1915 L'INCONCILIABILE LAVORO ALLA RIV

Con l'adesione formale dell' Italia al primo conflitto mondiale, a partire dal mese di maggio 1915, il Governo del Regno varò una serie di decreti, tra cui quella, sulla "mobilitazione industriale" che si proponeva il fine ultimo, di rafforzare e consolidare i preparativi militaristici dell'industria per l'intervento bellico, sia in materia di armamenti, che di supporto logistico.

Vi fu anche la "mobilitazione militare", milioni di giovani idonei e non vennero chiamati a prestare il loro contributo alla guerra, la maggior parte quasi tutti del mondo contadino italiano o piccoli artigiani, piccoli borghesi e del terziario. La "mobilitazione militare" fu endemica nella nazione, alla pari della "mobilitazione economica". Gli addetti alle officine industriali e alle artigianali medio grandi, come anche per le maestranze della RIV, tra cui anche lo stesso Cuminetti, furono nella totalità esonerati dall'obbligo di chiamata alle armi, poiché essendo degli operai esperti, specializzati o impratichiti, nel loro particolare settore, non potevano essere facilmente sostituiti da altri che non avevano la loro esperienza.

Questi operai, ritenuti oramai provetti nelle loro industrie, furono "costretti" loro malgrado a rimanere nel proprio posto di lavoro, e a mettere nel braccio destro una FASCIA TRICOLORE venendo del tutto equiparati ai militari in guerra e soggiacendo in tal modo alla giurisdizione militare in tempo di guerra. Essi non furono mai in pericolo di vita, nè andranno mai al fronte o nelle linee di trincea, sotto diversi aspetti furono privilegiati rispetto al soldato al fronte, inoltre videro i loro guadagni triplicarsi con un aumento sempre crescente del loro salario giornaliero, ma aumentò anche il lavoro.

Una Circolare del Ministero, delle Armi e Munizioni, retto dall'allora Generale Dallolio, datata 19.7.1917 e diretta ai "Comitati delle Industri Mobilitate" con estrema sintesi ribadiva (altre circolari in tal senso vi furono prima del 1915) che per 'evitare possibili contestazioni, scioperi e astensioni dalle giornate lavorative, per non rallentare il corso dei lavori così da compromettere lo sforzo bellico' si doveva accondiscendere alle richieste 'delle maestranze...,quasi sempre d'origine da contratti economici..., le aziende mobilitate, tengono presente quale sia il pensiero di questo Ministero al riguardo: concedere fino a che sia possibile, piuttosto che essere disposti a cedere'.

Durante l'intero periodo bellico, tra le maestranze ben pagate dalle imprese, che a loro volta vedevano quadruplicati i loro interessi, NON si registrarono scioperi o astensioni dal lavoro.

Le fabbriche "militarizzate" furono e restarono sotto l'assidua sorveglianza di 'Ufficiali Militari' , preposti a rinvigorire, agendo da supervisori, la politica militarista del Governo in materia di costante produzione bellica.

Nel 1915, alla RIV, dietro decreti governativi sulla mobilitazione industriale furono aperti nuovi reparti, per la costruzione di MITRAGLIATRICI e di MUNIZIONI. La produzione aumentò sensibilmente di oltre 78%, gli operai impiegati all'inizio del 1915 furono circa 900 unità(nel 1910 erano solo in 300), mentre alla fine del 1917 furono circa 2000 maestranze.

Come reagì la coscienza del Cuminetti operaio alla RIV, ora militarizzata ?

Fra questi anni 1915-1916, scaturirà l'inconciliabilità del lavoro alla RIV per la coscienza cristiana del Cuminetti.

NON volle essere reputato come un militarizzato (MILITARE), quindi "Nell'officina dove egli lavorava rifiutò di portare al braccio la fascia ed essere considerato un operaio militarizzato" (Bibl. Priv. E.Pace DS/Mem. scritta Protti Adele in Brun, cognata del Cuminetti; si veda inoltre L' Incontro op.cit. 1952 pag. 3) rifiutando così anche i notevoli benefici economici dovutogli.

Nel Rapporto dei Reali Carabinieri della Compagnia di Pinerolo, datato 3.7.1916 si legge:"...tenne buona condotta morale e politica, sino al giorno in cui ritenne che le sue convinzioni religiose contrastassero coi doveri che gli venivano imposti dalla sua qualità di meccanico collaudatore presso lo stabilimento ausiliario 'Officine Meccaniche di Villar Perosa'. Allora rifiutò di portare il distintivo di operaio militarizzato e dichiarò apertamente che si sarebbe sempre rifiutato di cooperare alla fabbricazione di strumenti di guerra... " (…nessun comportamento che sia destinato ad atti illeciti. Tertulliano ,op. cit. pag. 54).

"Sarebbe bastato che il Cuminetti accettasse questa mobilitazione civile (dirà nel 1952 il Paschetto Vittorio Giosuè) per evitare tutte le angustie per cui dovette passare in seguito, poiché avrebbe avuto quale operaio specializzato l'esonero permanente..., ma siccome nel suo cervello non c'era posto per ragionamenti cavillosi..., non poteva mettere quel bracciale e considerarsi militarizzato.." (L' Incontro op. cit. pag. 3).

14.3.1916 PRIMO ARRESTO DEL CUMINETTI

Il Rapporto indicato prima, quello dei Reali Carabinieri datato 3.7.1916, seguita : "...e cominciò a fare attiva propaganda fra gli altri operai dello stabilimento per indurli ai suoi principi.Fece pure, con altri individui come lui,seguaci della Setta Religiosa "Gli Studenti della Bibbia" attivissima propaganda fra i soldati reduci dal fronte per acquistare fra essi proseliti alla sua Religione, e per convincerli a rifiutare di combattere. Per tale motivo egli e i suoi principali compagni di fede fu arrestato per ordine dello scrivente il 14 marzo corrente anno. Rimesso in libertà provvisoria alla fine di maggio (SIC!)..." .

Si evita di commentare il rapporto, poiché esso in parte e nella sostanza, verrà poi smentito dallo stesso Procuratore del Rè presso il Tribunale Civile e Penale di Pinerolo, dato 27.6.1916 che ci indicherà :" Contro Cuminetti Remigio e tre altri individui (?),trovasi tutt'ora in corso d'istruttoria presso questa Reale Procura, provvedimento preso quali imputati di INSUBORDINAZIONE ai sensi dell'art.li 163 e 164 p.p. in relazione agli articoli 92 e 93 del Codice Penale per l'Esercito per avere nell'inverno 1915-1916 anteriormente al 14 marzo, facendo in Pinerolo e in S. Germano Chisone, pubblica propaganda della nuova religione detta degli Studenti della Bibbia, tentato di indurre i militari a non combattere e a non sparare contro il nemico qualora venissero mandati al fronte. Detto provvedimento fu contro il Cuminetti ed altre persone denunziate, in seguito al rapporto dei Reali Carabinieri il 14 marzo u.s., col quale venivano pure denunciati quali autori del reato di cui all'art. 2 del Decreto Luogotenenziale 20.6.1915 n.8 e 79 Codice Penale per aver in Pinerolo e in S. Germano Chisone in giorni imprecisati del 1915 anteriormente al 14 marzo, comunicando con più persone notizie non conformi a verità sull'ordine pubblico sulla cronaca nazionale, e per le quali potesse essere turbata la tranquillità pubblica, affermando in pubbliche riunioni e sulle vie e sulle piazze che la guerra attuale sarebbe seguito da una grande carestia e da una rivoluzione totale, dopo la quale non vi sarebbero stati più sovrani e si sarebbe iniziata un'era di pace, di amore, di uguaglianza universale, ma per questa imputazione con ordinanza del Giudice Istruttore in data 22 marzo u.s. si dichiarò non doversi procedere contro il Cuminetti Remigio e gli altri suoi compagni di fede, perché non costituisce reato".

