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"Politica e pregiudizio nazista nei confronti delle minoranze. Alcuni spunti di riflessione" | Claudio Vercelli Ricercatore e storico. Istituto studi storici Salvemini di Torino |
Totalitarismo e indifferenza morale |
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Infanzie Spezzate: I bambini dei Bibelforscher sotto il regime nazista |
Livia
Pomodoro Presidente del Tribunale dei Minori di Milano |
L’agghiacciante normalità rimuove ciò che è inamovibile | Achille Marzio Romani Preside dell’Istituto di Storia Economica Università Bocconi di Milano |
I Testimoni di Geova sotto il regime nazifascista |
Steno Sari Giornalista di 'Libero' |
Franco Amatori Docente
di Storia Economica |
Nel filmato [ I
Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista] vedrete degli
eroi, dei martiri. Inizia così il suo intervento il prof. Amatori e
continuando nella sua introduzione cita l'8^ e la 9^ Beatitudine del Discorso
della Montagna di Gesù riguardo alle persecuzioni dei cristiani.
Il nazismo ha dato occasione per questo tipo di testimonianza eroica.
Per il prof. Amatori, il nazismo va compreso nella categoria generale del
totalitarismo dove tutto inizia con la Rivoluzione Francese, il primo grande
periodo di storia contemporanea. Ma quello che colpisce di più e che spaventa
molto è “la normalità” in cui è nato e cresciuto il nazismo.Questo tipo
di “normalità” è ben evidenziata in un libro di Hannah Arendt, dove un
giornalista intervista un prigioniero nazista, e l’intervista segue
pressappoco così:
Giornalista: “Avete ucciso
delle persone nei campi di concentramento?”
Prigioniero: “Si”
Giornalista: “Le avete
avvelenate col gas?”
Prigioniero: “Si”
Giornalista: “Le avete
bruciate vive?”
Prigioniero: “Si”.
Giornalista:
“Le vittime venivano prelevate
da ogni parte d’Europa?”
Prigioniero:
“Si, penso di si”.
Giornalista:
Personalmente ha mai preso parte
a queste uccisioni?”
Prigioniero:
“Assolutamente no!”
Giornalista:
“Cosa pensava di quello che
accadeva?”
Prigioniero:
“All’inizio era spiacevole,
ma poi ci siamo abituati”
Giornalista:
“Sa che i russi la
impiccheranno?”
Prigioniero:
“Perché,
cosa ho fatto?”
Come mai questa “normalità” di totalitarismo? Questo accadde perché
negli anni ’30 ci furono degli innalzamenti, delle mobilitazioni sociali per
vasti strati della popolazione e quindi anche lo stalinismo godette di forti
consensi, nonostante i milioni di morti che esso causò.
Un aspetto da non sottovalutare furono i vantaggi di fare affari con i
regimi totalitari. Per esempio la politica nazista “Dividi
et impera” fu adottata da
Hitler con le chiese. Non tutte le chiese ebbero lo stesso trattamento. Hitler
voleva distruggere il sistema giudaico. Quindi divisioni e trattamenti
diversi. Agli inizi ci fu un gruppo di industriali tedeschi che fecero appelli
a favore dei loro colleghi industriali ebrei, poi ci furono delle minacce nei
loro confronti e in seguito si lasciò intravedere la possibilità di fare
affari con il nazismo.
Amatori ha concluso il suo intervento con queste parole:"La
verità è una, quindi è giusto che chi crede nella verità la persegua come
verità. Anche se il fatto che sia una la verità ci disturba, ci fa scandalo
in un mondo pluralista. Il problema è che la verità non può calpestare
l’individuo. Questo è l’insegnamento di questo secolo e per questo la
verità deve essere assunta dall’individuo e per questo non possiamo
rinunciare ad essa assolutamente"
INFANZIE
SPEZZATE Livia
Pomodoro
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Dopo
aver ringraziato gli organizzatori per l'invito e la documentazione che le è
stata fornita sulle intollerabili violenze che i figli dei Bibelforscher
hanno subito è interessante per il Presidente Pomodoro, apprendere una lezione
e non solo ricordarli.
