Articolo da:
"Cronache del Mezzogiorno"
Mercoledì 30 Gennaio 2002
Lager, da Salerno il racconto dei Testimoni
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Nel libro di
Matteo Pierro l'esperienza dei seguaci di Geova nell'Europa di Hitler
Giorno della memoria, non museo di
riflessioni o antologia di foto. Nazisti, fascisti, campi di concentramento,
brutalità, assassini non sono stati relegati una volta per tutte nelle
rievocazioni storiche ma periodicamente si mostrano per il mondo, sotto forma di
militari, politici, uomini di Dio; o affiorano nelle nostre coscienze, nelle
inquietudini, nelle violenze in strada o negli stadi supportate dalla
disattenzione o dall'ignoranza.
Quest'anno, all'invito di non dimenticare
l'olocausto ebraico, una voce nuova si è aggiunta: quella di Matteo Pierro,
giovane ed appassionato indagatore di avvenimenti storici, testimone di Geova,
che ha voluto rievocare la persecuzione perpetrata dai nazisti nei confronti dei
suoi correligionari.
Decisi avversari del militarismo e del
servizio di leva, si può ben immaginare come in una società messa totalmente
in divisa quale fu quella hitleriana, i Testimoni di Geova fossero guardati
subito come fanatici, avversari, nemici.
Privati in un primo tempo di ogni diritto di
espressione, svolsero coraggiosamente persino il compito di diffondere notizie
sugli orrori del nazismo mettendo di nascosto propri notiziari nelle cassette
delle lettere di tante case tedesche, così come aveva fatto a Parigi l'abate
Barrùel, durante i terribili anni della Rivoluzione francese. Inseriti nel
novero di coloro che "minacciavano" lo Stato, gli aderenti a questa
fede religiosa vissero il grande handicap di non resistere a nessun genere di
violenza, come esigeva il loro credo. Ed anzi, nelle testimonianze di tanti
sopravvissuti ai lager, si legge come i Testimoni di Geova non fossero guardati
a vista dalle guardie, tanto gli aguzzini erano sicuri che neppure contro di
loro essi avrebbero alzato la mano per colpire o difendersi. Arrestati, inviati
ai lavori forzati, uccisi come gli Ebrei, i Testimoni furono degli del loro
nome: testimoniarono infatti con la vita una religione di cui tanti tratti
possono o meno essere condivisi ma che merita alto rispetto per i princìpi di
non violenza e dedizione che oggi tutto il mondo invoca. Non mancarono anche per
loro stermini e disgregazioni di intere famiglie: a volte gli adulti venivano
eliminati mentre i bambini erano inviati in case di "rieducazione" per
essere cresciuti secondo i precetti della futura società "ariana".
In Italia i testimoni non erano più di 120-130 all'epoca del fascismo.
Costituendo un nucleo ridotto, non vennero considerati un vero pericolo. E
tuttavia almeno il 10% di loro fu arrestato ed uno deportato perché colpevole
di aver mantenuto i contatti con i correligionari tedeschi. A scrivere la storia
di questo smarrimento dell'umanità è stato dunque Matteo Pierro, il quale è
andato alla ricerca delle possibili notizie sull'argomento, raccogliendole poi
nel suo libro "fra martirio e resistenza", la cui seconda edizione è
stata presentata nel corso della mostra sulla Rosa Bianca. Autore di altre opere
di estremo interesse, fra cui una sul nome di Dio, importante dal punto di vista
storico e filologico, Pierro ha aperto una pagina che incita alla riflessione
sul ricordo di uomini e donne altrimenti ingoiati nel drammatico silenzio delle
memorie e del tempo. Un silenzio audacemente edificato anche da tutti coloro
che, dai tempi del nazismo ad oggi, hanno finto di non vedere e di non sapere
l'innalzamento di tante croci e lo strazio di tanti cuori, di tanti corpi.
di
Carmelo Currò
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