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Convegno
di studi "Il giorno della memoria"
Pisa, 13 Ottobre 2000
La persecuzione
nazista dei Testimoni di Geova
http://www.provincia.pisa.it/prove/Provincia_pisa/cultura/Scuola/CentroDoc/Papini.htm
Provincia di Pisa
Convegno di studi "Il giorno della memoria" Pisa, 13 ottobre 2000 Maurizio Papini Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova La persecuzione nazista dei Testimoni di Geova (testo non rivisto dall'autore)
Per uscire dai campi di concentramento o di prigione ai Testimoni internati sarebbe stato sufficiente firmare una abiura (non a caso, uno strumento tipico della repressione religiosa). Era un foglio banale, in cui il detenuto sottoscriveva una dichiarazione che diceva in parte: "Ho lasciato completamente l'organizzazione (degli Studenti Biblici o Testimoni di Geova) e mi sono liberato nel modo più assoluto degli insegnamenti di questa setta. Con la presente assicuro che mai più prenderò parte all'attività [...] degli Studenti Biblici. Denuncerò immediatamente chiunque mi avvicini con l'insegnamento degli Studenti Biblici o riveli in qualche modo di farne parte. Consegnerò immediatamente al più vicino posto di polizia tutte le pubblicazioni degli Studenti Biblici che dovessero essere inviate al mio indirizzo. In futuro stimerò le leggi dello Stato, specie in caso di guerra difenderò, armi alla mano, la madrepatria e mi unirò in tutto e per tutto alla collettività". Accontentandosi di una semplice firma su un foglio di carta, i nazisti riconoscevano implicitamente il rigore morale e la coerenza dei Testimoni. Sapevano di dover combattere con loro una battaglia per il dominio dello spirito. Se fossero riusciti a infrangere l'integrità e la coerenza del singolo Testimone inducendolo a firmare l'abiura, ne avrebbero fiaccato la spiritualità. Era una lotta di religione. Prima ancora, la lotta era cominciata in tutta la Germania. Dal 1933 Bibbie e pubblicazioni bibliclie vennero confiscate ai Testimoni e date alle fiamme. Singoli Testimoni furono picchiati e arrestati perché assistevano a riunioni di culto. Si moltiplicarono i licenziamenti di Testimoni che lavoravano nella pubblica amministrazione, nella scuola o in altri impieghi. I loro figli vennero espulsi da scuola. Centinaia di genitori si videro privati della potestà quando i figli furono avviati a centri di rieducazione nazista. Nel 1936 la Gestapo formò un'unità speciale per dare la caccia ai Testimoni che si ostinavano a sfidare il bando nazista e continuavano ad osservare clandestinamente i precetti della loro fede. Nel 1938 erano già circa 6.000 i Testimoni imprigionati o internati per la loro fede, con la loro riconoscibile uniforme completata dal triangolo viola. Molti di loro morirono di stenti, alti dopo essere stati torturati dalle SS che volevano i nominativi di loro confratelli e circa 300 Testimoni furono condannati da tribunali militari quali obiettori di coscienza e giustiziati. La storia dei testimoni di Geova nella Germania nazista è dunque singolare per varie ragioni: (1)I Testimoni potevano scegliere: diversamente da altri prigionieri, ciascun Testimone avrebbe riottenuto la libertà semplicemente firmando un atto di abiura della propria fede religiosa. (2)I Testimoni furono l'unico gruppo religioso a prendere una posizione coerente contro il regime nazista. Per questo nei campi di concentramento erano l'unico gruppo religioso riconoscibile da uno specifico simbolo sull'uniforme, il triangolo viola (3) I Testimoni, infine, denunciarono apertamente e sugli stampati che diffondevano le barbarie naziste, e per questo la Gestapo e le SS profusero un impegno spropositato nel vano tentativo di annientare questo gruppo relativamente piccolo. Sono passati più di 50 anni dalla liberazione dai campi di concentramento. Non è mai troppo tardi per ricordare uomini e donne che, per ragioni religiose, erano entrati in quel mondo terrificante fin dal suo inizio. Molti di loro, come milioni di altri, persero tanto: averi, salute, ma soprattutto familiari; amici o la loro stessa vita. Come tanti altri, però, seppero conservare una propria dignità in mezzo a quegli orrori. E, soprattutto, non persero ciò a cui forse tenevano di più: la propria fede religiosa, per la quale tanto erano stati disposti a soffrire. |
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