Comunque, il Cuminetti fu arrestato il 14 marzo 1916 e rimase in carcere fino al 22 maggio 1916, quando in questo giorno verrà posto, in “libertà provvisoria”, per ordine del Sottoprefetto di Pinerolo, e ‘preso di peso' dai Carabinieri fu accompagnato al Distretto Militare di Pinerolo. La ‘prefettizia' a firma del sottoprefetto Vecolino datata 22.5.1916 reciterà: “Stamane venne arruolato ed inviato a codesto distretto certo Cuminetti Remigio…omissis… .Poiché il Cuminetti è attualmente in libertà provvisoria, tuttora sotto processo per azione antimilitarista prego di voler disporre sul medesimo un'attiva e speciale vigilanza per evitare che faccia tra i soldati nuova propaganda con opuscoli per la quale venne appunto denunciato dall'Arma all'Autorità Giudiziaria. Gradirò notizie in proposito.” Ma la propaganda contro la guerra non fù unica, per il periodo, del Cuminetti . Soldati che tornavano dal fronte, feriti, mutilati, in licenza o che videro subire danni ad altri, RIFERIRONO, PROPAGANDARONO, con estremo raccapriccio, terrore, paura, ribrezzo, tutti gli orrori di “quell'inutile strage”.(su ciò si veda l'ampia bibliografia in Omodeo Alfonso, Momenti della vita di guerra, dai diari e dalle lettere dei caduti 1915-1918, ed. Einaudi To 1968).

22.5.1916 “MILITARE” , “BELLARE” NELLA COSCIENZA DI REMIGIO CUMINETTI

Il ‘SOLDATO' Remigio Cuminetti classe 1890 iscritto nella Lista di Leva del Comune di Porte, mandamento di Pinerolo era stato precedentemente, alla data del 22 maggio 1916, visitato una prima volta (il 30.03.1916 al Distretto Militare di Pinerolo) e RIFORMATO , per una imperfezione fisica (aveva un difetto ai piedi in AS – AL 9.6.1916), quindi lasciato in congedo illimitato.

Al governo Salandra tuttavia servivano giovani, e non a caso fu preso anche il giovane Remigio. Nulla importava una Riforma, quando al fronte ci si mandava, per ragioni ‘ritenute valide' anche dei quindicenni.

22.5.1916

Giunto, ‘da forzato, con manette tra due gendarmi', al Distretto Militare di Pinerolo.. Venne di nuovo sottoposto a visita medica e questa volta, fu dichiarato idoneo al servizio militare(sic!), contraddicendo così la riforma già precedentemente accertata dalla commissione medica, e non fu un caso la presente ora idoneità, cioè una presunta guarigione fisica del Remigio dalla sua imperfezione in soli circa due mesi, no !,… già si delineava ciò che si aveva in mente per lui, inutile non capire che lo si voleva colpire e tacciare nella sua fede religiosa professata, si doveva abbattere e combattere l' IDEA del Cuminetti (come si evincerà in seguito dagli atti formati), più che avversare il semplice uomo ch'era il Cuminetti. E Cuminetti seppe rispondere alla sfida, da cristiano, con un'altra idea: la sua FEDE. Ora idoneo a militare, venne assegnato al 33° Reggimento Fanteria di stanza nella città di Cuneo, dove fu trasferito per farlo ‘guerriero', soldato .

25.5.1916

Nella Caserma Ferdinando di Savoia della città di Cuneo il giorno 25 maggio, il Cuminetti venne condotto al Magazzino del Corpo per la vestizione, e ai ripetuti ordini di indossare la divisa…, Cuminetti , rifiutava!
Fu chiamato il Comandante della Compagnia, il Ten. A. Storace, ed altri militi, qualora ci fosse bisogno di testimoni, e di nuovo in presenza del nutrito gruppo si ordinò a Remigio di indossare la divisa, avvertendolo che se non lo avesse fatto, sarebbe incorso in più severe punizioni.
Il Cuminetti si dichiarerà pronto a ricevere qualsiasi grave punizione, ma non ad indossare la divisa. Gli fu chiesto anche il perché, di quella sua ‘insana' presa di volontà, non accettabile per “un uomo”. Cuminetti giustificherà il suo atto: “leggendo la Bibbia ho potuto comprendere la verità, Iddio mi ha rivelato che la vita è amore, ed io non debbo far male ad alcuno. Indossando la divisa io mi distinguerei da uomini di altre nazioni che sono miei fratelli “.

Fu rinchiuso, in una cella in isolamento nel locale carcere della Caserma F. di S. , dove per l'occasione gli venne SEQUESTRATA E TOLTA ANCHE LA SACRA BIBBIA (questa poteva fare più danno del Cuminetti) ed altri opuscoli. Ma usarono anche violenza sul Cuminetti tant'è che si leggerà”… egli si lasciò togliere gli abiti borghesi e vestì la divisa militare dicendo che appena lasciatolo solo se ne sarebbe spogliato. Infatti visitatolo (il Ten. A. Storace,nda) altre volte lo trovai sempre e solo con la camicia e mutande”.(All. 1)

29.5.1916

Nei giorni a seguire, 26,27 e 28 maggio venne fatto opera di ‘persuasione' sul Cuminetti, sia con mezzi leciti, sia con illeciti, per costringerlo a vestire la divisa, e per ben tre volte lo vestirono a forza, ma non ottenendo nulla da lui, fu denunziato definitivamente all'Autorità Militare per : “Rifiuto d'obbedienza”.

A denunziarlo fu il Colonnello Comandante del Deposito, Denina, egli scrisse: “Condotto, borghese, con altri militari al Magazzino del Corpo per la vestizione in risposta all'ordine datogli dal Comandante di compagnia Ten. Sig. Storace … omissis…il Cuminetti giustificando i motivi di tale rifiuto ha fatto presente che la sua coscienza e le ragioni speciali di fede gli impongono di non vestire l'uniforme, e malgrado i ripetuti ordini non volle vestirsi, in seguito a ciò fu messo in prigione. Informato dei fatti io stesso(Col. Denina) sono intervenuto alle prigioni della Caserma F.di S. ove il militare era stato condotto. In presenza dell' ufficiale di picchetto e del sergente d'ispezione ho ordinato al soldato Cuminetti di vestirsi della DIVISA MILITARE (così nel rapporto, nda) che erangli stata portata nella prigione, al chè questi, categoricamente si rifiutò dichiarandosi pronto a subire punizioni piuttosto che vestirsi. …omissis…. Essendo il soldato Cuminetti Remigio incorso nel reato di disubbidienza lo denuncio a codesto Tribunale Militare a mente dell'art. 113 del Codice Penale per l'Esercito”.

31.5.1916

In questo giorno il Tribunale Militare di Alessandria provvide a ‘spiccare' il Mandato di Cattura, così recita l'atto: “ L'Ufficiale Istruttore del Tribunale Militare di Alessandria, Visto gli atti del processo contro Cuminetti Remigio …, soldato 33 Regg. Fanteria , IMPUTATO di Rifiuto di obbedienza in tempo di guerra …, ORDINA la cattura del suddetto Cuminetti Remigio , avvertendo di trattenerlo alla prigione del Corpo, a Disposizione del Tribunale Militare. Alessandria lì 31.5.1916”.

7.6.1916

Il giudice Istruttore del Tribunale Militare di Alessandria, delega il Pretore, della città di Cuneo a, interrogare l'imputato, Cuminetti, e sentire in pari tempo il testimone presente al momento del ‘rifiuto d'obbedienza' del Cuminetti allegando la denunzia del 29 maggio e il rapporto del Ten Storace del 25.maggio, …restando in attesa degli atti da rimettersi.

8.6.1916

L'Ufficio Istruzione della Pretura di Cuneo, convoca il Ten. Storace A. il 10.6.1916, un sabato, alle ore 10.00, come testimone del rifiuto d'obbedienza del soldato Cuminetti Remigio.

