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Alcuni
di loro hanno detto…
Durante
gli incontri sulla persecuzione nazista dei testimoni di Geova, diversi sindaci,
assessori, giornalisti, storici, politici, docenti universitari, associazioni di
ex deportati e associazioni culturali, hanno espresso commenti significativi su
questo aspetto poco conosciuto dell’Olocausto. Ne riportiamo di seguito
alcuni.
Questi
incontri non hanno carattere dottrinale o confessionale, ma soltanto storico
culturale. Essi servono a far conoscere la persecuzione da parte del regime
nazista nei confronti di quelle
minoranze di cui poco si conosce. Il documentario I Testimoni di Geova, saldi
di fronte all’attacco nazista, proiettato durante questi incontri,
contiene la testimonianza di ex deportati e le interviste di storici che hanno
studiato e approfondito la persecuzione di una di queste minoranze, quella dei Bibelforscher
o Studenti della Bibbia. Il video è stato realizzato in collaborazione con
il Museo dell’Olocausto di Washington. E’ stato presentato in prima mondiale
in Germania, il 16 novembre 1996, nel Museo di Ravensbrück. Da allora è stato
inserito in un programma didattico
dal valore storico culturale, rivolto agli ambienti scolastici, comunali e
culturali.
Milano Centro Congressi della Provincia
Milano Auditorium Bonola
Sesto San Giovanni Spazio Arte
MontePrandone (AP) Sala convegni di Centobuchi
Cinisello
Balsamo (MI) Cinema Marconi
Lissone (MI) Comune di Lissone
Milano
13 gennaio
2001
Dott.
Steno Sari
Giornalista
Primo
Levi nel suo libro I sommersi e
i salvati, scrisse: “Mai tante vite umane sono state spente in così
breve tempo e con una lucida combinazione di ingegno tecnologico e di crudeltà”.
Con questa introduzione si è dato inizio all’incontro di quello che è
stato definito un aspetto dell’Olocausto non conosciuto dall’immaginario
collettivo. Milioni di non ebrei furono sterminati e di loro poco si conosce. Da
questo panorama, emergono con l’incontro di oggi i Testimoni di Geova.
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Dott.ssa
Silvia Ferretto Clementi |
Con
viva commozione ringrazia per l’onore che le è stato concesso nell’aprire i
lavori e dell’opportunità data per ribadire con forza la propria totale ed
inequivocabile lontananza da quelle idee che nel mondo hanno provocato milioni
di morti. “La cosa più opportuna al pensiero dell’Olocausto e trovandomi
di fronte soprattutto a delle
persone (riferimento ai Liebster n.d.r.) che hanno provato sulla propria
pelle quegli orrori la cosa più opportuna da parte mia sarebbe un mio dignitoso
e opportuno silenzio per esprimere significato di un più lungo discorso”. Silvia
Ferretto ha concluso il suo messaggio ribadendo come sia una necessità morale e
di civiltà prendere le distanze da ogni forma di totalitarismo, di razzismo e
di discriminazione, affinché gli orrori del passato possano servire alle future
generazioni come un severo monito.
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La storia dei Testimoni di
Geova nella Germania nazista è stata singolare per varie ragioni: I Testimoni
potevano scegliere diversamente da altri prigionieri di riottenere la propria
libertà firmando un atto di abiura della propria fede. I Testimoni furono
l’unico gruppo religioso a prendere una posizione coerente contro il
regime nazista e per questo erano riconoscibili da un triangolo viola. I
Testimoni, infine denunciarono per primi, con i loro stampati le barbarie
naziste. “Il breve filmato che verrà ora
proiettato vuole ricordare le vicende di questa lotta per la fede”.
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Simone e Max
Liebster
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“Le
SS mi costrinsero a portare sulle spalle il corpo morente di mio padre e
adagiarlo su una montagna di cadaveri da bruciare nel forno crematorio”ricorda
Max, deportato in 5 diversi campi di sterminio perché ebreo. Porta ancora
tatuato sul braccio il numero di matricola. Max Liebster divenne Testimone di
Geova nei lager e subì la stessa persecuzione di tutti gli altri Testimoni.
