Triangolo Viola - Il sito

Citazioni dal libro
di Massimo Introvigne
I testimoni di Geova
Già e non ancora

Elledici, Leumann (Torino) 2002
http://www.cesnur.org/recens/rel_mov2.htm#geova

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Massimo Introvigne.

I Testimoni di  Geova . Già e non ancora.


Massimo Introvigne, la cui notorietà come esperto del pluralismo religioso internazionale non ha più bisogno di presentazioni, presenta qui il risultato di una lunga ricerca e di anni di continua osservazione dei Testimoni di Geova, in uno studio dove non mancano le novità e le sorprese. 

Massimo Introvigne è nato a Roma nel 1955. Direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, è autore, co-autore di una quarantina di volumi e di oltre centro articoli e contributi pubblicati in riviste scientifiche di dodici diversi paesi. Ha curato, con altri, la Enciclopedia delle Religioni in Italia [Elledici, 2001] e dirige la collana Religioni e Movimenti.

[La Redazione Triangolo Viola ringrazia il Prof. Massimo Introvigne per aver segnalato nella sua opera questo stesso sito come fonte di ricerca sulla storia dei Testimoni di Geova durante il nazismo]


Rutherford di fronte al fascismo e al nazismo

    Naturalmente, la ricetta di Rutherford non poteva funzionare dovunque. Denunciare le forze dominanti come responsabili dei mali sociali mantenendo ferma nello stesso tempo un’adesione ai valori morali riconosciuti come fondanti dalla società può costituire una strategia eccellente dove il diritto di critica – almeno entro questi limiti – è garantito. In un regime autoritario dove la critica è per definizione vietata, l’uso della stessa retorica ha come conseguenza un biglietto di sola andata per un campo di concentramento. È questo il destino dei Testimoni di Geova quando si trovano di fronte ai regimi autoritari anch’essi tipici dell’epoca fra le due guerre.

    In Italia gli Studenti Biblici erano presenti fin dagli inizi del secolo. Altri gruppi religiosi nati negli Stati Uniti erano caduti vittime di un «mito valdese» - cioè della teoria (rivelatasi per tutti fallace) secondo cui sarebbe stato più facile convertire in Italia valdesi piuttosto che cattolici – e avevano concentrato le loro più antiche missioni intorno a Pinerolo e a Torre Pellice. (8) Si è sostenuto che anche i primi Studenti Biblici avrebbero seguito una strategia simile, ma la tesi è ampiamente basata su una presunta visita di Russell a Pinerolo nel 1891, menzionata in pubblicazioni dei Testimoni di Geova in passato, (9) ma oggi messa in discussione dagli stessi Testimoni sulla base di un esame dei documenti relativi al viaggio europeo del pastore nel 1891 (che menzionano Brindisi, Napoli, Pompei, Roma, Firenze, Venezia e Milano, ma non Pinerolo e neppure Torino). Anche nei viaggi successivi che interessano l’Italia (1910 e 1912) non risultano passaggi a Pinerolo né a Torino (quantunque la seconda città sia stata verosimilmente attraversata in treno nel percorso tra Roma e Parigi, compiuto fra il 14 e il 16 marzo 1912).

    Paolo Piccioli, in un articolo pubblicato nel 2000 sul Bollettino della Società di Studi Valdesi, (10) riporta una tradizione orale tra i Testimoni delle Valli Valdesi secondo cui «nel 1891 Russell incontrò nella zona di Pinerolo» (11) il professor Daniele Rivoir (1825-1916), pastore valdese fino al 1865 e quindi insegnante nella Scuola latina di Pomaretto (Torino). Ma una lettera della testimonianza mostra che esse ricordano (abbastanza vagamente) un incontro tra Rivoir e Russell, senza indicare con precisione il luogo. Certamente a partire dal 1903 (12) Rivoir traduce in italiano opere di Russell: ma è verosimile che le abbia ricevute dalla prima persona entrata a far parte in Italia degli Studenti Biblici (cui Rivoir peraltro non adirerà mai), Fanny (Stefania) Balmas vedova Lugli (1868-1937), di San Germano Chisione (Torino), nella cui casa si tengono riunioni a partire dal 1903. La Lugli aveva ricevuto il libro Il Divin Piano delle Età «da alcuni parenti che vivevano a Boston»: (13) sembrerebbe dunque che il contatto sia stato pressoché casuale, senza una specifica volontà dei responsabili degli Studenti Biblici di svolgere attività evangelizzatrice nelle Valli Valdesi prima che in altre zone d’Italia. 
Un altro pastore valdese, il perugino Giuseppe Banchetti (1866-1926) – attivo in Abruzzo, Sicilia, Puglia e Toscana -, cita e difende a lungo, sulla scia di Rivoir, gli scritti degli Studenti Biblici. Probabilmente in conseguenza dell’attività di Banchetti – ma, sembra, non con la sua approvazione – una ventina di membri della comunità valdese di Cerignola nel 1925 la lascia per «dichiararsi studenti della Bibbia». (14) Anche il primo convegno di Studenti Biblici italiano si tiene a Pinerolo, nel 1925: gli aderenti, però, sono poche decine.