9.6.1916

Il giorno prima di ascoltare il Tenente Storace, il Pretore volle ascoltare l'imputato, e nel pomeriggio alle ore 16.00 si recò presso la Caserma del 33° Reggimento Fanteria. Assistito dal Cancelliere interrogò I'imputato, Remigio Cuminetti . Compiute le formalità di rito, l'imputato dichiarò: “E' vero che mi sono rifiutato di indossare la divisa militare nonostante l'invito del Tenete e dello stesso Comandante del Reggimento. Ciò feci per rispetto alle mie idee religiose ed alla mia fede, poiché Iddio proibisce di far male al nostro prossimo e la divisa militare per me è l'emblema ed il mezzo per nuocere agli altri. Non mi rifiuto di indossare la divisa per un mio utile personale e per evitare di essere mandato al fronte , giacchè sono disposto a subire qualunque conseguenza per il mio rifiuto. Sono già sotto accusa (arresto del 14.3.1916 nda) perché per analogo motivo non ho voluto mettere il distintivo d'esonero”

Questa dichiarazione, questo interrogatorio, è in sostanza prima del processo, l'unico atto, dove l'imputato dirà le sue ragioni al rifiuto fatto. Da una sua attenta lettura si può notare, comparandolo con gli atti redatti dal'Autorita Militare, che in quest'ultimi per svariate ragioni (anche in ordine al momento vissuto e all'insolita obbiezione fatta dal Cuminetti), si registreranno negativi e incalzanti pregiudizi nei confronti dell'imputato, ma bisogna dire anche, che, questo è il PRIMO CASO DOCUMENTATO di “obiezione di coscienza” in Italia. (Un altro anch'esso per ‘motivi religiosi,' il secondo caso italiano di obiezione', non da parte di uno Studente Biblico, ci sarà l' 8.5.1918 nel 54° Regg. Fanteria a Torino, (in AS- To), dove l'imputato-soldato verrà condannato ad una pena spropositata rispetta a quella inflitta al Cuminetti).

Dato che il Pretore si era trasferito nella Caserma F.di S. per interrogare il Cuminetti , volle sentire anche il Tenete Storace, che evidentemente quel giorno era presente annullando di fatto la sua convocazione per il giorno dopo, sabato 10 giugno, alle ore 10.00. Stessa procedura per il Tenente, compiuta la formalità di rito, il Tenente affermò: “Confermo il mio rapporto…, omissis… . Aggiungo che è mia impressione che il Cuminetti fa un po' lo squilibrato (sic!,nda) e per questo si rifiuti di vestire la divisa, in omaggio a sue presunte idee religiose. Gli ho trovato nei suoi bagagli la Bibbia ed altri libri Sacri. Non credo sia un simulatore, perchè esso avrebbe potuto godere dell'esonero dal servizio militare, come meccanico. Rifiutò anche di portare la fascetta relativa. Di più per un difetto ai piedi sarebbe praticamente inidoneo alle fatiche di guerra,e quindi il timore di un pericolo personale non potrebbe indurlo al rifiuto di vestir la divisa “.

Nella fase procedurale del processo, i Giudici del Tribunale Militare NON tennero in nessuna considerazione questa importante attenuante, forse risolutiva al caso. (Ciò ancora ,se c'e ne fosse bisogno, per ricordare che bisognava colpire un'IDEA, piuttosto che l'individuo.) Rimane tuttavia l'appunto molto generico sulla circostanza fatta in sede istruttoria dal Giudice Istruttore (vedi 4.7.1916) dove si “accenna alla RIFORMA precedente dell'imputato, PERO' fatto abile alla nuova successiva visita ” (sic!). Egli in sostanza doveva essere punito, con una severa condanna, poiché altri avrebbero potuto emularlo.

13.6.1916

L'Ufficio Istruzione del Tribunale Militare Territoriale di Alessandria, richiese al Tribunale di Pinerolo il certificato del Casellario Giudiziale, per accertarsi se il Cuminetti avesse precedenti penali. Al Casellario nulla risultò a carico del Cuminetti, ch'era “giovane serio ed equilibrato”, già risultava nel rapporto dei RR.CC. del 3.7.1916( ampiamente citato).

27.6.1916

Rapporto del Procuratore presso il Tribunale Civile e Penale di Pinerolo, inviato al Tribunale Militare Territoriale di Alessandra, sulle informazioni ed atti dell'arresto del Cuminetti in data 14.3.1914, già citato precedentemente.( vedi 14.3.1914).

3.7.1916

Rapporto, anch'esso più volte citato dei RR. CC. Compagnia di Pinerolo, indirizzato al Tribunale Militare Territoriale di Alessandria.

4.7.1916

Relazione del Giudice Istruttore del Tribunale Militare di Alessandria, sugli atti pervenutagli, circa l'iter documentale del processo. Il documento è di estremo interesse poiché pone le basi alla conclusione processuale, per la condanna già di fatto scontata. Lo studio lo ripropone la relazione per intero. Si leggerà:

“ Ritenuto che il Cuminetti già riformato, è fatto abile alla nuova visita (sic! nda), venne dal Distretto di Pinerolo assegnato al servizio militare al 33° Reggimento di Cuneo e appena giunto il 25 maggio al Reggimento venne con altri militari condotto nel magazzino per la vestizione, che ivi il Cuminetti, allegando le sue opinioni religiose, non volle indossare la divisa che qualificò un emblema ed il mezzo per nuocere ai fratelli, che intervenuti i superiori ed avendogli questi ordinato di vestire l'uniforme si rifiutò decisamente rifiutando di obbedire anche agli ordini tassativi e precisi del Tenente Storace e perfino del Colonnello Comandante del Deposito, insistendo ancora nel rifiuto, malgrado gli fossero fatti presenti le conseguenze del rifiuto, che questi fatti commessi, provati dall'istruttoria giudiziale e dalla testimonianza del Tenente Storace, e non poco contestati dal Cuminetti che insistette nella scusa (sic!, nda) delle sue idee religiose. Che di fronte a tali circostanze, nessun dubbio vi può essere che il Cuminetti è incorso nel reato di rifiuto d'obbedienza, rivestendo il fatto tutti gli estremi del reato che riguarda l'aggravamento dell'essere stato commesso In tempo di guerra, perciò il P.M. visti gli art.li 112, 113, del Codice Penale Militare, e l'art. 4 del Decreto Luogotenenziale 31.10.1915, formula contro il soldato CUMINETTI come quantificato il seguente capo d'accusa - , cioè, che il CUMINETTI E' ACCUSATO DI RIFIUTO D'OBBEDIENZA IN TEMPO DI GUERRA perché in Cuneo nel magazzino del 33° Regg.to Fanteria avendo il 25 maggio 1916 ricevuto esplicito ordine… omissis… di indossare la divisa militare allegando le sue idee religiose, ripetutamente rifiutava d'obbedire, insistendo nel suo rifiuto, malgrado fosse arrestato nel magazzino di vestizione”.

Il futuro esito processuale, per l'accusa, e la di là a venire condanna da parte dei Giudici del Tribunale, in questa ‘minuta di bozza' redatta dal Giudice Istruttore , era stata già decisa e pianificata, senza troppe considerazioni dovute al caso e alle possibili discriminanti. I Giudici del T.M.Territoriale di Alessandria accolsero in toto, a iosa, la richiesta di condanna…,solo perché essi dovevano combattere un'idea, ‘idea' non gradita al loro adorato ‘dio guerriero'.

13.7.1916

Il Tribunale Militare Territoriale di Alessandria , nella persona del Presidente, il 13 luglio adottò l' atto dovuto, che venne subito notificato all' imputato Cuminetti in carcere.

Il provvedimento fù la fissazione del processo in esso si legge: “ …Visto l'art. 439 del C.P. pel Regio Esercito fissiamo il giorno 18 AGOSTO 1916…, per procedere al pubblico dibattimento della presente causa contro il Cuminetti Remigio accusato di rifiuto d'obbedienza” . L'ordinanza venne notificata al Cuminetti nella stessa giornata emessa. Il Tribunale Militare di Alessandria , non avendo il Cuminetti provveduto a nominarsi un proprio avvocato, provvide a nominargli un difensore d'ufficio. L'avvocato difensore del Cuminetti fù Gavino Lugano.

15.8.1916

Il Colonnello Comandante del Deposito 33° Regg.to Fant., comunica mediante telegramma, al Tribunale Militare di Alessandria, l'assicurazione che per il 18.8.1916, data fissata per il processo, il teste Ten. Storace sarà presente in aula.