Simone Liebster invece, appena undicenne fu rinchiusa in un centro di
rieducazione nazista e privata dei genitori anch’essi Testimoni, deportati in
un campo di concentramento. Lì trascorse quasi due anni, dove non poteva
parlare con altri bambini, quasi sempre scalza, con pochissimo cibo, al mattino
a scuola e il pomeriggio a lavorare tagliando tronchi e radici. Quando la madre
fu liberata e si incontrarono nessuna delle due riconobbe l’altra tanto erano
deperite e tanto avevano sofferto. Sopravvissuti a questa tragedia sono disposti
a perdonare i loro aguzzini? “Il perdono è un fatto personale, intimo –
rispondono assieme – chi chiede perdono e chi lo concede è un uomo
coraggioso, ma il perdono non cancella la storia che è lì per insegnarci a non
ripetere più gli stessi errori”. In questa occasione Simone
Liebster presenta per la prima volta in Italia il libro autobiografico “Facing
the lion”
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“Abbiamo
visto immagini terrificanti, abbiamo ascoltato ricordi toccanti e tremendi
e la cosa che più mi ha colpito nella lettura di queste pagine è quello
che a differenza di altre esperienze di minoranze perseguitate, per quanto
riguarda i Testimoni di Geova c’è qualcosa di più e cioè che queste
tragedie le conoscono in pochi”.
E’ quindi importante che i giovani e i meno giovani ne possano avere
conoscenza per capire e far capire e per mettere in atto tutto ciò che è
possibile mettere in atto. Non vizio ma costruzione
della memoria affinché non si ripetano quei tragici fatti. I Testimoni
di Geova hanno dimostrato, non a parole, ma con i fatti di essere pacifisti.
Lotta e confronto di idee contro ogni totalitarismo, si al rispetto delle idee
degli altri anche se diverse. Questo è l’insegnamento di questa giornata. Si
augura che queste iniziative, come quelle di Roma, e al più presto con la
traduzione del libro “Di fronte ai leoni”, si faccia conoscere,
capire e far sapere ad altri cosa è successo. La finalità di iniziative di
questo genere è di conoscere il passato per guardare il futuro, e questo è il
compito di tutti. Alle minoranze vanno riconosciuti tutti gli spazi previsti
dalla Costituzione per diffondere i loro culti e in questa occasione lancia un
appello affinché sia firmata l’Intesa con lo Stato italiano.
L’intolleranza, come dimostrano i recenti casi di Lodi e di Brescia, va
combattuta con una risposta immediata, di riflessione e di contrasto. In armonia
con la poesia finale del video I testimoni di Geova, saldi di fronte
all’attacco nazista, “anche noi”, esorta, rimaniamo saldi contro
l’intolleranza”.
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Se
i cattolici, gli ortodossi, i luterani e i valdesi si fossero comportati almeno
il 10% di come si comportarono i Testimoni di Geova, il nazismo non avrebbe
avuto vita facile.”Non penso che i Testimoni di Geova si siano comportati
come si sono comportati, perché un loro capo gli avesse dato un ordine. Si
comportarono così, spontaneamente, perché avevano fede, mentre gli altri si
comportarono diversamente perché diversa era la saldezza in ciò che
credevano”. I Testimoni lo hanno fatto perché conoscevano il loro Dio. “Sanno
perfino come si chiama”. In Italia da quando più nessuno crede in Dio,
sono diventati tutti papisti. Esprime grande sorpresa e ammirazione
nell’apprendere che i Testimoni di Geova erano gli unici ad avere avuto
l’opportunità di essere liberati grazie ad una semplice firma su un foglio di
carta. “Io avrei fatto un autografo grande così”. Se da una parte
ebrei, zingari e omosessuali, sono stati nel frattempo riabilitati
dall’opinione pubblica (ad esempio gli zingari percepiscono un assegno
giornaliero di lire 40.000 e gli omosessuali provano durante le loro giornate,
il “loro orgoglio gay”), non è stato così per i Testimoni di Geova, i
quali sono tuttora vittime della disinformazione. Sono quelli della fine del
mondo, quelli che fanno morire i propri figli, non sono cristiani, sono una
setta, ecc. Fa un mea culpa per non essere riuscito, anche nei giornali che ha
diretto, a far capire ai suoi colleghi, che non è questo il Testimone di Geova.
“Colgo l’occasione per scusarmi a nome della
mia categoria, quella dei giornalisti, anche se ormai non ne faccio più parte,
perché non sempre hanno ben rappresentato i Testimoni di Geova”.