    Negli anni 1920-1930 i Testimoni di Geova sviluppano in Italia un’attività nazionale, non più circoscritta a poche località. Una serie di comunità si creano così, anche grazie ad alcuni emigrati che hanno conosciuto la nuova fede negli Stati Uniti, in Canada, in Francia o in Belgio, e sono tornati in patria, in Lombardia, Valle d’Aosta, Veneto, Trentino, Emilia, Campania, Puglia e Abruzzo, oltre al Piemonte. Il fascismo può così schedare nel 1927 un paio di centinaia di Testimoni di Geova, che ben presto diventano vittime dell’ostilità del regime. Più numerosi sono i Testimoni di Geova in Germania, e le conseguenze dell’inevitabile scontro sono più tragiche. Decine di Testimoni di Geova – dopo che la società Torre di Guardia è messa al bando nel 1933 – sono avviati ai campi di sterminio; oltre duemila non torneranno a casa. (15) Fedeli alle loro convinzioni pacifiste, i Testimoni di Geova si sottomettono alla disciplina dei campi senza opporre resistenza; altri ex-deportati ricordano per esempio, che gli ufficiali tedeschi nei campi affidavano solo ai prigionieri Testimoni di Geova il ruolo di barbieri perché sapevano che, a differenza di altri, non avrebbero avuto la tentazione di servirsi del rasoio per altri scopi. (16) Si tratta di una pagina della storia dei Testimoni di Geova, sia di una componente troppo spesso ignorata della storia dei campi di sterminio.

    Gli oppositori dei Testimoni di Geova hanno reagito alla rievocazione che questi ultimi hanno promosso del loro martirio nei campi nazisti con un atteggiamento francamente sgradevole, e che tuttavia marita qualche riflessione. È evidente che i Testimoni di Geova non erano perseguitati – a differenza degli ebrei – per motivi razziali, ma esclusivamente perché le loro idee erano considerate socialmente inaccettabili: dunque, sarebbe stato sufficiente rinunciare alla loro fede o affermarsi «convertiti» al nazismo per sfuggire ai campi. Dedurne che i Testimoni di Geova caduti nei campi di sterminio sono stati vittime non del nazismo ma della loro stessa ostinazione o di quella dei loro dirigenti – come talora si legge – costituisce una forma di «revisionismo» storico assolutamente inaccettabile, ed equivale a revocare in dubbio il valore del martirio in genere ( anche i primi cristiani avrebbero potuto facilmente salvarsi rinnegando la loro fede e sacrificando agli idoli). L’amore per la polemica porta ad alcuni critici ad affermazioni oggettivamente scandalose.