"Ho
letto con particolare attenzione queste testimonianze, perché si racconta di
storie, di infanzie spezzate. Si racconta però – e questo mi ha
particolarmente impressionata – di come queste violenze sui bambini e sui
ragazzi siano passate attraverso la normalità dei comportamenti da un atto dei
loro coetanei istigati e intimoriti perché facessero vuoto o peggio facessero
del male ai loro compagni che non erano considerati come loro, cioè ostili a
un’idea. Credo che questa sia la violenza maggiore che si può fare a un
bambino: violare la sua possibilità di essere una persona, di avere un’opinione
personale su questo o quell’insegnamento, ma senza aberrazione".
Venivano
denunciati i genitori che insegnavano ai loro figli le regole della comunità
religiosa alla quale ritenevano di dover appartenere. Questi genitori ritenuti
incapaci, venivano privati della potestà sui loro figli e quelle decisioni di
primo grado erano quasi tutte confermate dai Presidenti dei Tribunali
Provinciali dove essi si rivolgevano. Ai ragazzi venivano qualche volta persino
intimati dei veri e propri ultimatum: “Tu bambino, tu ragazzo firmi l’abiura
– qualche cosa che forse era loro incomprensibile o non comprensibile fino in
fondo – oppure vai in riformatorio o in un campo di concentramento”.
"Pur rispettando profondamente il pensiero, la fede, la religione di ogni persona, perché è frutto del proprio convincimento. E se i figli vengono educati dai loro genitori con principi che corrispondono alle leggi, che noi uomini ci siamo dati per condividere la Societas nella quale siamo, complessivamente tutti vanno rispettati".
Non
tutti i giudici agirono allo stesso modo. Alcuni emisero delle riserve e
tentarono talvolta anche con coraggio di far prevalere il diritto
sull’ideologia e sulle pratiche dell’intolleranza. Fu più facile nei casi
in cui l’alunno, a motivo delle sue qualità, del suo lavoro e dei suoi
risultati scolastici, dava al Tribunale una ragione per non acconsentire alla
domanda di destituzione dell’autorità parentale inoltrata dall’Ufficio
della Gioventù.
Segue la storia di una bambina, la cui moralità è irreprensibile e la sua
esperienza è riportata nel libro: I testimoni di Geova di fronte a Hitler di
Guy Canonici cap.4
Ci si trova
in presenza di un caso straordinario di fanatismo religioso da parte di una
bambina di 13 anni, superiore alla media da un punto di vista spirituale e
morale. Non è da escludere, sebbene il fatto non possa essere ancora stabilito
con certezza, che siano già presenti sintomi di affezione schizofrenica di
origine religiosa.
Così come il Tribunale, anche
il medico è convinto per quanto riguarda la piccola, che non si tratti di
formule imparate a memoria ed invocate contro l’obbligo di fare il saluto
tedesco, ma di una convinzione interiore solidamente ancorata. Facendo ciò,
rimane nei limiti della buona educazione e della modestia e non diventa
presuntuosa quando la si parla di questo argomento. La bambina dà semplicemente
prova di una maturità di spirito che la colloca al di sopra della media dei
suoi coetanei. Il medico preposto all’esame mentale pensa che forse sia
possibile farla cambiare mettendo la bambina in una famiglia appropriata, ma ha
delle riserve circa la sua opinione e rimane molto scettico.
D’altra parte il Tribunale
è convinto che la bambina non potrà essere portata a modificare il suo
atteggiamento con il riformatorio. Teme piuttosto che a causa di anomale
disposizioni di …, una brusca separazione da sua madre potrebbe suscitare
nella bambina una sorta di persecuzione capace di rinforzare le sue
predisposizioni schizofreniche. Così che non è indicato né ammissibile
concludere optando per il riformatorio, a causa della particolarità del
soggetto in questione. Conformemente all’articolo 62, paragrafo
2, della legge sulla salute della Gioventù, il riformatorio non deve
essere ordinato se non offre alcuna probabilità di successo].