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Sen. Enzo
Bettiza Scrittore |
Corrispondente nell’ex Unione Sovietica, era al corrente che anche lì, i
testimoni di Geova furono perseguitati, non solo per la loro obiezione di
coscienza, ma anche per le calunnie di cui ne erano oggetto. Ha conosciuto i
Testimoni tedeschi, grazie alla lettura del libro “Prigioniera di Stalin e
di Hitler” di Margarete Buber-Neumann. Segue la lettura di una commovente
scena di cui fu protagonista la Buber-Neumann nel blocco 3 del campo di
concentramento di Ravensbruk. “Ordine, pulizia, dove persino la polvere
profumava quasi di cipria e un gran silenzio vi regnavano in quel blocco. Le
donne Testimoni erano lì da più di dieci anni, dotate di un’eccezionale
serenità, erano in maggioranza contadine.. Disorientata da ciò che vide, la
Buber-Neumann notò gli sguardi di benevolenza delle testimoni e gli indumenti
invernali che queste donne indossavano che risalivano ai primi anni di
internamento…” I nazisti consapevoli di avere di fronte un grande e
rispettabile nemico, intrapresero contro i Testimoni una vera guerra
escatologica di religione. Eppure, le loro donne erano le più ricercate in
posti di responsabilità e fiducia, baby-sitter, giardiniere, cuoche e persino
segretarie. Per loro i nazisti provavano odio misto a rispetto. Soltanto i
Testimoni di Geova potevano sottoscrivere la loro libertà con una firma. Ma “preferirono
la camera a gas, piuttosto che la grazia del Diavolo”.
“Mai e poi mai oserei definirli una setta!” Dopo aver parlato
della fioritura dei Testimoni nella ex Yugoslavia e della loro opposizione ai
vari genocidi nei balcani, conclude dicendo:…i
testimoni ovunque, restando una minoranza, che si distingue per uno spirito di
resistenza passiva, totale e di combattività silenziosa quale nessuna minoranza
può vantare”.
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Osserva
che non è corretto parlare di Olocausto, termine che vuol dire “sacrificio
gradito a Dio”, ma che sia opportuno usare la parola ebraica Shoah. Vengono
narrate quattro storie, tratte da vari autori, per enfatizzare sotto un
denominatore comune le osservazioni che intende trasmettere e cioè: la fede
trionfò sullo sterminio. Dandoci una grande lezione di resistenza passiva, i
testimoni non credettero che Dio li avesse abbandonati e non abiurarono. Si
occupa tantissimo di questi argomenti con i ragazzi dell’università dove
insegna e a differenza di quanto si crede, riscontra che i giovani mostrano una
straordinaria intensità emotiva a questi temi. “Oggi abbiamo imparato che
è possibile un’alleanza tra laici e credenti di tutte le fedi, purché
accomunati dall’idea che tutto non finisce qui, c’è dell’altro. C’è un
supplemento di esistenza che ci aspetta”. Chiude
il suo intervento con un auspicio: un suo vicino di casa, brava persona, ha un
cartello attaccato al suo citofono, con scritto: “Siamo cattolici, i
testimoni di Geova sono pregati di non suonare” Io spero che un giorno ci
sia scritto: “Sono un cittadino democratico e in questa casa nessuno è
straniero”.
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Quale
presidente, nonché ex deportato, parla a nome dei 40mila politici deportati,
per esprimere i propri sentimenti. Commosso per il racconto dei Liebster,
ritiene giusto ricercare nell’ambito del complesso fenomeno concentrazionario
la peculiarità di ogni diversa deportazione. Il rifiuto di abiurare è
incomprensibile a molti se non si è vissuta quella esperienza. Anche i 700mila
soldati italiani avrebbero potuto rientrare nelle loro famiglie abiurando, ma ci
furono 600mila no! Ribadisce che
l’ANED, in particolare con la rivista Triangolo Rosso, ha sempre dato spazio
alla testimonianza della persecuzione nazista dei Testimoni di Geova, fornendo
anche la documentazione necessaria. Rispondendo alla sua domanda, in quale
categoria mettere i testimoni, afferma: “Sono stati dei perseguitati
politici, per scelte politiche, per scelte di pace”. In Italia furono
perseguitati già dal 1929, quando 26 di loro comparvero davanti al Tribunale
Speciale e furono da esso condannati. Non si devono rievocare le sofferenze come
fine a se stesso. Il ricordo va coniugato al futuro, perché abbia un senso e
contribuisca a risparmiare le generazioni future da simili massacri.