18 AGOSTO 1916 PROCESSO A REMIGIO CUMINETTI

(…i Giudici sedendo…nelle loro “casacche nere”…, sedevano e pensavano e sorridevano allo ‘spirito' di Lord Hewart : “Qualche volta sediamo e pensiamo…,e qualche volta sediamo anche così”; da: ‘Gli avanzi della giustizia', di I. Capelli)

Il collegio giudicante del Tribunale Militare Territoriale di Alessandria, era composto da:

Vivaldi Cav. Antonio -Tenente Colonnello - Presidente
Lugano Cav. Francesco - Maggiore - Giudice
Gallina Cav. Dionigi - “ - “
Bobbio Cav. Carlo - “ - “
Mainardi Cav. Giuseppe.- “ - “
Clavari Sig. Sanzio- Capitano - “
Bozzola Avv. Ludovico- Sottotenente - Segretario estensore

Il procedimento si aprì la mattinata del 18.8.1916 . Prima di arrivare alla Sentenza emessa dalla Corte Militare è interessante sapere cosa avvenne durante il processo. Alcune notizie, ci vengono direttamente dalla Sentenza (n.10.419 del Reg.Proc.,N. 309 d'ordine), ma altra, non meno interessante, ci proviene, dalla relazione-rapporto,redatto dalla Studente Biblica ,Cerulli Clara di Pinerolo, per l'occasione presente, insieme alla sig.ra Balmas Fanny al pubblico dibattito la mattina del 18 agosto.

Nella relazione, pubblicata nella The Watch Tower (ed.inglese) 1°.3.1917 pag. 76-77, la Cerulli farà un breve ma analitico rapporto, stigmatizzando i passaggi più significativi all'interno del dibattimento , dando così notizia dell'accaduto all'intera associazione degli Studenti Biblici .Lettera costituisce quindi, un documento storico di notevole interesse, secondo solo agli atti processuali. Lo studio, è in possesso di due versioni della lettera della Cerulli, di cui una ha una leggera variante, al documento pubblicato nella The W.T., non è certo, però se essa è un'aggiunta o parte integrale della lettera, in qualche modo epurata. Essa è anche riportata integralmente nell'Annuario dei Testimoni di Geova 1983 ed. W.T.S. pag. 121.(La lettera nella sua piena forma è inserita tra i DOCUMENTI del sito Triangoloviola, chiunque ne potrà prendere visione, nda)

Bisogna intanto rilevare, la Cerulli sarà chiara al riguardo, che l'avvocato difensore d'ufficio del Cuminetti, per quello che potè nella sua arringa, fù stremante pragmatico verso il problema discusso, la Cerulli dirà:

“L'avvocato difensore si alza e rende una brillante testimonianza della condotta esemplare del Cuminetti, … omissis…, l'avvocato proseguì : Remigio Cuminetti si rifiutò di mettere il distintivo della guerra perché portava all'occhiello il distintivo dei figli della pace e della gioia. Egli non ha voluto andare contro la sua coscienza. …omissis…, egli ha preferito la via del sacrificio, pienamente cosciente di ciò che il suo rifiuto implica per lui. Con calma e serenità lui si è allontanato da tutto. Il caso Cuminetti è un caso eccezionale, un CASO UNICO IN ITALIA e noi dobbiamo ammirarlo. Egli ha letto la Bibbia che Dio comanda: ‘non uccidere', ed egli non vuole uccidere. Egli è un apostolo d'amore. Il Cuminetti è in perfetto possesso delle sue facoltà mentali, non è egli che agisce. Lo spirito della Bibbia si è impossessato di lui, che lo fa agire contro gli stessi suoi interessi”.

Nella lettera,non chiaro risulta essere il passaggio scritto dalla Cerulli, dove l'avvocato difensore asserisce che “ Il Cuminetti è in possesso delle sue facoltà mentali”, esso infatti contrasta alquanto con la richiesta, poi fatta dall'avvocato difensore alla Corte per ottenere un' “attenuante per vizio di mente “, richiesta non accettata e respinta dal collegio giudicante.

L'avvocato ottenne comunque dei risultati. Il Cuminetti fù accusato in base agli art.li 112, 113 C.P.E. e 4 del Decr. Luogotenenziale 31.10.1915, ma in sostanza egli verrà condannato solo in “applicazione dell' art. 113 C.P.E. , escludendo di fatto gli altri due, questo senza dubbio fu un merito del ‘difensore d'ufficio'.

Doveva apparire anomalo, deviante, illogico, al Cuminetti stesso, lui profondo assertore del dogma di pace, convinto lettore della S. Bibbia, che quel Tribunale stava lì a giudicarlo nel “ nome di S. M. Vittorio Emanuele III per grazia di DIO e per volontà della nazione Rè d'Italia”…, ma era lo stesso DIO del Cuminetti ?…, o piuttosto il ‘dio guerriero' a cui tributare sangue e ancora sangue ?.. Cuminetti ben conosceva il proprio Dio.

La discussione processuale, è ancora descritta dalla Cerulli, e solo per sommi capi è riprodotta nel presente “Compendio”(si rimanda il lettore alla pagina DOCUMENTI del sito Triangoloviola per la lettera della Cerulli) , di seguito si sa:

PRESIDENTE : Accusato stia attento ! è davanti al Tribunale e la sua posizione è grave. sembra lei abbia voglia di ridere. … Perché non indossò la divisa militarè ? e rifiutò ripetutamente di servire la patria ?…,

CUMINETTI : …(non ho indossata) la divisa militare perché non è adatta ai figli dell'Iddio che io servo. …omissis…, non volevo indossare una divisa che per me implica odio per il prossimo. Non èche io mi sono ribellato e non voglia fare del bene agli altri. Anzi se l'avessi darei cento vite, fino all'ultima goccia del mio sangue per il bene del mio prossimo. Mi si dia qualunque lavoro, anche il più ignominioso e abietto , mi adatterò molto volentieri, per aiutare gli altri. Ma GIAMMAI muoverò un dito per fare del male ad un mio simile, che Dio dice di amare e non odiare.

PRESIDENTE: Che scuola ha frequentato ?

CUMINETTI: Questo ha poca importanza; HO STUDIATO LA BIBBIA !… omissis …,

PRESIDENTE: Chi è che le insegna questa nuova religione ?

CUMINETTI : Dio insegna a quelli che son suoi. Gli Studenti Biblici più anziani mi aiutano a comprenderla. Ma Dio solo apre gli occhi del nostro intendimento.

PRESIDENTE: E' lei pienamente consapevole di ciò a cui va incontrò?

CUMINETTI: Si! Si! Lo so benissimo. Sono pronto a tutto quello che può avvenire, alla fucilazione. Ma non posso rinnegare il mio patto con il Dio della Bibbia, che io adoro!

Il Presidente del Tribunale Militare, finito l'interrogatorio dell'imputato, si sentì in dovere, in omaggio alla carica ricoperta e alla divisa indossata, di “far riflettere” il reo, con qualche paternale ramanzina, infatti nella Sentenza il Segretario Estensore così annotò : “…a scuotere il Cuminetti dalla sua idea non valsero le sane osservazioni (sic ! nda) del Pres. del Trib. Il quale osservava all'imputato come la guerra spesso fosse un male necessario, come la guerra fosse appunto fatta per ottenere un giorno la pace (sic ! nda) come la stessa Bibbia non rimproverasse la guerra (sic ! nda) ma anzi la ammettesse quando questa è fatta contro i nemici della civiltà (sic ! nda). Cuminetti non condivise queste “sane osservazioni”, il Segretario Estensore scrisse: “…egli avrebbe continuato a persistere nelle sue idee,…Cuminetti era (perciò) un individuo pericoloso” e come tale da condannare a priori.

Contrariamente alla “sottigliezza culturale” del Presidente del Tribunale Militare, il cui argomentare artificioso riconduceva al pensiero agostiniano e a quella filosofia tomistica, circa ciò che era guerra ‘giusta'; nella mente di Remigio scriverà il Paschetto Vittorio Giosuè: “…non c'era posto per ragionamenti cavillosi, la risposta al quesito fu netta ed esplicita. (un cristiano) Non poteva partecipare alla guerra…” (l' Incontro Luglio-agosto 1952 pag. 3).

