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Claudio Vercelli . Incontro "I dimenticati dell'olocausto." Lo sterminio nazista dei testimoni di Geova. Università Bocconi. Novembre 2001
Claudio Vercelli


Dimenticati dell'Olocausto" 
Lo sterminio nazista dei 
Testimoni di Geova

 Aula Maggiore Università Bocconi 
13 novembre 2001  
ore 17.00 – 19.00  

alcuni presenti all'incontro "I dimenticati dell'olocausto. Lo sterminio nazista dei testimoni di Geova. "Università Bocconi. Novembre 2001
Alcuni dei presenti all'incontro 

"Politica e pregiudizio nazista nei confronti delle minoranze. Alcuni spunti di riflessione"  
Claudio Vercelli 
Ricercatore e storico.
Istituto studi storici Salvemini di Torino
Totalitarismo e indifferenza morale 


Franco Amatori
Docente di Storia Economica Università Bocconi


Infanzie Spezzate:
I bambini dei Bibelforscher sotto il regime nazista
Livia Pomodoro
Presidente del Tribunale dei Minori di Milano
L’agghiacciante normalità rimuove ciò che è inamovibile
Achille Marzio Romani
Preside dell’Istituto di Storia Economica 
Università Bocconi di Milano 

I Testimoni di Geova sotto il regime nazifascista
Steno Sari
Giornalista di 'Libero'


Totalitarismo e indifferenza morale

Franco Amatori 

Docente di Storia Economica
Università Bocconi di Milano

Franco Amatori Docente di Storia Economica Università Bocconi di Milano

         Nel filmato [ I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista] vedrete degli eroi, dei martiri. Inizia così il suo intervento il prof. Amatori e continuando nella sua introduzione cita l'8^ e la 9^ Beatitudine del Discorso della Montagna di Gesù riguardo alle persecuzioni dei cristiani.   
                                                                                                                                                                     
Il nazismo ha dato occasione per questo tipo di testimonianza eroica. Per il prof. Amatori, il nazismo va compreso nella categoria generale del totalitarismo dove tutto inizia con la Rivoluzione Francese, il primo grande periodo di storia contemporanea. Ma quello che colpisce di più e che spaventa molto è “la normalità” in cui è nato e cresciuto il nazismo.Questo tipo di “normalità” è ben evidenziata in un libro di Hannah Arendt, dove un giornalista intervista un prigioniero nazista, e l’intervista segue pressappoco così:                                                                         

Giornalista: “Avete ucciso delle persone nei campi di concentramento?”

Prigioniero: “Si”

Giornalista: “Le avete avvelenate col gas?”

Prigioniero: “Si”

Giornalista: “Le avete bruciate vive?”

Prigioniero: “Si”.

Giornalista: “Le vittime venivano prelevate da ogni parte d’Europa?”

Prigioniero: “Si, penso di si”.

Giornalista: Personalmente ha mai preso parte a queste uccisioni?”

Prigioniero: “Assolutamente no!”

Giornalista: “Cosa pensava di quello che accadeva?”

Prigioniero: “All’inizio era spiacevole, ma poi ci siamo abituati”

Giornalista: “Sa che i russi la impiccheranno?”

Prigioniero: “Perché, cosa ho fatto?”

      Come mai questa “normalità” di totalitarismo? Questo accadde perché negli anni ’30 ci furono degli innalzamenti, delle mobilitazioni sociali per vasti strati della popolazione e quindi anche lo stalinismo godette di forti consensi, nonostante i milioni di morti che esso causò.

     Un aspetto da non sottovalutare furono i vantaggi di fare affari con i regimi totalitari. Per esempio la politica nazista “Dividi et impera” fu adottata da Hitler con le chiese. Non tutte le chiese ebbero lo stesso trattamento. Hitler voleva distruggere il sistema giudaico. Quindi divisioni e trattamenti diversi. Agli inizi ci fu un gruppo di industriali tedeschi che fecero appelli a favore dei loro colleghi industriali ebrei, poi ci furono delle minacce nei loro confronti e in seguito si lasciò intravedere la possibilità di fare affari con il nazismo.