Rettificando la scritta Arbeit macht frei dei campi di concentramento,
ricorda che non il lavoro, ma la conoscenza rende liberi. “Dobbiamo
rivisitare il passato per analizzare quali furono le condizioni in quei tempi e
poter avere gli elementi necessari per poter scegliere nella libertà una
condotta operativa per impedire ciò che è stato, possa accadere”.
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Nel
suo breve ma significativo intervento, riferendosi al libro I Bibelforscher e il
nazismo (1943-1945), I dimenticati dalla Storia, dichiara: “Questo manuale
è ottimo. Sono quarant’anni che insegno storia del cristianesimo, ma non ho
mai trovato un manuale che parlasse dei testimoni di Geova così bene di quel
periodo. Questo silenzio è pericoloso!”
Messaggi
di saluto
Centro
Congressi Milano
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Ho appreso dell’iniziativa che terrete il prossimo 13 gennaio a Milano in occasione della Giornata della Memoria. La memoria dei drammatici avvenimenti del passato deve costituire un valido sostegno ai valori della libertà e della democrazia per cui tanti hanno sofferto.Auspicando che l’incontro possa avere l’esito desiderato, invio il mio più cordiale saluto.
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Rinnovo il mio apprezzamento per l’iniziativa – già manifestato con la
concessione del patronato che contribuisce ad incrementare la conoscenza di un
periodo dolorosissimo della storia dell’uomo.Certo che il convegno incontrerà
l’interesse del pubblico, porgo cordiali saluti ed i migliori auguri...
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E’ noto a questa Amministrazione che anche i Testimoni di Geova hanno dovuto sottostare ad odiose vessazioni e sono stati oggetto di sterminio ed oppressione ad opera del regime nazista. Sono quindi lieta di comunicarLe la concessione del patrocinio della Provincia di Milano a questa iniziativa di interessante valore storico e culturale. L’occasione è gradita per inviare i migliori saluti
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Ringrazio
la comunità per l’invito all’incontro di sabato 13 gennaio a Milano…
Auguro successo all’iniziativa e colgo l’occasione per formulare i miei
migliori auguri…
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La
furia del nazismo ha colpito anche i Testimoni di Geova. A loro rendo omaggio
con particolare commozione conoscendo la forza della loro fede e il loro amore
per la pace. Spiacente per non poter presenziare alla commemorazione ufficiale,
mi unisco all’esecrazione unanime per la morte di 2.000 Testimoni di Geova
solo in Germania e della privazione della libertà di altri 10.000 solo in
Germania.
Auditorium
Bonola Milano
31
marzo 2001
Prof. Umberto Blasimme
insegnante e membro del
Comitato Provinciale ANPI
“I
testimoni di Geova hanno anticipato di poco tempo, con questo documentario
interessante, molto ben fatto, quello di un grande regista, Steven Spielberg,
che ha fatto due anni dopo…” Dopo
questo inizio, Blasimme evidenzia ciò che lo ha colpito di più: il rifiuto di
dire Heil, di idolatrare Hitler. In questo rifiuto sono implicate due leggi,
quella di Dio e quella dell’uomo. Egli si chiede: Qual è il limite di
rispetto per la legge di Dio quando contrasta con quella dell’uomo?”. In
questo c’è molta similitudine tra i primi martiri cristiani, che non vollero
divinizzare l’imperatore e i testimoni di Geova che si rifiutarono di
idolatrare Hitler. Quando un regime vuole imporre la propria legge, qual è la
risposta del cittadino? I testimoni dimostrarono di essere coraggiosi rifiutando
di accettare l’imposizione dallo Stato nazista. In Italia i Testimoni di Geova
hanno dato un forte contributo alla legge sull’obiezione di coscienza. Una
legge che ha permesso di conciliare la coscienza del cittadino. Nei regimi
totalitari la coscienza deve piegarsi allo Stato e non lo Stato piegarsi alla
coscienza del cittadino. “Un grande rispetto e ammirazione per queste
persone che rimasero saldi. Una semplice firma significava libertà. Il non
accettare questo è stato frutto di qualcosa di profondamente radicato,
altrimenti non si sarebbe potuto spiegare questa loro coerenza, questo spirito
di sacrificio fino al martirio”.
