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Mostra Fotografica "Il
presente di Auschwitz" a cura del Fritz Bauer Institut, Frankfurt
A.M.
Inaugurazione, Lunedi 2 Giugno ore 17.30 -
Carpi - Sala dei Cimieri - Piazzale Re Astolfo
Dal 2 al 29 Giugno 2003 - Carpi -
Sala Ex Carceri . Piazzale Re Astolfo . (Ingresso dal cortile delle Stele).
Orari Giovedi - Sabato - Festivi (10.00-12.30 - 15.30-19.00) altri
giorni su richiesta
Una
mostra quanto mai opportuna quella inaugurata il 2 giugno a Carpi, in provincia
di Modena e dedicata a “Il presente di Auschwitz”. Curata dal Fritz
Bauer Institut di Francoforte sul Meno e allestita in Italia dallo Studio Pro
Forma, con il concorso del Comune di Carpi e dalla Fondazione Fossoli, raccoglie
in una ventina di pannelli il senso, se di ciò si può parlare,
dell’esperienza concentrazionaria in Auschwitz-Birkenau e della percezione che
di essa abbiamo oggi. O, se si preferisce, della natura dell’impatto che
viviamo ogni qualvolta ci incontriamo con la memoria della stessa. Poiché se di
essa sussiste una storia, oramai raccontataci con sufficiente rigore dai
testimoni e ordinata dagli storici secondo una sequenza che è, al contempo,
logica e cronologica, tuttavia il significato di quel sito non si esaurisce con
il riscontro dei dati di fatto.
La
vicenda di Auschwitz è in sé significativa non solo nella sua specificità
storica – un luogo, al contempo, di concentramento e di sterminio – ma anche
e soprattutto per gli echi e i rimandi che il confrontarsi con quel che resta
del lager induce nel pubblico. Tanto più se costituito da quelle generazioni,
oramai prevalenti, che non hanno condiviso gli anni della follia nazista. E che
tuttavia, subiscono, attraverso gli infiniti richiami che la contemporaneità
offre loro, l’eco del passato, di quel passato. Che non si presenta mai come
un disegno dai contorni netti e definiti bensì come un insieme di segni e
tracce da decifrare a da riportare alla nostra quotidianità. Auschwitz è un
toponimo non neutro la cui evocazione stabilisce un nesso immediato tra un
universo di vicende pregresse e un insieme di giudizi da costruire. Nulla è, in
questo senso, scontato ed ovvio. E’ memoria nel senso lato del termine,
laddove di essa contempla tutti gli aspetti, anche quelli più opachi e
contraddittori. Ed è anche luogo, sede fisica di un trascorso ma anche di una
quotidianità che si rinnova giorno dopo giorno.
Il
presente di Auschwitz, per
l’appunto, indaga sui sottili e molteplici fili che legano quel che fu allora
a quel che è oggi attraverso il medium delle rappresentazioni. Fotografiche e
testimoniali, laddove delle une, come delle altre, occorre dare delle chiavi di
lettura. I pannelli raccolgono quel che del passato rimane nel presente. Ci
aiutano a ricostruire quella storia, ad attribuire ad essa una coerenza,
attraverso i frammenti e le vestigia del campo, coniugati a brani e citazioni di
chi visse quell’esperienza. Sono immagini che mostrano il complesso
concentrazionario attraverso lo sguardo di due fotografi a noi contemporanei,
Henning Langenheim e Peter Liedtke. Di esso hanno colto non i trascorsi – il
lager raffigurato ai tempi del suo massimo “fulgore”, durante la guerra –
bensì la sua attualità. Una successione di istantanee, quindi, che raccolgono
quel che il campo oggi è per chi lo visita e per chi lo osserva, fors’anche
solo da un punto di vista virtuale.
La
concezione stessa della mostra si basa sulla deliberata mescolanza di tempi
diversi, quelli pregressi della storia e quelli odierni della memoria
dell’osservatore, del quale sollecita la partecipazione, non passiva,
attraverso il gioco dei tempi, il contrasto tra quel che egli presume Auschwitz
sia stato e quanto di esso può riscontrare allo stato attuale delle cose.
Poiché
quel che resta del lager, per l’appunto la sua odierna “onnipresenza”, è
la risultante di una serie di sovrapposizioni e di stratificazione di eventi che
trovano la loro origine nelle motivazioni per cui il sito fu adibito ad
acquartieramento dell’esercito polacco in un primo momento, trasformato in
luogo di sterminio poi, e infine gestito attraverso criteri e sensibilità
diverse in quanto luogo della memoria dal dopoguerra ad oggi. Ad ognuna di
queste differenti stagioni di destinazioni di Auschwitz-Oswiecim corrispondono
percezioni e concezioni altrettanto distinte della storia del luogo e del modo
di farne narrazione. Come si sovrappongono le diverse idee che hanno
accompagnato, dal momento della sua “scoperta” per parte della coscienza
occidentale, la vicenda delle deportazioni di cui la località polacca fu
epitome geografica e fisica.
Un
lavoro, quello del meticciato tra lo ieri e l’oggi, che dovrebbe educare
l’osservatore-visitatore a cogliere i molteplici aspetti racchiusi nella
storia e i rimandi al presente contenuti nelle vestigia del passato.
A
tal riguardo, lo Studio Pro Forma ha inteso offrire al pubblico italiano un
adattamento “didattico” e pedagogico della mostra, in quanto occasione di
preparazione alla visita ad un qualsivoglia luogo della memoria. Nella
sollecitazione ad una continua interazione tra lo ieri e l’oggi,
l’allestimento italiano de Il presente di Auschwitz costituisce un
valido strumento per avvicinare il pubblico ai temi della storia e della memoria
delle offese subite.
Ideato,
realizzato e animato dall’intelligenza e dalla passione di Roberta Gibertoni e
Annalisa Melodi, lo Studio Pro Forma. Storia & memoria è una
agilissima struttura che opera nel campo della promozione culturale e didattica
sui temi della storia delle deportazioni e della Shoah. Nato nel 2000, per
volontà e vocazione delle due titolari, Roberta Gibertoni e Annalisa Melodi,
legate ad una più che decennale collaborazione con il Museo al deportato di
Carpi e con la direzione del Campo Memoriale di Fossoli, si è imposto nel
panorama nazionale della divulgazione sui temi della storia contemporanea, nel
volgere di poco tempo, per la sua specificità professionale e per le sue
peculiarità organizzative. Trattandosi di non di un ente pubblico o a capitale
pubblico bensì di una piccola ma vivace intrapresa il cui maggior merito è di
avere stabilito un network di relazioni tra associazioni, gruppi e operatori
disseminati un po’ per tutta l’Europa. L’elemento costante è quello di
fare ricerca, spesso in chiave e con metodologie del tutto innovative, sulla
memoria storica delle persecuzioni, razziali e non. La variabile è invece data
dal ricorso a tutti i linguaggi della comunicazione.
Tra
le attività, caratterizzate da questa finalità, lo Studio progetta viaggi nei
luoghi della memoria per la formazione di adulti, organizza corsi di
aggiornamento, convegni, spettacoli, conferenze, eventi, elabora progetti per le
scuole, cura e distribuisce mostre in collaborazione con istituzioni italiane e
straniere.
Lo
Studio Pro Forma (www. studioproforma.it, email: info@studioproforma.it)
ha sede a Carpi, in via S. Bernardino da Siena, 10 e risponde ai numeri di
telefono 059.644919 e di fax 059.6221309.
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