Per la Pomodoro, quei giudici nella possibile malattia di quella bimba trovarono la forza e il modo di salvarla. Tutti abbiamo il dovere di ricordare e imparare che anche nelle pieghe della nostra attività quotidiana, nelle società libere e anche in questa società si annida il germe dell’intolleranza, incapacità di comprendere quanto gli altri siano diversi. "Spero che qualcuno di quei giudici sia vissuto bene e se qualcuno di loro è vissuto male per difendere il diritto ad essere bambini e a stare all’interno della loro famiglia, io spero che quel giudice abbia pensato: “Che in fondo nella mala sorte, tutelando il diritto alla libertà e alla libera espressione di quella bambina, ho tutelato la mia libertà e la mia libera espressione”".
L'Agghiacciante normalità rimuove ciò che è inamovibile Achille Marzio Romani |
Dopo una breve introduzione sulle categorie da sterminare, sui simboli
che li contrassegnavano e sull’ unico destino che li accomunava, per Romani “La
burocrazia dello sterminio tentava di ricondurre l’indicibile a tragica
normalità attraverso una pratica minuziosa, quanto agghiacciante che
giustificava la preclusione e l’eliminazione di ogni devianza e di qualsiasi
eterodossia”. Per i nazisti, - la cui visione futura di un’umanità
votata ad un unico modello di comportamento - non c’era posto per i diversi,
per i devianti dello spirito. L’idea di isolare ed eliminare ogni devianza, fu
portata avanti con lucidità luciferina e il suo prodotto finale furono milioni
di morti che il mondo scoperse inorridito alla caduta del III Reich.
Romani si pone la domanda: “Perché si scoperse solo allora?”. Questa domanda è d’obbligo per gli uomini di buona volontà. “A me viene da pensare che proprio l’agghiacciante normalità insita nel processo che consentì e permise la rimozione dalla coscienza della gente di ciò che era inamovibile”. Per il prof. Romani si tratta “di un processo di rimozione che continua ancora oggi e che i Testimoni di Geova raccontandoci la loro vicenda ci costringono a confrontarci con il nostro modo di essere, con i valori che stanno alla base della democrazia e della libertà”.
I Testimoni di Geova sotto il regime nazifascista Steno Sari |
“E’
un dovere verso milioni di ebrei, di zingari, di Testimoni di Geova, di
omosessuali e di mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento
dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il
male del mondo ha voluto spegnere… I giovani liberi devono sapere, capire che
tutto ciò che è stato, è storia, e oggi la storia si sta paurosamente
ripetendo”. Con questa determinazione, Elisa Springer, ha voluto dare voce ad
un silenzio, prima che fosse troppo tardi.
A
questa voce si è aggiunta negli ultimi anni, anche quella di un altro gruppo
dimenticato dalla storia, quello dei Bibelforscher o Studenti Biblici, come
erano chiamati in Germania i Testimoni di Geova. Per molti anni si è parlato
dell’“Olocausto”come riferimento esclusivo alla terribile sorte del popolo
ebreo sotto il regime nazista. Recentemente l’interesse dei ricercatori e
degli storici, ha cominciato a includere altre minoranze. Lo storico
ecclesiastico protestante tedesco, Detlef Garbe, pubblicò per primo, un’opera
fondamentale su questo spaccato di storia. In seguito, altri studiosi,3
hanno approfondito le vicende dei Bibelforscher, facendo luce sul buio che
avvolgeva questa storia. Perché il silenzio, perché la dimenticanza per molto
tempo, di questo gruppo? A questa domanda, ci risponde Mauro Mellini:
“Rimuovendo la loro persecuzione, il loro sterminio, molti, troppi hanno
voluto e vogliono rimuovere la loro responsabilità, il loro colpevole
silenzio… Dimenticando il sacrificio dei Bibelforscher, molti si aiutano oggi
a mimetizzare il loro “fastidio” per il proselitismo dei Testimoni di
Geova”.
A
questo riguardo la dott.ssa Christine King, storico britannico, scrisse un libro
dal titolo: Lo Stato nazista e le nuove religioni: Cinque studi su casi di non
conformità. In questo studio viene approfondito
il comportamento di cinque sette che operavano in Germania a quel tempo, tra
queste quella dei testimoni di Geova. La King, nel suo libro, volume quarto,
capitolo 7, scrive: "I nazisti perseguitarono, con l’obiettivo di
distruggerla, l’unica setta, quella dei Testimoni di Geova, che rappresentava
una minaccia reale e che costituiva un vero
e proprio fastidio...
