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Nuova
edizione del libro Il 5 luglio 1999, il Senato Italiano approvò la legge che istituiva “Il Giorno della Memoria” (il 27 gennaio) in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni subite dagli ebrei e dagli altri cittadini italiani che vennero reclusi nei campi di concentramento nazisti. Il varo della suddetta legge venne accompagnato dall’approvazione di un ordine del giorno con il quale “sottolineando l’unicità della Shoah e le sue problematicità”, si invitavano i cittadini “a ... ricordare gli altri lutti che hanno segnato la storia dell’ultimo secolo e le vittime di ogni persecuzione”. Prendendo spunto anche da tale esortazione Matteo Pierro, storico salernitano, ha pubblicato proprio in questi giorni la seconda edizione, ampliata e aggiornata del libro “Fra martirio e resistenza. La persecuzione nazista e fascista dei testimoni di Geova” (Edizioni ACTAC, Como, 2002, pp. 160, euro 13.
Edizioni ACTAC, Via Mognano, 3/C, 22100
Como. Tel e Fax 031/543315;
actac-edizioni@libero.it). |
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Innanzitutto, sig. Pierro, perchè il titolo “Fra martirio e resistenza”?
Indubbiamente molti si meraviglieranno nel veder definire l’atteggiamento assunto dai Testimoni di Geova nei confronti della persecuzione nazista una via di mezzo tra il martirio e la resistenza. Bisogna chiarire il significato dei termini. “Vittima” è “chi subisce danni, gravi perdite, tormenti, persecuzione e la morte stessa senza sua colpa”.
(Grande Enciclopedia Universale, Curcio)
Invece, il “martire” è “chi è ucciso perché si rifiuta di trasgredire la legge di Dio” o “chi si sacrifica per una nobile causa” (Grande Dizionario della Lingua Italiana, UTET)
mentre l’”oppositore” è anche il “sostenitore di un atteggiamento motivato da contrarietà di opinioni”.
(Il Dizionario della lingua italiana, G. Devoto e G. C. Oli, Le Monnier)
Orbene, milioni di persone - ebrei, slavi, zingari, omosessuali e altri - vennero uccise, nella Germania nazista, solo a motivo di ciò che erano. Non avevano scampo, non avevano scelta, erano vittime. Sotto quel regime, la loro morte era inevitabile. I Testimoni di Geova, invece, non erano costretti a morire. Avevano una via di scampo, eppure, a motivo dei loro
principi, scelsero di non valersene; divennero così dei martiri. Essi, inoltre, resistettero al nazismo, continuando ad attenersi alle proprie convinzioni, che erano in netto contrasto con l’ideologia hitleriana, e a farne ampia pubblicità.
Cosa rende particolare la vicenda dei Testimoni di Geova durante il nazismo?
Da un punto di vista esclusivamente quantitativo, il caso di circa 20.000 persone perseguitate dal nazismo potrebbe sembrare un’episodio insignificante rispetto ai milioni di altre vittime del regime hitleriano. Comunque, ci sono degli aspetti che rendono unica la loro
vicenda.
Innanzitutto i Testimoni furono tra i primi ad essere perseguitati dal nazismo. Molti credono che la persecuzione degli ebrei ebbe inizio con la presa di potere del partito nazionalsocialista. La storia dimostra che ciò accadde solo alcuni anni dopo. Invece, i Testimoni, insieme agli oppositori politici, ebbero il triste primato di inaugurare i campi di concentramento, che in seguito sarebbero diventati di sterminio.
Inoltre, furono l’unica religione perseguitata dal nazismo a motivo del proprio credo. Infatti,
anziché fare compromesso col regime, essi continuarono a vivere secondo i dettami della propria fede, che li spinge a non imbracciare le armi e a rifiutare l’attivismo politico. In tal modo si contrapposero nettamente all’ideologia nazista e perciò furono messi al bando, prima in tutta la Germania e poi nei paesi che vennero a trovarsi sotto il controllo dello Stato nazista.
Infine, mentre molti tacevano, i Testimoni furono tra i primissimi a denunciare, sia in Germania che all’estero, le atrocità del nazismo.
Possiedo numerosi documenti che dimostrano come essi misero in guardia contro gli obiettivi di Hitler e come essi resero noto all’opinione pubblica lo sterminio degli ebrei nei ghetti o l’impiego dei gas nei lager. Purtroppo, come spesso accade nel caso delle minoranze, i loro appelli furono ignorati.
Cosa accadde in Italia durante il fascismo?
Gli stessi motivi che furono alla base della persecuzione in Germania spinsero il regime di Mussolini a perseguitare aspramente i pochi Testimoni allora presenti nel nostro Paese. I documenti in mio possesso (circolari del Ministero dell’Interno e lettere dell’OVRA) dimostrano che il fascismo era molto preoccupato per la diffusione di questo credo che predica l’uguaglianza fra i popoli e la pace. Praticamente tutti i Testimoni italiani vennero identificati e nei loro confronti furono prese varie misure repressive. Esse andarono dalla semplice diffida al confino. Inoltre, 26 Testimoni furono processati dal famigerato Tribunale Speciale fascista ricevendo condanne da 2 a 11 anni di reclusione. Infine, durante l’occupazione nazista tre Testimoni vennero deportati nei lager. Uno d’essi, Narciso Riet, venne condannato a morte e perì durante la prigionia.
Quale obiettivo si propone con il suo libro?
C’è da dire che i Testimoni sono stati discriminati non solo dal nazismo ma anche dalla storiografia che spesso nemmeno menziona la loro vicenda. Recentemente, però, si sta rimediando grazie al lavoro di studiosi obiettivi che hanno cominciato a far luce su questa pagina di storia. Questo è quanto mi propongo con il mio modesto contributo. Credo che in tal modo si possa adempiere quello che scrisse Georges Bernanos: “I martiri hanno raggiunto il fondo delle sofferenze, noi abbiamo il debito verso di loro di andare fino al fondo della verità.”
Per altre informazioni: http://utenti.tripod.it/matteopierro/ e http://www.vecchilibri.net/matteopierro.htm
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