     Amatori ha concluso il suo intervento con queste parole:"La verità è una, quindi è giusto che chi crede nella verità la persegua come verità. Anche se il fatto che sia una la verità ci disturba, ci fa scandalo in un mondo pluralista. Il problema è che la verità non può calpestare l’individuo. Questo è l’insegnamento di questo secolo e per questo la verità deve essere assunta dall’individuo e per questo non possiamo rinunciare ad essa assolutamente"  


INFANZIE SPEZZATE
I bambini dei Bibelforscher sotto il regime nazista

Livia Pomodoro
Presidente del Tribunale dei Minori di Milano

 

Livia Pomodoro Presidente del Tribunale dei Minori di Milano

 Dopo aver ringraziato gli organizzatori per l'invito e la documentazione che le è stata fornita sulle intollerabili violenze che i figli dei Bibelforscher  hanno subito è interessante per il Presidente Pomodoro, apprendere una lezione e non solo ricordarli.

"Ho letto con particolare attenzione queste testimonianze, perché si racconta di storie, di infanzie spezzate. Si racconta però – e questo mi ha particolarmente impressionata – di come queste violenze sui bambini e sui ragazzi siano passate attraverso la normalità dei comportamenti da un atto dei loro coetanei istigati e intimoriti perché facessero vuoto o peggio facessero del male ai loro compagni che non erano considerati come loro, cioè ostili a un’idea. Credo che questa sia la violenza maggiore che si può fare a un bambino: violare la sua possibilità di essere una persona, di avere un’opinione personale su questo o quell’insegnamento, ma senza aberrazione".  

Venivano denunciati i genitori che insegnavano ai loro figli le regole della comunità religiosa alla quale ritenevano di dover appartenere. Questi genitori ritenuti incapaci, venivano privati della potestà sui loro figli e quelle decisioni di primo grado erano quasi tutte confermate dai Presidenti dei Tribunali Provinciali dove essi si rivolgevano. Ai ragazzi venivano qualche volta persino intimati dei veri e propri ultimatum: “Tu bambino, tu ragazzo firmi l’abiura – qualche cosa che forse era loro incomprensibile o non comprensibile fino in fondo – oppure vai in riformatorio o in un campo di concentramento”.

"Pur rispettando profondamente il pensiero, la fede, la religione di ogni persona, perché è frutto del proprio convincimento. E se i figli vengono educati dai loro genitori con principi che corrispondono alle leggi, che noi uomini ci siamo dati per condividere la Societas nella quale siamo, complessivamente tutti vanno rispettati". 

Non tutti i giudici agirono allo stesso modo. Alcuni emisero delle riserve e tentarono talvolta anche con coraggio di far prevalere il diritto sull’ideologia e sulle pratiche dell’intolleranza. Fu più facile nei casi in cui l’alunno, a motivo delle sue qualità, del suo lavoro e dei suoi risultati scolastici, dava al Tribunale una ragione per non acconsentire alla domanda di destituzione dell’autorità parentale inoltrata dall’Ufficio della Gioventù. Segue la storia di una bambina, la cui moralità è irreprensibile e la sua esperienza è riportata nel libro: I testimoni di Geova di fronte a Hitler di Guy Canonici cap.4

 Ci si trova in presenza di un caso straordinario di fanatismo religioso da parte di una bambina di 13 anni, superiore alla media da un punto di vista spirituale e morale. Non è da escludere, sebbene il fatto non possa essere ancora stabilito con certezza, che siano già presenti sintomi di affezione schizofrenica di origine religiosa.

Così come il Tribunale, anche il medico è convinto per quanto riguarda la piccola, che non si tratti di formule imparate a memoria ed invocate contro l’obbligo di fare il saluto tedesco, ma di una convinzione interiore solidamente ancorata. Facendo ciò, rimane nei limiti della buona educazione e della modestia e non diventa presuntuosa quando la si parla di questo argomento. La bambina dà semplicemente prova di una maturità di spirito che la colloca al di sopra della media dei suoi coetanei. Il medico preposto all’esame mentale pensa che forse sia possibile farla cambiare mettendo la bambina in una famiglia appropriata, ma ha delle riserve circa la sua opinione e rimane molto scettico.

D’altra parte il Tribunale è convinto che la bambina non potrà essere portata a modificare il suo atteggiamento con il riformatorio. Teme piuttosto che a causa di anomale disposizioni di …, una brusca separazione da sua madre potrebbe suscitare nella bambina una sorta di persecuzione capace di rinforzare le sue predisposizioni schizofreniche. Così che non è indicato né ammissibile concludere optando per il riformatorio, a causa della particolarità del soggetto in questione. Conformemente all’articolo 62, paragrafo 2, della legge sulla salute della Gioventù, il riformatorio non deve essere ordinato se non offre alcuna probabilità di successo]. 