    Diverso è l’argomento secondo cui i Testimoni di Geova – che oggi si presentano come oppositori senza compromessi al nazismo – inizialmente hanno cercato di dare di se stessi un’immagine positiva al governo hitleriano. Nell’aprile del 1933, dopo la messa al bando della loro organizzazione nella maggior parte della Germania, i Testimoni di Geova – dopo una visita di Rutherford e del suo collaboratore Nathan Knorr (1905-1977) – il 25 giugno del 1933 riuniscono settemila fedeli a Berlino, dove è approvata una Dichiarazione, che è inviata con lettere di accompagnamento ai principali membri del governo (compreso Adolf Hitler, 1889-1945), e di cui nelle settimane successive sono distribuite oltre due milioni di copie. Le lettere e la Dichiarazione 
rappresentano un ingenuo tentativo di conseguire l’impossibile risultato di ottenere la tolleranza del regime. La lettera a Hilter ricorda il rifiuto degli Studenti Biblici a partecipare allo sforzo anti-tedesco durante la prima guerra mondiale. (17) La Dichiarazione cerca di giocare la carta del populismo, affermando che «l’attuale governo tedesco ha dichiarato guerra all’oppressione del big business […]; questa è esattamente la nostra posizione». Inoltre, si aggiunge, sia i Testimoni di Geova sia il governo tedesco sono contro la Società delle Nazioni e l’influenza della religione sulla politica. Rispondendo a un argomento utilizzato dalla propaganda del regime contro i Testimoni di Geova, accusati di essere finanziati dagli ebrei, la Dichiarazione afferma che la notizia è falsa, e che del resto gli «affaristi ebrei» sono spesso promotori di quel big business cui i Testimoni sono ostili, «particolarmente nelle città di Londra e di New York». A proposito di quest’ultima città, si cita il bon mots secondo cui «gli ebrei ne sono i proprietari, i cattolici irlandesi la governano, e gli americani pagano il conto». (18) Come si poteva prevedere, la Dichiarazione non sortisce un grande effetto e la persecuzione contro i Testimoni di Geova, semmai, si intensifica.

    Benché non si sia trattato di documenti segreti – la Dichiarazione è stata pubblicata nell’annuario ufficiale dei Testimoni di Geova nel 1934, e rievocata nell’analoga pubblicazione del 1974 (dove sono comparsi anche estratti della lettera a Hitler) – negli ultimi anni, soprattutto attraverso Internet, questi testi hanno ricevuto un’ampia pubblicità da parte di critici e oppositori. L’ingenuità nella manovra di avvicinamento al Terzo Reich è evidente, così come il cattivo gusto del tipo di retorica populista utilizzata. Le lettere di accompagnamento nascono da dirigenti tedeschi; il canovaccio della Dichiarazione dovrebbe essere di Rutherford (e corrisponde al suo stile). (19) La vicenda, peraltro, è spesso presentata completamente al di fuori del suo contesto storico. Una lettera rispettosa inviata a Adolf Hitler, e il suggerimento da parte di qualcuno di avere avversari in comune rispetto alla Germania nazista, appaiono oggi immediatamente esecrabili. Tentativi di questo genere sarebbero apparsi scandalosi anche nel 1940, quando lo stesso Rutherford pubblicava opuscoli durissimi contro il nazismo. (20) Le cose stavano diversamente nel 1933. Più o meno tutte le Chiese e denominazioni cristiane – preoccupate di una possibile persecuzione – contavano nelle loro file in Germania personalità che si esprimevano nello stile della Dichiarazione dei Testimoni di Geova ( e. talora, in modo anche più enfatico), e anche gli uomini politici delle democrazie europee – da Neville Chamberlain (1869-1940) a Ėdouard Daladier (1884-1970) – immaginavano di poter tenere sotto controllo Hitler o di assicurarsi la sua simpatia. La retorica che associa gli «affaristi ebrei» al big business appare oggi inaccettabile, ma nel contesto della letteratura populista precedente alla Seconda guerra mondiale era così comune da non colpire nessuno come non usuale (il che, beninteso, non costituisce affatto una giustificazione). Nel 1933 Rutherford coltiva illusioni assolutamente irrealistiche sul regime nazista, ma si trova in una compagnia che comprende molti esponenti delle Chiese maggioritarie e buona parte dei leader politici e della grande stampa nel mondo democratico.

