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Articolo da:
"PATRIA INDIPENDENTE"
Domenica 25 Novembre 2001
  Riprodotto con l'autorizzazione dell' editore ANPI Nazionale ROMA

L'INFANZIA NEGATA

La vicenda dei giovani testimoni di Geova durante il nazismo

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La vicenda dei giovani testimoni di Geova durante il nazismo

Non esiste legame più forte di quello che unisce una madre a suo figlio. Non esiste peccato più grave di quello che priva entrambi di questo affetto naturale. La recente beatificazione di Pio IX ha richiamato alla mente di molti il tempo in cui la religione poteva essere il motivo per cui un figlio poteva essere separato dai genitori. Com'è noto, infatti, questo Papa appoggiò la sottrazione di Edgardo Mortara, un bambino nato in una famiglia ebrea e battezzato come cattolico all'insaputa dei genitori, onde fosse allevato nella religione Cattolico-Romana (1).

Ma non bisogna andare così indietro nel tempo per trovare episodi di tale crudeltà. Circa 50 anni fa questo accadde a centinaia di famiglie di Testimoni di Geova tedeschi durante il regime nazista. Come molti sanno i Testimoni vennero perseguitati fin dall' ascesa al potere di Adolf Hitler a motivo delle loro convinzioni religiose che li portavano a non sostenere nè politicamente, nè militarmente l' ideologia nazista. Negli ultimi anni si è scritto parecchio circa il destino dei testimoni adulti. Poco, invece, si sa di quanto patirono i loro figli. È quindi opportuno far luce su questa pagina oscura della nostra storia recente.

La principale preoccupazione del nazismo era che i Testimoni non facessero proseliti, aumentando così il numero di pacifici oppositori al regime. Per tale ragione fu loro imposto di non predicare pubblicamente. Comunque, era difficile impedire ai Testimoni di inculcare le proprie convinzioni ai loro figli e vietare a questi ultimi di condividerle con i propri compagni di classe o di giochi. Di conseguenza i nazisti presero drastici provvedimenti per ostacolare il propagarsi in questo modo della fede geovista.

Nei primi tempi i giovani Testimoni furono relegati, insieme ai bambini ebrei, negli ultimi banchi delle aule scolastiche e dileggiati alla presenza dei loro compagni. Spesso, inoltre, come dimostrano le loro pagelle, venivano inesorabilmente bocciati in quanto, pur ricevendo ottimi voti in tutte le materie, non partecipavano alle attività paramilitari obbligatorie per tutti i fanciulli tedeschi (2). Descrivendo gli anni trascorsi a scuola Rudolf Graichen, figlio di Testimoni di Geova, narra cosa accadde un giorno di scuola quando l'insegnante annunciò alla classe che l'indomani sarebbero andati a fare una gita. "Poi (il maestro) aggiunse: "Dovete indossare tutti la divisa della Gioventù Hitleriana così quando marceremo per le strade tutti potranno vedere che siete bravi ragazzi di Hitler". L'indomani mattina tutti i ragazzi si presentarono in divisa tranne me. L'insegnante mi chiamò davanti alla classe e mi disse: "Vòltati a guardare gli altri ragazzi e poi guarda te stesso". E aggiunse: "Lo so che i tuoi genitori sono poveri e non possono permettersi di comprarti la divisa, ma lascia che ti mostri qualcosa". Mi portò alla cattedra, aprì un cassetto e disse: "Voglio regalarti questa divisa nuova di zecca. Non è bella?" Avrei preferito morire piuttosto che indossare una divisa nazista. Quando l'insegnante vide che non avevo intenzione di indossarla, si arrabbiò e tutta la classe mi fischiò. Poi ci portò in gita, ma cercò di nascondermi facendomi camminare in mezzo a tutti gli altri ragazzi in divisa. Comunque molti in città mi videro perché spiccavo in mezzo ai miei compagni. Tutti sapevano che i miei genitori ed io eravamo testimoni di Geova." (3)

Con lo scoppio della seconda guerra mondiale e approfittando dell'isterismo bellico il regime nazista prese misure ancora più severe. Senza alcun preavviso agenti della Gestapo piombarono nelle case dei Testimoni di Geova e portarono via i loro figli minorenni per affidarli a "case di rieducazione" onde fossero indottrinati nell'ideologia hitleriana. I casi documentati di questi disumani provvedimenti sono centinaia. Emblematica è la storia di Simone Arnold, figlia undicenne di due Testimoni che vennero entrambi rinchiusi nei campi di concentramento. La fanciulla venne prelevata a forza da casa, subì diversi interrogatori, un processo-farsa e venne rinchiusa sino alla fine del conflitto nel riformatorio di Costanza. Descrivendo le condizioni di vita in quell'ambiente ha scritto: "Ogni mattina dovevamo alzarci alle 5,30 per pulire la casa prima della colazione, che consisteva in una ciotola di brodo alle 8. Le lezioni scolastiche per i 37 bambini, che avevano dai 6 ai 14 anni, si tenevano nell'istituto. Nel pomeriggio facevamo lavori di lavanderia, cucito e giardinaggio, visto che non c'era nessun uomo per fare i lavori pesanti. Nell'inverno tra il 1944 e il 1945 io e un'altra ragazzina dovemmo segare, con una sega da taglialegna, alberi il cui diametro raggiungeva i 60 centimetri. Ai bambini non era permesso parlarsi né stare da soli, neanche per andare al gabinetto. Facevamo il bagno due volte l'anno, e ci lavavamo i capelli una volta l'anno. Le punizioni consistevano nel rimanere senza mangiare o nell'essere picchiati. La domenica le bambine protestanti andavano alla loro chiesa, e le tre bambine cattoliche alla loro, mentre io dovevo cucinare per tutti e 37 i bambini. Ero così piccola che per rimestare la minestra dovevo stare in piedi su una panca e tenere il mestolo con due mani. Per le quattro maestre dovevo cucinare la carne, preparare torte e pulire la verdura. La domenica pomeriggio dovevamo ricamare tovaglioli. Non c'era tempo per giocare". (4)

Con il crollo del nazismo molti giovani Testimoni fecero ritorno alle loro case solo per scoprire che uno o entrambi i genitori erano morti di stenti nei lager o erano stati giustiziati a motivo della loro fede. Altri poterono riabbracciare i loro cari anche se dovettero portare con sè le pene e le sofferenze causate dalla traumatica separazione.

Oggi questi drammatici eventi sembrano tanto lontani. Eppure è ancora molto comune per i figli dei Testimoni di Geova essere discriminati a causa della propria religione. A volte capita che insegnanti poco sensibili impongano loro di partecipare a feste religiose che essi non celebrano. Altre volte sono dileggiati a motivo del proprio credo di fronte ai compagni di classe. Addirittura alcuni assistenti sociali hanno suggerito, senza nessuna base scientifica, che certi bambini dovessero essere sottratti ai genitori Testimoni affinchè non siano allevati in quella che essi ritengono una setta pericolosa. Quando queste persone alle quali sono affidate tali onerose responsabilità impareranno dagli errori del passato e rispetteranno sia le altrui convinzioni che il più forte legame che esista?

 NOTE:

1)      Prigioniero del papa re. D.I.Kertzer di G. Moro, Rizzoli 1996.

2)      Documento n.237/5C. Pagella di un bambino Testimone di Geova. Archivio Centro Documentazione sui Bibelforscher.

3)      La Torre di Guardia, Roma, 1997, 1° agosto, p.21.

4)      Svegliatevi!, Roma, 1993, 22 settembre, p.18.



di

Nicoletta Napoli

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