    Per la Pomodoro, quei giudici nella possibile malattia di quella bimba trovarono la forza e il modo di salvarla. Tutti  abbiamo il dovere di ricordare e imparare che anche nelle pieghe della nostra attività quotidiana, nelle società libere e anche in questa società si annida il germe dell’intolleranza, incapacità di comprendere quanto gli altri siano diversi. "Spero che qualcuno di quei giudici sia vissuto bene e se qualcuno di loro è vissuto male per difendere il diritto ad essere bambini e a stare all’interno della loro famiglia, io spero che quel giudice abbia pensato: “Che in fondo nella mala sorte, tutelando il diritto alla libertà e alla  libera espressione di quella bambina, ho tutelato la  mia libertà e la mia libera espressione”". 


L'Agghiacciante normalità rimuove ciò che è inamovibile

Achille Marzio Romani
Preside dell’Istituto di Storia Economica  
Università Bocconi di Milano  
moderatore dell’incontro

Achille Marzio Romani Preside dell’Istituto di Storia Economica  Università Bocconi di Milano  moderatore dell’incontro

      Dopo una breve introduzione sulle categorie da sterminare, sui simboli che li contrassegnavano e sull’ unico destino che li accomunava, per Romani “La burocrazia dello sterminio tentava di ricondurre l’indicibile a tragica normalità attraverso una pratica minuziosa, quanto agghiacciante che giustificava la preclusione e l’eliminazione di ogni devianza e di qualsiasi eterodossia”. Per i nazisti, - la cui visione futura di un’umanità votata ad un unico modello di comportamento - non c’era posto per i diversi, per i devianti dello spirito. L’idea di isolare ed eliminare ogni devianza, fu portata avanti con lucidità luciferina e il suo prodotto finale furono milioni di morti che il mondo scoperse inorridito alla caduta del III Reich.

Romani si pone la domanda: “Perché si scoperse solo allora?”. Questa domanda è d’obbligo per gli uomini di buona volontà. “A me viene da pensare che proprio l’agghiacciante normalità insita nel processo che consentì e permise la rimozione dalla coscienza della gente di ciò che era inamovibile”. Per il prof. Romani si tratta “di un processo di rimozione che continua ancora oggi e che i Testimoni di Geova raccontandoci la loro vicenda ci costringono a confrontarci con il nostro modo di essere, con i valori che stanno alla base della democrazia e della libertà”. 



I Testimoni di Geova sotto il regime nazifascista

Steno Sari
Giornalista di 'Libero'

Steno Sari. Giornalista di 'Libero'


    
“E’ un dovere verso milioni di ebrei, di zingari, di Testimoni di Geova, di omosessuali e di mille fiori violentati, calpestati e immolati al vento dell’assurdo; è un dovere verso tutte quelle stelle dell’universo che il male del mondo ha voluto spegnere… I giovani liberi devono sapere, capire che tutto ciò che è stato, è storia, e oggi la storia si sta paurosamente ripetendo”. Con questa determinazione, Elisa Springer, ha voluto dare voce ad un silenzio, prima che fosse troppo tardi.                                   

 A questa voce si è aggiunta negli ultimi anni, anche quella di un altro gruppo dimenticato dalla storia, quello dei Bibelforscher o Studenti Biblici, come erano chiamati in Germania i Testimoni di Geova. Per molti anni si è parlato dell’“Olocausto”come riferimento esclusivo alla terribile sorte del popolo ebreo sotto il regime nazista. Recentemente l’interesse dei ricercatori e degli storici, ha cominciato a includere altre minoranze. Lo storico ecclesiastico protestante tedesco, Detlef Garbe, pubblicò per primo, un’opera fondamentale su questo spaccato di storia. In seguito, altri studiosi,3 hanno approfondito le vicende dei Bibelforscher, facendo luce sul buio che avvolgeva questa storia. Perché il silenzio, perché la dimenticanza per molto tempo, di questo gruppo? A questa domanda, ci risponde Mauro Mellini: “Rimuovendo la loro persecuzione, il loro sterminio, molti, troppi hanno voluto e vogliono rimuovere la loro responsabilità, il loro colpevole silenzio… Dimenticando il sacrificio dei Bibelforscher, molti si aiutano oggi a mimetizzare il loro “fastidio” per il proselitismo dei Testimoni di Geova”.