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Prof. Pietro Adamo
Docente di
Filosofia della Scienza
Università degli Studi di Milano
Perché
i Testimoni di Geova erano differenti da altri gruppi? Erano gli unici che
potevano uscire dai campi di concentramento. Per i testimoni stare nei campi di
concentramento era una scelta. Perché si sono dimostrati saldi di fronte al
nazismo? Qual’era la differenza con altri gruppi religiosi? E perché sono
stati scelti come bersaglio? Lo spiega la sentenza n.50 del 19/4/1940 del
Tribunale Speciale Fascista, che condannava 26 arrestati Testimoni: offesa al
Duce e al Papa. Sono pacifisti. Sono antagonisti allo Stato, rifiutando di
cedere la propria coscienza ad esso. Sono irriducibili. Dopo aver spiegato il
significato di “setta” e come spesso questa etichetta è applicata ai
Testimoni di Geova, il professore Adamo conclude il suo intervento, mettendo in
risalto due spiriti, uno della Chiesa, quello che viene a patti con lo Stato,
l’altro lo spirito della setta, che riconosce la propria coscienza individuale
e che non fa compromessi con lo Stato. Ritiene che “Sia giusto riconoscere
ai Testimoni di Geova uccisi, un’etichetta più significativa, che li lega
alla lunga tradizione del pensiero cristiana; essi sono a tutti gli effetti
martiri”.
****
Dott. Antonio Josa
Presidente del Circolo Culturale
“Carlo Perini” di Milano
Quando
ha saputo dello sterminio nazista dei Testimoni, ha provato gli stessi
sentimenti di angoscia di 50 anni fa. Ha narrato di un viaggio che fece in
Germania nel 1965, nel campo di concentramento di Buchenwald, soffermandosi in
particolare sulla strada di Weimar. Questa strada, chiamata “La strada del
sangue” per indicare gli orrori del nazismo, ha accesso da un cancello che
porta la scritta in latino “Unucuique suum” (a ciascuno il suo). Fa
presente che sul frontespizio dell’Osservatore Romano, il giornale del
Vaticano, compare la stessa scritta. Secondo Josa, tutto questo è blasfemo.
Conclude il suo intervento augurandosi che le generazioni future non ripetano
tali errori.
Sesto
San Giovanni
Spazio Arte
10 marzo 2001
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Non
conosceva queste informazioni. “Queste cose dovrebbero saperle tutti e non
solo gli storici”. E’
rimasta colpita nel sapere che i
Testimoni di Geova erano gli unici che potevano evitare la morte con una
semplice firma. Ha descritto due paralleli
tra i primi cristiani e i testimoni sotto il nazismo.Il primo parallelo
è nella scritta INRI posta in modo beffardo sulla croce di Cristo.
Secondo la studiosa, la ragione perché scattò allora la persecuzione dei primi
cristiani e con i Testimoni sotto il nazismo, è: “non nel riconoscere l’Imperatore
come autorità politica, ma riconoscere quello che era implicito nel
riconoscimento che si voleva allora dai cristiani e che il nazismo voleva dai
Testimoni di Geova, ‘Heil Hitler’, cioè il riconoscimento di una sovranità
che era al tempo stesso divinità, in qualche modo”. Il secondo parallelo
è l’atteggiamento delle donne Testimoni di Geova, di come andavano incontro
alla morte, con una serenità straordinaria. La stessa serenità la ebbero due
donne martiri della fede, Perpetua e Felicita. Ha notato come la stampa ha meno
riferimenti per questo aspetto ignoto dell’Olocausto. “Farò quello che
è possibile affinché questo sia riconosciuto”.
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Enrico Bauer
Ex soldato tedesco
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Emma Bauer
Figlia di un ex deportato
Testimone di Geova
Il
padre, uno dei tanti Bibelforscher, come erano chiamati allora i Testimoni in
Germania, fu rinchiuso in un campo di concentramento per essersi rifiutato di
sostenere l’ideologia nazista. Fu contrassegnato come altri Testimoni nei
lager, con un triangolo viola. Era una bambina, quando suo padre fu strappato
dalle SS alla famiglia. Nel suo racconto emerge la fede che i suoi genitori le
hanno inculcato sin da piccola. Ha raccontato con commozione quando insieme alle
sue sorelle era schernita a scuola dalle compagne,
emarginata e privata del gioco, perché figlia di testimoni che non
appoggiavano Hitler.