Conclusasi la ‘morale' opera di convincimento del Presidente, egli diede la parola al Pubblico Ministero Dott.Re-gine per il suo intervento accusatorio e per la richiesta della condanna. La Cerulli diligentemente annotò: “ Il Presidente da la parola all'avvocato governativo che richiede che il Cuminetti venga condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione”.

A colpire la semplice donna, la Cerulli, furono senza dubbio quei 4 anni e 4 mesi, che la emozionarono senz'altro, ma la Corte non accettò la richiesta del P. M. , (merito senza dubbio del difensore del Cuminetti l'avv. Lugano), poiché nella sua severità, condannerà L'IMPUTATO REMIGIO CUMINETTI A 3  ANNI E MESI 2 DI RECLUSIONE .(“Ut est aemulatio divinae rei et humanae, cum damnamur a vobis, a Deo absolvimur”, in Tertulliano, Apologetico, pag 274, ed. Laterza 1972.)

Terminato il Processo, prima che la Corte si ritiri, il Presidente, chiederà all'imputato ora condannato, se ha qualcosa da dire .

CUMINETTI : “… (ringrazia con uno speciale sorriso e risponde) … io avrei tante cose da dire sull'amore di Dio e sul Suo piano di redenzione per la salvezza dell'umanità …”, ma il Presidente annoiato lo interruppe dicendogli : “ Non è questo che le viene domandato. Ne abbiamo già abbastanza su ciò “.

Il presidente tolse la seduta.

Le due donne, la Cerulli che la Balmas, presenti al processo, conclusasi il dibattimento e chiusa la seduta, ebbero modo di avvicinare il Cuminetti, nella lettera la Cerulli scriverà: “La sorella Fanny e io abbiamo avuto il privilegio di parlare per circa 15 minuti con il nostro caro fratello che dimostrò coraggio e fermezza verso Dio e tutti lo ammiravamo. Persino i Giudici e i suoi accusatori sono stupiti dalla sua impressionante umiltà, ma allo stesso tempo mostrava il coraggio che i figli della luce possiedono, perché loro sanno che devono inginocchiarsi solo davanti al Signore, il quale è degno di tutta l'adorazione e di assoluta obbedienza”.
Cuminetti e le due semplici donne, si salutarono amorevolmente, nella certezza di ritrovarsi quanto prima.

Così si concluse la fatidica giornata, del 18 agosto 1916.

MA… iniziò una serie di peripezie per il Cuminetti, dovute alla illeicità di una Legge umana, che non trova pace per colpire ancora ILLEGALMENTE, il gìa condannato Cuminetti. (Non basta la Sentenza ?!… ci vuole proprio la mannaia che l' accompagni ?”, da : “Gli avanzi della giustizia” di I. Capelli)

L' ULTERIORE ODISSEA DI REMIGIO CUMINETTI NEGLI ANNI 1917-1919

25.8.1916

Nella giornata del 25 Cuminetti, ammanettato e scortato, fu fatto salire su di un treno alla volta del tristemente noto Castello Angioino la fortezza, reclusorio militare, di Gaeta ( molti Testimoni di Geova a partire dagli anni 1948 vi hanno lungamente soggiornato, assaporandone la ‘salubre aria', personalmente visitandolo, l'ho trovato ‘gradevole e confortevole').

Nel reclusorio militare di Gaeta, il Cuminetti vi rimase più di 7 mesi , dal 27 agosto 1916 al 28 marzo 1917.

Durante il “soggiorno” a Gaeta, si sa che il Cuminetti, “con la sua indole buona, con la sua tranquillità e la sua schiettezza di carattere. Si faceva voler bene da tutti, e fu tosto adibito ai servizi del carcere, ch'egli disimpegnava con scrupolosità alla quale la sua coscienza lo aveva abituato. Così nella sua vita di carcerato egli passò alcuni mesi discretamente tranquilli”. (L ‘ Incontro op.cit. pag.3)

Egli ‘celebrava' anche il suo ‘soggiorno' nella prigione, dove da dietro quelle sbarre, poteva ammirare ,il mare, i tramonti, dove il sole assumeva , nello sprofondare nel vespro sul mare, un tono per lui nuovo, che mai ebbe a vedere nella sua regione,… a Remigio, tutto in quell'umido castello arroccato sul mare, appariva bello, anche se recluso e privo della libertà data …, a quei gabbiani festosi fuori della sua grata, lui, era in profonda pace con la sua coscienza cristiana. Interessante è ciò che la Cerulli, dirà di questo soggiorno a Gaeta sul Cuminetti, ella scriverà : “Al momento il nostro caro fratello è a Gaeta, un bellissimo posto(sic!), con sole splendido e le bellezze della natura. Egli scrive lettere che esaltano l'amore e la gioia dicendo che non sempre quel luogo è come una prigione per lui. Tutti certamente lo amano. Davvero per i figli di Dio, i muri di pietra non sono una prigione, neanche lo sono le sbarre, le inferiate di una cella. Sotto ferro e pietra l'innocente trova l'anima pacifica del popolo eletto. Che cos'è disprezzo dove non c'è colpa ?. Virtù, disprezzata e oltraggiata dall'uomo e, l'immeritata punizione è una brillante prova per gli innocenti, che accumulano sopra le loro teste un gran peso di gloria” (The W.T. 1.3.1917 pagg. 76-77). Essa aveva ben capito, lo spirito cristiano dimostrato e provato dal Cuminetti, recluso in quella ‘insensibile fortezza'. Quanti mesi durerà ancora questa sorta di tranquillità per Remigio ?…, per poco ! .

AUTUNNO 1916

Nel frattempo in autunno il Cuminetti, dando mandato all'avv. d'ufficio Francesco Russo(il quale non si presenterà nemmeno in aula il giorno dell'udienza), ricorse in “appello”, se così potè definirsi, presso il TRIBUNALE SUPREMO DI GUERRA E MARINA che aveva sede a Roma, avverso la Sentenza del Tribunale Militare di Alessandria, motivando il detto ricorso, chiaramente suggeritogli dall'avvocato difensore, sulla richiesta di nullità: “…alla pena della reclusione per 3 anni e mesi 2 poiché eccessiva. Il suo difensore dedusse inoltre la violazione degli articoli 111, 113, 56 Codice Penale per l'Esercito perché invano nell'atto del Cuminetti si ricercava il dolo, essendo il rifiuto d'obbedienza la necessaria e fatale conseguenza delle sue idee religiose, delle quali era interamente posseduto(sic!), per modo che, si trovava nel preciso caso contemplato nell'art. 56 C.P. per l'Esercito, capoverso, essendo stato l'atto a commettere il reato dettato dalla forza irresistibile. E con motivo aggiunto dal suo difensore…, rivelava che la sentenza è errata, in quanto perché, confonde le attenuanti per il vizio di mente, e manca la motivazione in ordine al vizio di mente, limitandosi a dire: ‘ vizio che come ravvisato deve essere escluso' “.

07.12.1916 ( la Sentenza di II Grado )

La relazione fu esposta dal Giudice Comm. Capriolo, Presidente della Sezione di Corte d'Appello, udito il Pubblico Ministero rappresentato dal Comm. Gatto, Sostituto Avvocato Generale Militare, il Tribunale Supremo di Guerra e Marina, presieduto dal Tenente Generale F. D'Ottone, Segretario Pignatti M., sentenziò , che: “…l'autore (Cuminetti), era da reputarsi pericoloso per l'esempio, che avrebbe potuto dare, e per le idee che avrebbe potuto inculcare agli ignoranti. Che era da escludersi che egli fosse matto o uno squilibrato, per aver mostrato egli di essere profondamente convinto di idee errate, ma da ritenersi equilibrato, la sentenza pronunciata non si presta alle concause che le sono mosse coi motivi dedotti che NON POSSONO PERCIO' ESSERE ACCOLTI. Dipendendo la pena dal vizio di mente da un giudizio di fatto incensurabile…, omissisi… che nella specie la colpa e l'ammissione di colpa… riconsiderano l'atto giuridico del Cuminetti come effetto non di una infermità mentale, che avesse impedito l'uso delle sue facoltà psichiche, ma dalla determinazione della sua volontà cosciente e libera in cui riassumeva il dolo integratore del reato ascrittogli. … omissis… Tanto meno l'altra discriminante menzionata nello stesso art. 56, perché… né dal verbale né dalla senTenza risulta che la difesa l'abbia domandata … , omissis…, a torto il ricorrente si duole della pena, che applicata nella misura suindicata, fu mantenuta nei limiti consentiti dalla legge. Per tali motivi RIGETTA IL RICORSO COME SOPRA ESPOSTO DA CUMINETTI REMIGIO.