 A questo riguardo la dott.ssa Christine King, storico britannico, scrisse un libro dal titolo: Lo Stato nazista e le nuove religioni: Cinque studi su casi di non conformità. In questo studio viene  approfondito il comportamento di cinque sette che operavano in Germania a quel tempo, tra queste quella dei testimoni di Geova. La King, nel suo libro, volume quarto, capitolo 7, scrive: "I nazisti perseguitarono, con l’obiettivo di distruggerla, l’unica setta, quella dei Testimoni di Geova, che rappresentava una minaccia reale e che costituiva un  vero e proprio fastidio...

    I Testimoni non avevano la possibilità di fare compromesso, anche se si fossero mostrati intenzionati a farlo; le loro lettere di auto-chiarimento al governo nel 1933 furono ignorate...

  ...I Testimoni costituivano un gruppo socialmente e politicamente impotente la cui ideologia poteva essere presentata come sovversiva; un gruppo, per di più, che era già impopolare e pronto per la persecuzione. Non avevano sanzioni importanti a loro disposizione e non avevano mai rivendicato una grande simpatia pubblica. Il governo non avrebbe sollevato un vespaio attaccando questa setta. Quando si impegnarono nella sua distruzione totale, i nazisti non avrebbero potuto prevedere, comunque, la tenacità con cui i Testimoni avrebbero resistito alla persecuzione e si sarebbero rifiutati di accettare limitazioni alle loro attività religiose.

...Per quanto “neutrali”, la resistenza dei Testimoni era molto efficace, in quanto rappresentava per la loro insidiosa presenza un fastidio reale alle autorità.  Erano capaci di causare problemi, di far sentire la loro presenza e di mettere in luce il fallimento della polizia che voleva sopprimerli. In più essi suscitarono un certo grado di pubblica simpatia e indubbiamente attirarono nelle loro file alcuni tedeschi che non trovavano nessun altro adatto veicolo di resistenza e di opposizione allo stato. Nei campi fecero una grande impressione, anche tra quelli che li consideravano illusi, come solo un gruppo che poteva rivendicare convertiti fatti perfino tra le sue guardie S.S. poteva essere. Le S.S. stesse disperavano di riuscire a far tacere o a sopprimere i  Testimoni, quando li portavano ancora cantando inni al blocco di punizione e alla loro morte. Nemmeno un rullo compressore, una guardia fu udita commentare, avrebbe potuto spianare lo spirito di questo gruppo!”


 
SOTTO IL REGIME FASCISTA

     In Italia la comunità dei testimoni di Geova ebbe i suoi inizi nel 1903, a Pinerolo, in provincia di Torino. Tra la fine degli anni 20  e  i primi anni 30, diversi emigrati che erano diventati “studenti biblici” all’estero, di ritorno in Italia, iniziarono a far conoscere ad altri la loro nuova fede. Si formarono così nuovi piccoli gruppi in varie parti d’Italia. Il regime fascista si oppose subito alla concezione cristiana dei testimoni di Geova, nonostante questi ultimi, fossero un numero irrilevante, circa 150 in tutto il paese.

RIFLESSIONI CONCLUSIVE

      Considerando le modeste  dimensioni della comunità religiosa dei testimoni di Geova, che in alcun modo poteva rappresentare una minaccia per nessun governo, ci si chiede che cosa abbia potuto scatenare la forte ira dei regimi dittatoriali, al punto da spingere Hitler a dichiarare che “questa genia deve essere sterminata” e a spingere Mussolini, a seguire in prima persona la repressione di un piccolo gruppo di persone per lo più contadini e operai. I motivi vanno forse ricercati nell’atteggiamento neutrale dei Testimoni nei confronti della guerra, un atteggiamento insopportabile per i governi totalitari. Sicuramente il principio preponderante di tale atteggiamento, fu reso ancora più chiaro quando i Testimoni di Geova lo adottarono nel 1921 in occasione del loro convegno a Washington: “Quali cristiani che si sforzano di seguire gli insegnamenti di Cristo Gesù  nostro Signore e dei suoi Apostoli, noi affermiamo: che la guerra è un residuo di barbarie, distrugge i buoni costumi ed è un biasimo per i popoli cristiani; che i principi insegnati dal Signore Gesù Cristo impediscono ai cristiani consacrati di partecipare alla guerra, a spargimenti di sangue o a qualsiasi forma di violenza”. Testimoni quindi, pacificatori, genuinamente cristiani. Tale nobile testimonianza dei Testimoni di Geova, vissuta fino al martirio, è parte di una storia che non va dimenticata.

 

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