****
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L’intervento
inizia con una frase dello scrittore tedesco Michael Ende che nel suo libro
“La storia infinita” scrive: “Siamo corsi così avanti in tutti questi
anni che dobbiamo sostare un attimo per consentire alle nostre anime di
raggiungerci”. La visione del documentario Saldi è un occasione
per fermarsi a meditare e riflettere. E’ sorprendente come il popolo tedesco,
così raffinato e con una buona scuola, abbia potuto concepire una tale
mostruosità. Seguono tre riflessioni: 1) “la superficialità e
l’indifferenza con cui si affrontano certi populismi e da cui nascono i
mostri. 2) “Essere grassi nelle membra e grossi nel cervello”. 3)
“La fede, di fronte a queste mostruosità, è
l’unica cosa salda che tiene”. Quando era ufficiale negli Alpini,
ha conosciuto nella prigione di una caserma un testimone di Geova, obiettore di
coscienza e con lui ha avuto una serie di colloqui sul pacifismo e sulla
neutralità. Conclude il suo intervento esortando le giovani generazioni a
ricercare la pace. “Una vita vale la pena di essere vissuta, se per essa,
si è disposti a lasciare anche la vita”.
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Prof. Giandomenico
Piluso
Ricercatore Scientifico
ISMEC Sesto San Giovanni
Questa
mostra documentaria è un impegno civile importante. Sia la mostra che il
filmato hanno mirato a spiegare meccanismi di intolleranza, ricostruendo i
fatti. Questo è il primo contributo dato, un primo strumento per la ricerca dei
fatti. “Questi documenti della memoria non devono essere asettici, ma mossi
da passione e impegno civile”. La persecuzione dei diritti dei Testimoni
di Geova serve “ad aggiungere un tassello nel mosaico della Storia”. L’intervento
si conclude con il racconto personale della madre, vittima anche lei, in quel
periodo, dell’intolleranza, e della privazione di ogni diritto civile, come
quello dell’istruzione in una scuola del Regno.
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Ionne Biffi
Presidente dell’ANED
(Associazione Nazionale Ex Deportati) di Sesto S.G.
Quest’incontro
ha avuto per lei, due momenti di emozione intensissima. Ha conosciuto in questa
occasione un Testimone di Geova, che è stato compagno di viaggio di suo padre
da Sesto a Mauthausen. Il secondo momento di emozione lo ha provato, ascoltando
l’esperienza dell’ex soldato tedesco, in particolare quando non ha saputo
descrivere a parole il lager di Auschwitz. “Questo gli ha fatto onore”. Anche
lei come Emma Bauer, ha vissuto la stessa esperienza di figlia di ex deportati. “Tutto
era spaventosamente vero”. Ha concluso il suo intervento citando la città
di Sesto S.G. quale medaglia d’oro al valor militare con i suoi 543 deportati,
di questi 227 non fecero mai ritorno a casa.
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Prof. Luigi Vimercati
Assessore alla Cultura
del Comune di Sesto S.G.
“Fra le tante iniziative proposte dal Comune di Sesto, durante il Giorno della Memoria, abbiamo dimenticato un aspetto ignoto anche alla nostra Amministrazione, la deportazione di tanti Testimoni di Geova”. Questa vicenda sconosciuta a molti, presenta una particolarità: non ci fu mai un’opposizione politica, militante, ma per i Testimoni di Geova fu una resistenza diversa, personale. E’ nel significato della parola “Heil” il significato della resistenza al nazismo, un semplice riconoscimento non a un uomo, ma a Dio da cui viene la salvezza. Sesto ricorderà i Testimoni di Geova per le prossime iniziative. Ci sono oggi segnali inquietanti che ci spingono a ricordare questi fatti, non come sfogliare un album dei ricordi ma come un’occasione di riflessione democratica. Questi incontri servono a stipulare tra noi un patto che porti a condividere la base del nostro edificio democratico.