    Per valutare serenamente il congresso di Berlino e gli avvenimenti del 1933, occorre anzitutto ricordare che il 1933 non è il 1936 o il 1940. Salvo rare eccezioni, è l’opinione pubblica delle democrazie occidentali in generale – per non parlare dell’opinione pubblica tedesca -, non il giudice Rutherdord in particolare o da solo, che nel 1933 pensa di poter aprire un dialogo con il potere nazista, il cui volto maligno si manifesterà chiaramente a chiunque soltanto negli anni successivi. Come è stato notato, le «piccole» religioni in Germania hanno condiviso le stesse illusioni, e commesso spesso gli stessi errori, delle Chiese maggioritarie: ma hanno anche finito per pagare un tributo di sangue, proporzionalmente alle loro dimensioni, più pesante, e talora si sono liberate delle illusioni con un certo anticipo rispetto a molti rappresentanti delle «grandi» Chiese. (21) La rivista Golden Age prima, e Consolation poi, fin da quello stesso 1933 comincia a rendere noti gli orrori nazisti e Testimoni come Franz Zürcher (1891-1978) pubblicano libri sulla vita nei campi di concentramento già nel 1938.(22) L’esperienza tedesca insegna, in ogni caso, che l’ipotesi della rational choice secondo cui è possibile avere successo mantenendo un «livello medio di tensione» con la società circostante si applica a un contesto democratico, ma non a quello di un regime totalitario.

    Negli ultimi anni della sua vita, Rutherford è tormentato da problemi di salute che culminano con il cancro. Così, quando nel 1929 gli viene donato il denaro per costruire una residenza a San Diego, in California – a Beth Sarim -, Rutherford la prepara per accogliere i principi e i patriarchi dell’Antico Testamento quando risusciteranno, ma anche per trascorrere nel più temperato clima californiano i mesi invernali, sottraendosi ai rigori dell’inverno a Brooklin, dove nel frattempo la sede centrale dei Testimoni di Geova si arricchisce di nuovi edifici. A Beth Sarim Rutherford muore l’8 gennaio 1942, e lì avrebbe voluto essere sepolto: ma le autorità locali negano il consenso, e la tomba del giudice si trova nel cimitero di Rossville (New York). Nella storia degli Studenti Biblici/Testimoni di Geova Rutherford rappresenta idealmente la discontinuità culturale così come Russell lascia un’eredità di continuità. Mantenere un equilibrio fra i due modelli – il «livello moderato di tensione» postulato dalla rational choice come necessario per l’espansione mondiale di un movimento religioso – sarà compito dei suoi successori. (Opera citata Pagg. 56-63)


Note:

8 Cf sul punto MICHAEL W. HOMER, «L’azione missionaria nelle Valli Valdesi dei gruppi americani non tradizionali (avventisti, mormoni, Testimoni di Geova)», in GIAN PAOLO ROMAGNANI (a cura di ), La Bibbia, la coccarda e il tricolore. I valdesi fra due Emancipazioni (1798-1848). Atti del XXXVII e del XXXVIII Convegno di studi sulla Riforma e sui movimenti religiosi in Italia (Torre Pellice, 31 agosto-2 settembre 1997 e 30 agosto- 1º settembre 1998), Claudiana, Torino 2001, pp. 505-530.

9 Cf ibidem.

10 Cf PAOLO PICCIOLI, «Due pastori valdesi di fronte ai Testimoni di Geova», Bollettino della Società di Studi Valdesi, n. 186 (giugno 2000), pp. 76-81.

11 Ibid., p. 77.

12 Cf C. T. RUSSELL, Il Divin Piano delle Età, trad. it., Tipografia Sociale, Pinerolo 1904. P. PICCIOLI (op. cit. ,p. 77) afferma che Rivoir tradusse il libro nel 1903 e pagò le spese della relativa pubblicazione nel 1904.

13 Ibid., p. 77.

14 Ibid., p. 79.

15 Cf sul punto, dalla prospettiva dei Testimoni di Geova attuali, SYLVIE GRAFFARD – LĖO TRISTAN, I Bibelforscher e il nazismo (1933-1945). I dimenticati dalla storia, Tirésias – Michel Reynaud, Parigi 1994; GUY CANONICI, Les Témoins de Jéhovah face à Hitler, Albin Michel, Parigi 1998; e, per l’Italia, il sito Internet htpp://triangoloviola.virtualave.net. [Nota della redazione Triangolo Viola. Il sito è variato. http://www.triangoloviola.it]

16 Cf ROBERTO CASTELLANI, «Roberto Castellani: biografia e intervista», in Minoranze, coscienza e dovere della memoria. Riflessioni recenti (1998-2000). Documentazione storica, Jovene, Napoli 2001, pp.55-63 (p.63)-

17 I relativi brani della lettera sono stati citati dal 1974 Yearbook of Jehovah’s Witnesses, Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania - , Watch Tower Bible and tract Society of New York- International Bible Students Association, Brooklyn (New York) 1973, pp. 110-111.

