- Le " vittime dimenticate " del regime nazista - |
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Una piccola Chiesa Protestante negli anni del Fascismo
Pubblichiamo questo articolo inerente la storia della Chiesa Avventista del Settimo Giorno ai tempi del Fascismo inviatoci da un collaboratore.
La Chiesa Avventista del Settimo Giorno costituisce una piccola chiesa
evangelica, ma con alcune caratteristiche ben definite. E' una chiesa dove è
forte la partecipazione dei fedeli, dove non c'è molto distacco fra membri e
dirigenti, e il culto viene tenuto in maniera abbastanza informale rispetto alle
altre confessioni, con ampio ricorso al dibattito. A differenza di altre
confessioni, come i Valdesi, i Metodisti e i Battisti, è fortemente apolitica,
sebbene partecipi in pieno alla vita pubblica del paese.
La chiesa avventista nata in America nella prima metà
dell'Ottocento, mosse i suoi primi passi in Italia intorno alla fine degli anni
1870. Fin dall' inizio incontrò grandi difficoltà sia a causa dell'ostilità
della chiesa cattolica, sia per alcune incomprensioni che si erano avute con
altri gruppi protestanti in Italia. Dopo un periodo di crisi nei primi anni del
nostro secolo, comunque la chiesa iniziò a crescere, e negli anni successivi
alla prima guerra mondiale ampliò notevolmente la sua diffusione, fenomeno che
non passò inosservato alle autorità del nostro paese.
Durante gli anni del fascismo la chiesa fu oggetto di
accurate indagini (alcune classificate come segrete) e di alcune vessazioni,
particolarmente nel periodo immediatamente successivo alla firma dei Patti
Lateranensi e negli anni di guerra. La chiesa avventista rientrava nei
"culti ammessi" previsti dalla legge del 1159/29, tuttavia funzionari
di pubblica sicurezza particolarmente zelanti oppure che subivano pressioni da
parte della chiesa cattolica, non mancavano di creare difficoltà e di esprimere
insinuazioni sulla condotta morale e politica di membri e pastori. Nel 1941 la
Prefettura di Bari in una lettera al Ministero degli Interni sosteneva che la
presenza della chiesa avventista nel paese di Conversano "aveva fatto
aumentare nel Clero e nella popolazione eminentemente cattolica la animosità
verso gli avventisti e veniva messo in rilievo il passato di molti di essi.
Costoro, infatti, politicamente, pur mantenendo contegno corretto, non si sono
mai dimostrati di sentimenti favorevoli al Regime e nessuno ha mai chiesto la iscrizione al partito. Prima dell'avvento del Fascismo, quasi tutti professavano
idee socialiste e parecchi esplicavano a favore del loro partito notevole
attività". La Direzione Generale dei Culti del suddetto Ministero rispose
immediatamente che concordava con quanto riferito e che "non sia il caso di
consentire riunioni pubbliche di culto" in quanto la locale chiesa non
disponeva di un ministro di culto regolarmente approvato. Più duro ancora fu il
comportamento della Prefettura di Spalato (negli anni di guerra la Croazia era
soggetta all'Italia) che nel giugno del '42 procedette al fermo di cinque
individui di questa Provincia perché sorpresi in uno stradale di questa città
nel mentre recitavano le preghiere di rito della setta religiosa degli
Adventisti di cui facevano parte". Alla fine la locale chiesa venne
sciolta, e i suoi membri subirono sequestri e ammende pecuniarie.
Mentre molte Prefetture parlavano degli avventisti come di un
gruppo dedito allo studio della Bibbia, rispettoso delle leggi, non dedito a
vizi, e di buona "condotta morale e politica", l'Ufficio Polizia
Politica di Napoli, sembra su istigazione di un pastore battista, nel 1930
parlava di un Comitato Avventista dipendente da "Gruppi Germanici e
Austriaci", e lanciava un interrogativo: "E' probabile che questi
piccoli gruppi nascondano attività inconfessabile personale dei singoli
pastori, che stranamente sono nella maggior parte di Nazionalità
straniera?". Nello stesso anno il
prefetto di Roma in una nota al Ministero degli Interni Affari Generali e
Riservati faceva presente che Sua Eccellenza l'Arcivescovo di Gaeta era
profondamente contrario al trasferimento della sede avventista dalla
periferia del paese al centro - anche lontano dalla chiesa cattolica come aveva
suggerito il pubblico funzionario - perché contrario alla diffusione delle idee
avventiste in quella località.
Un'attività particolarmente seguita dalle autorità era il cosiddetto colportaggio, la diffusione degli studi biblici attraverso incontri porta a porta. Nel 1930, nonostante la chiesa avesse ottenuto il riconoscimento previsto dalla legge, 94 colportori vengono arrestati e alcuni condannati per aver diffuso idee immorali e libri rivoluzionari. Nelle grandi città c'era maggiore tolleranza, ma nei piccoli centri non mancavano aggressioni da parte di gruppi cattolici, ovvero di manifestazioni di protesta indette dalla locale parrocchia. Nel 1932 venne invece condannato a un mese dieci giorni di carcere il direttore dell'Araldo della Verità, la rivista principale della chiesa, per avere pubblicato un articolo in cui si afferma che certi comportamenti del Papa lo qualificavano come l'anticristo descritto dall'Apocalisse.