Roma lì sette dicembre millenovecentosedici.

Condanna di II Grado del tribunale supremo al primo obiettore in Italia.
Sentenza del Tribunale Supremo di Guerra e Marina


8.12.1916

Dall' ufficio dell'Avvocato Generale del Tribunale Supremo di Guerra e Marina, con protocollo 1573, partì una comunicazione, indirizzata al Tribunale Militare di Alessandria, dove si informava l'organo alessandrino della decisione presa in data 7.12.1916, sul rigetto del ricorso di nullità interposto dal Cuminetti avverso la sentenza del Tribunale in indirizzo.

12.1.1917

In questo giorno, il Tribunale Supremo di Guerra e Marina, in “seguito al rigetto di nullità proposto dal Cuminetti contro la relativa sentenza del 18.8.1916, rimette alla S.V. (al Presidente del Tribunale Militare di Alessandria) gli atti processuali corredati di copia autentica dell'analoga decisione presa…ecc.”.

Pareva, che il Cuminetti dovesse scontare tutta la sua pena residua, circa due anni e mezzo in carcere ancora, li a Gaeta, vistosi oramai sparire con l'appello, quelle poche possibilità di ‘giustizia', che forse in se, non sperava neanche poter ottenere. Ma egli, non rimase a lungo in carcere…, almeno a Gaeta. Certamente per quello che accadrà in seguito, dovettero intervenire i costanti e giornalieri Decreti Luogotenenziali, che il Ministero della Guerra in concerto con il Governo del Regno, con troppa frequenza e solerzia, eran soliti sfornare per tutta la durata del periodo bellico. Sappiamo sempre dal Paschetto V.G. cosa accadde : “… le Autorità militari giudicarono che non era giusto che, mentre i suoi coetanei affrontavano i disagi, le durezze e i pericoli della vita di guerra e rischiavano la vita sui campi di battaglia egli se ne rimanesse così tranquillo in carcere ! Per quelle Autorità il carcere non costituiva una punizione, ma un'imboscamento !! perciò lo prelevarono da Gaeta e lo rimandarono al distretto per costringerlo ( di nuovo ?! n.d.a.) a fare il soldato, e a combattere eroicamente per la patria”( L'Incontro op. cit. pag. 3).

28.3.1917

In effetti proprio in questo giorno il Cuminetti, fu ammanettato, fatto salire su di un treno e riportato alla Caserma del 33° Reggimento Fanteria a Cuneo dove vi arrivò, scortato il giorno 30.3.1917. Alla Caserma, ci fu l'identico copione avvenuto il 25.5.1916, dove fu rimesso nella “prigione del Corpo”. Nei giorni a seguire, si usò nei suoi confronti una violenza, maggiore, di quella fattagli 10 mesi prima. Il Paschetto V.G. ci tramanderà : “Giunto al Distretto, Cuminetti si rifiutò di vestire la divisa militare, allora fu spogliato dei suoi abiti e lasciato in camicia in cortile. Passato alquanto tempo così, tra le beffe e le risa dei compagni finì col riflettere che dopo tutto …, l'abito non fa il monaco e neppure il soldato, e che egli poteve bene indossare quei panni, ma che un uomo non può essere considerato soldato e sottoposto a disciplina militare se non appunta le stellette sulla giubba. Così indosso l'uniforme , ma senza le stellette, che nessuno riuscì mai ad appuntare al colletto.“ (L'Incontro op. cit. pag. 3)

20.5.1917

Per tale ragione, a circa un anno dalla “seconda denuncia” (25.5.1916,n.d.a.), il 20 maggio 1917 c'è ne fu una terza. Questa volta venne deferito, “sempre per rifiuto di obbedienza”, al TRIBUNALE DI GUERRA del 24° Corpo di Armata (e qui le cose si misero male), dal Comandante della Caserma del 33° Regg. Fanteria di Cuneo, poiché tale Tribunale, era in ‘territorio in istato di guerra'.

IL TRIBUNALE DI GUERRA, a differenza dei precedenti Tribunali Militari conosciuti precedentemente dal Cuminetti, faceva parte ‘dei Tribunali Speciali, costituiti solo in determinati e particolari periodi' come in questo caso in virtù del conflitto in corso. Esso si proponeva l'obbligo di far applicare tutte quelle Leggi e Decreti sulla guerra, soprattutto nelle zone in stato di guerra. Composto esclusivamente da graduati militari, poteva sentenziare la pena di morte.

Il Paschetto V. G. ci farà sapere : “…egli fini per accettare l'offerta di prestare servizio nel corpo della Sanità e di andare in trincea, non per uccidere, ma per sollevare e soccorrere il suo prossimo facendo il portaferiti. Un giorno, trovandosi agli avamposti per il suo servizio, seppe di un ufficiale ferito che si trovava davanti alla trincea, senza più avere la forza di ritirarsi, e che nessuno osava andarlo a trarre di là. Egli si offerse subito per quella rischiosa impresa e riuscì a portare in salvo l'ufficiale, ma rimase egli stesso ferito ad una gamba”. (L'Incontro, op. cit. pag.3)

27.5.1917

Il 27 maggio, ferito, Cuminetti partì dal “ territorio in stato di guerra per contusione(sic!)” . Il Paschetto V.G. dirà: “Così dopo tante traversie passò alquanto tempo in un ospedale e fu quindi mandato in convalescenza a Saluzzo.” Durante questo periodo accadde quello che il Paschetto V.G., racconterà: “Un giorno mentre passaggiava ancora zoppo per un viale della città, s'imbatte nel colonnello della territoriale, comandante del distretto. Questi gli chiese: ‘Perché non hai le stellette ?'. Egli rispose rispettosamente, con la sua imperturbabile e rispettosa fermezza : ‘Lo sa, signor Colonnello, che le stellette io non le metto”. “Ah non le metti ?” gridò gridò allora il colonnello con ira ; ‘allora partirà subito per il fronte”. (L'Incontro op. cit. pag. 3 )

13.9.1917

In questo giorno, “Rientro al Deposito del 33° Regg. Fanteria, dopo la licenza di convalescenza e messo in Prigione”.

18.9.1917

Il 18 settembre , Remigio venne inviato nella 13a Compagnia ‘Presidiaria'.

20.9.1917

Il 20 settembre fu riportato in territorio in “istato di guerra” ed è qui, che sicuramente accadrà quello che verrà successivamente raccontato dal Paschetto V.G. dove : “… un maggiore volle ridurlo all'ubbidienza, e un giorno gl' impose puntandogli la rivoltella, di prendere le armi e di andare in linea. Cuminetti confidò a chi scrive …, che gli era stato riferito che quel maggiore aveva già ammazzato parecchi soldati per motivi meno gravi, egli aveva ritenuto per certo che fosse per lui venuta l'ora della morte. Tuttavia si rifiutò imperturbabile di prendere le armi. Allora il maggiore ordinò a due soldati di preparargli lo zaino e quindi caricarglielo sulle spalle, dopo avergli allacciato la cinghia con le giberne la sciabola ecc. . Dopo averlo fatto bardare a quel modo, gl'impose nuovamente, minacciandolo sempre con la rivoltella, di recarsi in linea. Ma siccome Cuminetti non si muoveva , il maggiore ordinò a due soldati di prenderlo sotto braccio e di condorlo in linea a viva forza: Allora mentre stavano avviandosi, egli si limitò ad osservare: “Povera Italia, se per mandare un soldato in linea si deve farlo condurre da altri due, come farà a vincere la guerra?” A tale osservazione anche quel feroce ed implacabile maggiore, rimase disarmato, ordinò che Cuminetti fosse spogliato di tutta quella bardatura e lo rimandò in prigione”.(L' Incontro op. cit. pag 3)

10.10.1917

Il 10 ottobre, fu “tradotto alle carceri preventive di Pradamano” a solo 8 chilometri dalla città di Udine a di-sposizione del Tribunale di Guerra del 24° Corpo d'Armata che lo riassoggettò alla prigione.