18 La Dichiarazione è stata pubblicata nel 1934 Yearbook of Jehovah’s Witnesses, Watch Tower Bible and Tract Society - Watchtower Bible and tract Society - International Bible Students Association, Brooklyn (New York) 1933, pp. 134-139. [Nota della redazione Triangolo Viola. Questo documento è disponibile nella sezione documenti.] Alcuni affermano che la dottrina sul ruolo escatologico della prossima conversione degli ebrei, riaffermata da J. F. RUTHERFORD in Comfort for the Jews, International Bible Students Association, Brooklyn (New York) 1925, sarebbe stata abbandonata in seguito anche per non esporre i Testimoni di Geova tedeschi all’accusa di essere etichettati come filo-ebraici. L’argomento non è persuasivo: la dottrina è abbandonata fin dal 1932, e in realtà, è l’intero mondo evangelical statunitense che negli anni 1920 si sposta gradualmente dalla prospettiva millenarista secondo cui la prossima miracolosa conversione degli ebrei (direttamente da parte del Signore) inaugurerà il Millennio alla prospettiva missionaria secondo cui è necessario operare per convertire individualmente i singoli ebrei.

19 Il problema è discusso nel 1974 Yearbook of Jehovah’s Witnesses, cit., p. 111

20 Cf J. F. RUTHERFORD, End of Nazism, Watch Tower Bible and tract Society – Watchtower Bible and Tract Society – International Bible Students Association, Brooklyn (New York) 1940.

21 Cf CHRISTINE ELIZABETH KING, The Nazi State and the New Religions Five Case Studies in Non-Conformity, Edwin Mellen Press, New York-Toronto 1982. [Nota della redazione Triangolo Viola. Questo documento è disponibile in italiano nella sezione documenti.]

22 Cf FRANZ ZÜRCHER, Kreuzzug gegen das Christentum. Moderne Christenverfolgung. Eine Dokumentensammlung, Europa, Zurigo – New York, 1938 (di cui cf pure la trad. Fr.: Croisade contre le cristianesme. Persécution moderne des chrétiens. Une documentation, Editions Rieder. Parigi 1939). Fra gli articoli di denuncia dei Testimoni di Geova pubblicati in quegli anni, cf : «Nazi Revolution in Germany», The Golden Age, 16 agosto 1933, p. 734; J.F.RUTHERFORD, «Persecution in Germany», ibid., 25 aprile 1934, pp. 451-463; «Items og German News», ibid.,2 gennaio 1935, p. 212; KARL LANG, «Report Concernine the Persecutions in Germany», ibid., 29 gennaio 1936, pp. 274-277; «The Persecutions of Jehovah’s Witnesses in Germany», ibid., 7 ottobre 1936, pp. 27-31; «Report of Facts from Germany», ibid., 24 marzo 1937, pp. 408,409; «From a German Concentration Camp». Ibid.,2 giugno 1937, pp. 567-570; «Germany», Consolation, 26 gennaio 1938, pp. 21,22; «The Tragedy of Germany (Part 1)», ibid., 4 maggio 1938, pp. 3-10; «The Tragedy of Germany (Part 2)», ibid., 18 maggio 1938, pp. 10-16; «Germany. No More Freedom», ; MARTIN Harbek, «Conditions in Europe: Hundreds of Thousands of Prisoners», Ibid., 18 ottobre 1939, pp.4-6; «Germany», ibid., 21 febbraio 1940, p. 25; «As the War Progresses», ibid., 12 giugno 1940, pp. 23-28; «Unable to Govern!, ibid., 27 ottobre 1943, pp. 15,16. 
[Nota della redazione Triangolo Viola. Alcuni di questi documenti sono  disponibili in italiano nella sezione documenti.]




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