Il
fatto ebbe un certo risalto, e venne riportato in un rapporto non ufficiale di
Mussolini al Re, dove si parlava del
pericolo rappresentato dai gruppi protestanti nel nostro paese.
Una serie di fatti gravi avvenne a Piazza Armerina in
Sicilia negli anni di guerra, dove alcuni membri della chiesa avevano rifiutato
di eseguire dei lavori e di assolvere alcuni loro compiti militari nel giorno di
sabato.
Nonostante che il pastore avesse provveduto a far sapere che il riposo sabbatico
non era in contrasto con gli obblighi militari, i membri di chiesa subirono
perquisizioni e uno dei militari subì una condanna a due anni e quattro mesi.
Nello stesso periodo si nota che i rapporti di polizia da molte parti del paese,
spesso si soffermavano sulla appartenenza alla razza ebraica di alcuni membri
(forse proprio per il culto, tenuto nel giorno di sabato) e sulla possibilità
che la chiesa fosse, come si diceva, "giudaizzante".
A seguito dei diversi rapporti ricevuti e delle indicazioni
che gli stessi dirigenti della nostra chiesa diedero alle autorità nel febbraio
del '29 la Divisione Affari Generali e Riservati della Pubblica Sicurezza emise
un breve promemoria in cui si affermava che i membri della chiesa sono
"scevri da ogni vizio (alcool, stupefacenti, tabacco, ecc.)", che
"Il numero degli adepti raggiunge qualche centinaio ed, in genere, si
tratta di gente di modesta condizione sociale. Politicamente gli avventisti
finora non hanno dato luogo a rilievi. Solo per un pastore si dubita che abbia
fatto parte della Massoneria". In base però al numero di rapporti di
polizia, sembra che la chiesa non fosse così
irrilevante.
Negli anni della guerra il suddetto ufficio modificò il suo parere in senso
decisamente più restrittivo. Alla
fine del 1939 l'ufficio scrisse: "Non vi è dubbio che gli Avventisti hanno
tutti la tendenza spirituale manifestata dai suddetti loro correligionari
[gruppi religiosi di origine straniera] più fanatici. Tale tendenza, che è in
contrasto con le nostre istituzioni, porta naturalmente a gravi atti di
indisciplina civile e militare, tanto più deplorevoli, in quest'ultimo caso, per le attuali particolari circostanze, cosicché hanno richiamato l'
attenzione delle competenti autorità militari, per le ripercussioni che
potrebbero avere sulla disciplina dello Esercito. Contro queste ultime sette
sono state impartite da questo Ufficio rigorose disposizioni, ma poiché la
setta degli Avventisti risulta compresa tra i culti ammessi, si comunica quanto
sopra a codesta on/le Direzione Generale con preghiera di riprendere in esame le
dottrine e quindi il riconoscimento dell'esistenza legale della setta
stessa". La presa di posizione venne assunta nonostante la costante
collaborazione delle chiese e dei pastori con le autorità civili, gli inviti
alla moderazione nei confronti di alcuni membri più accesi, e la espressa
affermazione della Missione Meridionale della Unione Avventista di non accettare
"come membri coloro che manifestassero sentimenti antinazionali".
Il nuovo atteggiamento delle autorità non rimase solo sul
piano teorico, nel 1940 la chiesa subì restrizioni e il sequestro di diversi
immobili.
Gli Avventisti non hanno conosciuto le pesanti prevaricazioni di altri gruppi
come i Testimoni di Geova o i Pentecostali, che non essendo compresi fra i
"culti ammessi" subivano continui arresti per fatti estremamente
futili come il ritrovamento di un opuscolo religioso in casa.
Tuttavia gli organi di polizia, nonostante l'ammissione di
buona condotta morale e politica, manifestavano spesso avversione. Tale
avversione dipendeva a volte da faziosità o da pressioni locali. Un gruppo
dedito unicamente allo studio della Bibbia negli anni del fascismo poteva
costituire comunque un elemento di disturbo, tutto ciò che si discostava dalla
"normalità", anche nel campo religioso, poteva essere considerato
qualcosa da reprimere.
Dott. Luciano Atticciati atticciati@inwind.it
Luciano
Atticciati è
nato a Roma nel gennaio 1959, si è laureato in scienze politiche indirizzo
storico con una tesi su “il movimento sindacale dei ferrovieri nel periodo
giolittiano”. Negli anni successivi ha tenuto una rubrica culturale presso
un’emittente televisiva romana, un ciclo di conferenze in radio, ha scritto
saggi di storia e politica internazionale su varie riviste, e partecipa ad
iniziative culturali su internet.
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