12.10.1917

Fu inviato in osservazione, nell'ospedale Principale di Udine, sempre su richiesta del Tribunale di Guerra in seno al 24° Corpo d'Armata.

(Interessante all'uopo sarebbe, una lettura dei documenti, redatti d'allora Ospedale udinese. Lo studio non ha trovato alcunché, nonostante le ricerche fatte sul caso specifico, se ne auspica quindi una ulteriore ricerca, nella prospettiva di un esito più fruttuoso) .

15.10.1917

Nell'Ospedale Principale di Udine, il Cuminetti non ci rimase per molto, il suo stato psico-fisico non doveva de-stare eccessive preoccupazioni, per i sanitari del tempo, infatti dopo solo 3 giorni fu dimesso e rimandato al fronte, “territorio in istato di guerra”, dove vi giunse appunto il 15 ottobre. Venne “tradotto al 33° Regg. Fant. ‘Corpo Militare' originario di appartenenza. Qui, questa volta si tornò da parte del Colonnello, alla carica. Il Paschietto V.G. scriverà: “… fu mandato a chiamare dal colonnello del reggimento al quale era stato aggregato. Questo colonnello volle fare il tentativo d'indurlo a mettere le stellette prendendolo con le buone. Lo fece chiamare nel suo ufficio e gli fece più ampie promesse che, s'egli si sottometteva, non avrebbe mai dovuto da prendere il fucile in mano, che sarebbe sempre stato adibito a servizi di retrovia. Cuminetti ebbe a dire allo scrivente che quella fu la lotta più dura ch'egli dovesse sostenere. Vedendolo umile e remissivo, il colonnello credette a un dato momento di averlo convinto egli disse: ‘Come poi fare a lottare tutto solo, poveretto che sei, contro la formidabile forza costituita dall'esercito ? Ne rimarrai schiacciato. Io stesso ti appunterò le stellette e tu le porterai senza ribellarti più oltre. Ti parlo per il tuo bene; e ti prometto solennemente che il tuo desiderio di non essere obbligato a sparare sul tuo simile sarà appagato in pieno”. Cuminetti si limitò a rispondere: “ Signor colonnello, se ella mi mette le stellette, certo io me le lascio mettere, ma appena fuori di qui le levo di nuovo”. Di fronte a tale indomabile volontà, anche quel colonnello non insistette più oltre e lo abbandonò al suo destino”. (L'Incontro op. cit. pag. 3)

Nel frattempo fu mandato in osservazione all'Ospedale di Torino

28.11.1917

Il 28 novembre, dimesso dall'ospedale di Torino, rientrò nel Deposito del 33° Regg. Fant. a Cuneo.

22.12.1917

Il 22 dicembre, venne di nuovo messo nella prigione del Deposito del 33° Reggimento Fant. a disposizione del Tribunale del 24° Corpo d'Armata.

24.3.1918

il 24 marzo 1918 dopo tre mesi di prigione, nella Caserma Ferdinando di Savoia, fu mandato nel carcere di Fossano, sempre nella provincia di Cuneo.

20.4.1917

In questo giorno, venne “tradotto nel Carcere Militare di Reggio Emilia a disposizione del Tribunale di Guerra della 9° Corpo d'Armata. La 9a Armata ,'giudicandolo' lo ritenne pazzo, infatti lo spedì dritto, dritto in manicomio.

5.5.1918

Il 5 maggio Cuminetti fu “tradotto al Manicomio Provinciale di Reggio Emilia, dove vi rimarrà per oltre 5 mesi.

14.10.1918

Tirato fuori dal manicomio, fu portato il 14 ottobre nelle carceri militari di Piacenza.

23.10.1918

A risolvere in parte, l'ormai annosa odissea del Cuminetti, fu in sostanza il Tribunale di Guerra della 9° Corpo d' Armata, quando decise in questa data di “ Dichiarare il non luogo a procedere per INISISTENZA (sic!) DI REATO , ESSENDO EGLI AGITO IN ISTATO DI TOTALE INFERMITA' DI MENTE , ed ordina sia posto in libertà se non detenuto per altra causa .(Sentenza del Tribunale della 9° Corpo d' Armata)

FINE DELLA “GRANDE GUERRA”

La data della fine delle “ ostilità belliche “, per l'Italia, fu alla firma del documento del 3 novembre 1918, con una clausola, ben precisa e cioè che la cessazione sarebbe avvenuta nelle ventiquattr'ore successive; le armi cessarono di sparare sul fronte italiano alle ore 15.00 del 4 novembre.

Mentre l'armistizio fu firmato tra Inglesi e Tedeschi, l' 11 novembre 1918, quando la guerra cesso del tutto.

L'annunzio della vittoria, definita “una vittoria romana”, sollevò nella nazione un'ondata di entusiasmo generale e collettivo, come sempre sanno essere gli entusiasmi degli italiani. A raffreddare, più tardi gli spiriti, fu il conteggio dei costi: 600 mila morti, 500 mutilati, regioni intere devastate. Da 200 milioni di lire, il disavanzo dello Stato era salito a circa 24 miliardi di vecchie lire del periodo. L' inflazione galoppava, il costo della vita si era quadruplicato. Nella nazione la fine della guerra, aveva ricreato furori nazionalistici, un'atmosfera da “maggio radioso 1915“, ma essi sbollirono di colpo per lasciare il posto alla protesta, alla delusione, al malcontento generalizzato…, che sarà terreno fertile, poi, per la nascita e l'evolversi del ‘Fascismo'.
In totale per i paesi belligeranti, si contarono più di 9 milioni di soldati uccisi, 5 milioni di civili morti a causa dell' occupazione nemica, dei bombardamenti, della fame e delle malattie(senza contare l'epidemia della ‘Spagnola'). Ma i problemi che le nazioni sconfitte dovevano affrontare erano enormi, rivitalizzare l'economia distrutta, tenere alto il morale della nazione, recuperare sicurezza politica ecc..
Anche per le nazioni vittoriose gli impegni erano gravosi, il più importante era mantenere le promesse (e non lo si mantenne affatto) di una migliore vita ai soldati che tornavano dal campo di battaglia.
Sia per i vincitori che per i vinti non ci fu miglioramento di condizione che potesse alleviare i dolori della guerra. Il 18 gennaio 1919 si aprì la ‘Conferenza di Pace' a Parigi…; l'Italia ne usci insoddisfatta e non pochi vincitori furono delusi. Sulla base delle forti insoddisfazioni dei vinti, come avvenne per la Germania con la violenza esplosa nel 1919 dove si cercava una soluzione militaristica ai problemi, si pose le basi alla nascita e sviluppo del futuro nazionalsocialismo, tanto che la “GRANDE GUERRA” del 1914-1918, dovette essere ribattezzata “PRIMA GUERRA MONDIALE”, poiché solo 21 anni dopo c'è ne fu una seconda, di dimensioni e portata ancora più tragica che la prima.

21.3.1919

Il 21 marzo 1919, per il Cuminetti (ex milite mancato), il Comandante del 33° Reggimento Fanteria, che tanto si era speso nel convincerlo e nel tiranneggiarlo vera e propria persecuzione contro un “leale suddito del Regno di Cristo”(avrebbe sicuramente scritto Tertulliano), chiese formalmente per lui “l'amnistia” al Tribunale Militare di Alessandria, per il (i) reato/i da lui Commesso/i nei 29 mesi ‘trascorsi da soldato', delitti operati tra il 25.5.1916 e il 23.10.1918. Il provvedimento emanato dal Rè d'Italia su delega delle Camere, era il Regio Decreto n. 157, del 21 febbraio 1919, con il quale si rinunciava a punire determinati reati (come nel caso del Cuminetti), dichiarando tra l'altro estinto il reato, cancellandolo completamente.