Monteprandone
(Ap)
Sala Convegni di Centobuchi
20 Ottobre 2001
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“Mi sento onorato di essere stato invitato a partecipare alla vostra manifestazione, la vostra è stata un’ottima idea e spero che iniziative del genere si ripetano spesso; la conoscenza di quello che è accaduto è sempre importante che venga tenuta viva nella memoria ,anche visto l’intolleranza che regna oggi. Sono del parere che il fondamentale principio delle libertà di una democrazia si veda anche da come sono considerate le minoranze religiose, o chi non la pensa come la maggioranza.Alcuni che hanno visto il mio nome sui manifesti hanno ironizzato, sulla mia presenza al vostro convegno e hanno chiesto se anch’io fossi diventato un Testimone di Geova; ho risposto loro che non sono diventato un testimone, ma che sono lieto di partecipare con i Testimoni a questa manifestazione e che il pluralismo religioso è qualcosa che considero di grande importanza; è chi ha ironizzato che ha dato manifestazione di un certa intolleranza cosa che ho ribadito spesso con quelli che mi parlavano della questione ; invece ho disposto che fossero presenti alcuni componenti dell’amministrazione comunale (due assessori,uno urbanistica e l’altro alle politiche sociali N.D.R) in rappresentanza del Comune di Monteprandone; devo anche aggiungere che trovandomi in questo luogo mi sembra di stare in un’oasi di pace, rispetto ai giorni in cui sono impegnato politicamente in altre sedi. Noto con piacere la presenza di molti giovani,cosa che non avviene negli incontri di questo genere e questo mi rallegra molto."
Cinisello
Balsamo (MI)
Cinema Marconi
28 Marzo 2001
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“Vorrei portare la mia solidarietà a chi è stato vittima della persecuzione nazista e il mio sostegno a coloro che hanno condotto la battaglia in nome della sfida del pluralismo e del diritto della libertà di pensiero, alla libertà religiosa e, in generale, alla libertà di espressione.
E’ questo lo spirito dell’incontro di oggi e della proiezione del documentario I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista, con la fiducia che se ne faccia buona divulgazione nell’ambito del rinnovato interesse per la storia del secolo scorso. E’ forte la preoccupazione, soprattutto fra i sopravvissuti allo sterminio nazista, che alla loro scomparsa, quando non saranno più ostensibili i seni della persecuzione impressi nelle loro carni, l’oblio e l’incredulità possano prevalere. La risposta a tale pericolo non è soltanto nella memoria collettiva, ma anche nella ricostruzione e nella documentazione storica.
La storia e la memoria devono essere fonte di conoscenza, non di odio o di lacerazione; ma proprio per questo bisogna conoscere. L’impegno è che nel presente e nel futuro essere diversi non significhi mai più essere discriminati”.
Patrizia Toia
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Dr. Andrea Jarach
Ebreo, ideatore e realizzatore dell’opera multimediale “Destinazione
Auschwitz” e produttore del documentario sulla Memoria.
“La formazione delle coscienze dei giovani, dal nemico comune che è l’indifferenza, … deve essere formata dagli anticorpi della memoria”.
“L’eroismo dei Testimoni di Geova fu saper resistere grazie alla loro fede.
La firma non apposta (sul foglio dell’abiura), fu la grande forza dei Testimoni di Geova.
Se tutte le altre chiese avessero resistito come hanno fatto i Testimoni di Geova, probabilmente la storia sarebbe stata diversa”.
Lissone
(MI)
Comune di Lissone
3 Giugno 2001
Carlo Lio
Assessore della Regione Lombardia alle opere pubbliche politiche per la casa e protezione civile
Desidero manifestare apprezzamento, stima e rispetto non solo per ciò in cui credete, ma anche per il ricordo e la testimonianza di ciò che avete subito in nome del vostro credo.
Non c'è società civile e democratica che non rispetti le differenze e in cui ognuno non si debba sentire libero di manifestare i suoi sentimenti e la sua religione. Lo sforzo della Regione Lombardia è che tutti possano sentirsi liberi di essere diversi.
Fate bene, con queste mostre e incontri, a tenere viva la memoria affinché certi fatti non possano più ripetersi. Guai a noi se nascondessimo i fatti! Per questo motivo i libri di storia vanno riscritti e attualizzati.
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