I Testimoni non avevano la possibilità di fare
compromesso, anche se si fossero mostrati intenzionati a farlo; le loro lettere
di auto-chiarimento al governo nel 1933 furono ignorate...
...I Testimoni
costituivano un gruppo socialmente e politicamente impotente la cui ideologia
poteva essere presentata come sovversiva; un gruppo, per di più, che era già
impopolare e pronto per la persecuzione. Non avevano sanzioni importanti a loro
disposizione e non avevano mai rivendicato una grande simpatia pubblica. Il
governo non avrebbe sollevato un vespaio attaccando questa setta. Quando si
impegnarono nella sua distruzione totale, i nazisti non avrebbero potuto
prevedere, comunque, la tenacità con cui i Testimoni avrebbero resistito alla
persecuzione e si sarebbero rifiutati di accettare limitazioni alle loro attività
religiose.
...Per
quanto “neutrali”, la resistenza dei Testimoni era molto efficace, in quanto
rappresentava per la loro insidiosa presenza un fastidio reale alle autorità.
Erano capaci di causare problemi, di far sentire la loro presenza e di
mettere in luce il fallimento della polizia che voleva sopprimerli. In più essi
suscitarono un certo grado di pubblica simpatia e indubbiamente attirarono nelle
loro file alcuni tedeschi che non trovavano nessun altro adatto veicolo di
resistenza e di opposizione allo stato. Nei campi fecero una grande impressione,
anche tra quelli che li consideravano illusi, come solo un gruppo che poteva
rivendicare convertiti fatti perfino tra le sue guardie S.S. poteva essere. Le
S.S. stesse disperavano di riuscire a far tacere o a sopprimere i
Testimoni, quando li portavano ancora cantando inni al blocco di
punizione e alla loro morte. Nemmeno un rullo compressore, una guardia fu udita
commentare, avrebbe potuto spianare lo spirito di questo gruppo!”
SOTTO IL REGIME FASCISTA
In Italia la comunità dei testimoni di Geova ebbe i suoi inizi nel 1903,
a Pinerolo, in provincia di Torino. Tra la fine degli anni ‘20
e i primi anni ‘30,
diversi emigrati che erano diventati “studenti biblici” all’estero, di
ritorno in Italia, iniziarono a far conoscere ad altri la loro nuova fede. Si
formarono così nuovi piccoli gruppi in varie parti d’Italia. Il regime
fascista si oppose subito alla concezione cristiana dei testimoni di Geova,
nonostante questi ultimi, fossero un numero irrilevante, circa 150 in tutto il
paese.
RIFLESSIONI CONCLUSIVE
Considerando le modeste dimensioni
della comunità religiosa dei testimoni di Geova, che in alcun modo poteva
rappresentare una minaccia per nessun governo, ci si chiede che cosa abbia
potuto scatenare la forte ira dei regimi dittatoriali, al punto da spingere
Hitler a dichiarare che “questa genia deve essere sterminata” e a spingere
Mussolini, a seguire in prima persona la repressione di un piccolo gruppo di
persone per lo più contadini e operai. I motivi vanno forse ricercati
nell’atteggiamento neutrale dei Testimoni nei confronti della guerra, un
atteggiamento insopportabile per i governi totalitari. Sicuramente il principio
preponderante di tale atteggiamento, fu reso ancora più chiaro quando i
Testimoni di Geova lo adottarono nel 1921 in occasione del loro convegno a
Washington: “Quali cristiani che si sforzano di seguire gli insegnamenti di
Cristo Gesù nostro Signore e dei
suoi Apostoli, noi affermiamo: che la guerra è un residuo di barbarie,
distrugge i buoni costumi ed è un biasimo per i popoli cristiani; che i
principi insegnati dal Signore Gesù Cristo impediscono ai cristiani consacrati
di partecipare alla guerra, a spargimenti di sangue o a qualsiasi forma di
violenza”. Testimoni quindi, pacificatori, genuinamente cristiani.
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