Di seguito voglio citare per intero la nota : “Ammesso a fruire del beneficio ai sensi dell'art. 8 del Regio Decreto n. 157 del 21.2.1919 ,sull'amnistia, con ordine del giorno 21.3.1919, dal deposito del 33° Reggimento Fanteria”, in Cuneo.

Ci vollero 29 mesi per comprendere, capire, accettare, che il Cuminetti, in sostanza, aveva il diritto Cristiano di dire NO! alla guerra ?…no! …ci volle e ci vorrà molto tempo ancora, poichè il problema nato tra i primi Cristiani, si trascina tutt'oggi, ed è motivo per alcuni critici, di denigrare, vituperare, strumentalizzare e violentare ancora una volta, la fede Cristiana dei Testimoni di Geova. (Questa è la dialettica fra le cose divine e le cose umane: voi ci condannate, Dio ci assolve ! . Tertulliano, Apologetico pagg. 271- 273, ed Laterza 1972).

29.3.1919

In questo giorno, ci fu la RIFORMA per il Cuminetti, riforma decretata da un ‘collegio medico militare', infatti si annotò : “ RIFORMATO in seguito a rassegna per, paranoia organica varietà mistica (sic!), (dal collegio medico) dell'Ospedale Militare di Savigliano “ (CN).

1.4.1919

In questo giorno venne istruito “dall'avvocato militare del Trb. Mil. Di Alessandria” presento la “Declaratoria di Amministra, di condanna passata in giudicato”, al Presidente del Tribunale Militare di Alessandria, con la quale si chiedeva in base al R. D. 21.2.1919 n. 157 art. 6 il “condono parziale della condanna riportata dal Cuminetti Riducendo la pena a 2 mesi di reclusione militare, gia scontati, ordinando la scarcerazione del medesimo, qualora non detenuto per altra causa” (Cuminetti già era stato scarcerato il 23.10.1918).

2.4.1919

Il giorno successivo ci fu la “pronuncia di Declaratoria” da parte del Tribunale Militare, che accoglieva in toto la richiesta fatta dall'avvocato ricorrente, ordinatone la completa scarcerazione (sic!), dichiarando “cessati tutti gli effetti penali della stessa” in relazione alla precedente condanna.

CONGEDATO in seguito a suddetta rassegna. Il Cuminetti ora, era realmente libero, anche se tra molti problemi economici e sociali che tutti, o quasi, stavano attraversando nella nazione, riprese con vigore e zelo la sua opera, il Paschetto V.G. scriverà : “ Non appena ottenuto la libertà, egli riprese immediatamente il suo lavoro quale testimone di Jehova, che aveva dovuto interrompere a causa della guerra e continuò fedelmente questo servizio fino alla sua morte avvenuta alla fine del 1938 (fu il18 gennaio 1939,nell'ospedale Molinette di Torino,nda)(L' Incontro op. cit. pag. 3).

31.5.1919

In questo giorno fu al Cuminetti : “CONCESSA DICHIARAZIONE DI BUONA CONDOTTA” (sic !).

Una concessione alquanto anomala, per uno che NON volle mai fare la guerra, e che diede filo da torcere ai comandi militari a motivo della sua coscienza Cristiana, comunque sempre rispettosa, della coscienza ‘bellica' altrui.

Parrebbe, ora, concludersi la lunga storia di peripezie del Cuminetti. Ma non è ancora conclusa, se non per un particolare…rilevante e risibile, seriamente, credetemi, da riderci sopra all'italiana maniera, la sera, con gli amici! (ed io lo fatto, sul caso specifico, una sera, con un “amico”…, alto graduato dell'Esercito Italiano).

Il 29 luglio 1920, da poco al Governo Nitti (22 giugno) il Rè d'Italia, Vittorio Emanuele III , emanò, su richiesta dello stesso Governo, il Regio Decreto il n. 1241, con cui si concedeva e si autorizzava , qui ora anche per il Cuminetti, a : “ … FREGIARSI DELLA MEDAGLIA COMMEMORATIVA NAZIONALE DELLA GUERRA 1915-1918…, E AD APPORRE SUL NASTRO DELLA MEDAGLIA LE FASCETTE CORRISPONDENTI AGLI ANNI DI CAMPAGNA”, non solo, ma fu autorizzato anche a : “FREGIARSI DELLA MEDAGLIA INTERALLEATA DELLA VITTORIA”, datagli in funzione e in virtù del Regio Decreto n. 1918 del 16.12.1920 (n. della medaglia 98824).

Ma il Cuminetti NON aveva fatto la guerra ! perché quindi le medaglie ?, …la risposta più seria e sincera ma anche imbarazzante ,che mi è stata data “dall'amico” , è stata: “Non potrei dire con precisione il perchè della medaglia, certo fu, che, il sentimento nazionale di ripagazione verso i reduci, divenne tanto più forte e disperato di quelli, che dopo aver combattuto e fatto combattere, finirono per abbandonare completamente ogni ideale, una medaglia, comunque, pagava di fronte al sentimento umano,e gli ex combattenti ne necessitavano…mah! …poi…, sai come vanno le cose, è l'Italia!…, fatta troppo spesso, all'italiana maniera” .

Quale fu invece la reazione del Cuminetti, al momento che ricevette a casa le due medaglie con cui ‘fregiarsi' ? Che pensò egli ? Il Paschetto V.G., che oramai lo si può ben definire in ‘breve' biografo del Cuminetti, ci farà ancora omaggio del ‘pensiero cuminettiano' : “ … gli fu assegnata la medaglia d'argento al valor militare; ma egli lo rifiutò l'onorificenza …, omissis…,dicendo che non se ne sarebbe mai fregiato, . Rimandò indietro pure la medaglia interalleata recante l'incisione ‘Guerra per la Civiltà' ricevuta alla fine della guerra, accompagnandola con una lettera in cui prima di tutto protestava di non aver partecipato alla guerra, ed in secondo luogo che le parole “GUERRA” e “CIVILTA' “ sono troppo in contrasto per poter essere così accomunate.”(L'incontro op. cit. pag. 3)

E qui, le vicissitudine, nella prima Grande Guerra per il Cuminetti, giungeranno finalmente alla fine. Vi è obbligo da parte mia, terminare il capitolo dedicato al Cuminetti, con le parole vergate dal Paschetto Vittorio Giosuè, che ricordò postumo, la vita cristiana del suo carissimo amico Remigio.

Remigio Cuminetti, che fra le tante cose scritte, trasmise al Paschetto, la fede, cosa ancora più importante e vitale per un cristiano, lui a sua volta seppe ben ricordarlo, nella biografia pubblicata nel 1952 dal mensile L'Incontro.

A mò di epitaffio, egli per il Cuminetti, spenderà le ultime sue gocce d' inchiostro per serbarne ricordo a memoria . Attendibile, affidabile e fedele, vergherà per congedarsi da lui e dalla sua storia : … egli (durante il Fascismo,nda) subì con inalterata serenità le perquisizioni e angherie d'ogni sorta, senza mai deviare dal servizio al quale aveva dedicato la vita. Certamente la morte (18.1.1939, nda) gli risparmiò una seconda odissea, il carcere a cui furono condannati dal Tribunale Speciale numerosi suoi compagni di fede (tra cui la moglie Albina, a 11 anni ,perchè Testimone di Geova, nda), mentre alcuni centinaia d'altri dovettero scontare parecchi anni di Confino.

Remigio Cuminetti e sua moglie Albina Protti in una foto del 1938.
Remigio Cuminetti e sua moglie Albina Protti in una foto del 1938

Questa fu l'odissea per cui dovette passare un uomo per aver voluto restare conseguente alla sua fede, per aver voluto rendere a Dio quel ch'è di Dio, pur essendo volenterosamente disposto a rendere a Cesare quel ch'è di Cesare. SOLO NON VOLLE MAI RENDERE A CESARE QUEL CH'E' DI DIO”.


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