Articoli di giornali
CORTINA CADORE (17 marzo 2002)
«Vittime dimenticate» Lo
stermino dimenticato dei Testimoni di Geova I
Testimoni di Geova furono i primi appartenenti ad
un'associazione religiosa ad
essere perseguitati nella Germania nazista. Ancor prima
delle deportazioni di massa, all'inizio degli anni Trenta, i
Testimoni furono additati dai nazisti tra le categorie da
emarginare e perseguitare. Le ragioni di questo
accanimento sono da ricercare nella loro caparbia
opposizione al regime totalitario. Venivano, infatti,
percepiti come pericolosi dal Terzo Reich perché erano
fermi nelle loro convinzioni morali ed etiche, perché non
prendevano parte alle questioni politiche e alle guerre. I
Testimoni rifiutavano di imbracciare le armi e di lavorare
per l’industria bellica, non idolatravano il führer e
tantomeno la svastica, non aderivano al partito nazista e,
soprattutto, non facevano distinzioni tra etnie e razze. Il
loro comportamento, osservante del precetto religioso, si
scontrava, dunque, con l’ideologia totalizzante del
nazismo, che invece richiedeva la cieca ubbidienza e
l'acritica accettazione di un sistema folle. La loro presenza nei campi di
sterminio è documentabile sin dal 1934 e si distingueva
dagli altri gruppi di deportati per un triangolo viola. Quando
i nazisti salirono al potere nel 1933, i circa 25 mila
Testimoni tedeschi furono subito presi di mira, di questi
almeno 10mila vennero deportati nei lager, dove 2mila di
loro trovarono la morte. A molti genitori Testimoni fu tolta
la potestà dei propri figli. Nella sola Germania circa 500
bambini, furono separati dai loro genitori per essere
rinchiusi nei centri di rieducazione nazista o affidati a
genitori nazisti. Ai "Triangoli Viola"
sarebbe bastato una lettera di abiura della propria fede,
per ottenere la libertà, cosa che nella stragrande
maggioranza essi non fecero.
Una serata (con inizio
alle ore 21), dedicata al tema dello sterminio dei Testimoni
di Geova durante il nazismo, è prevista per venerdì
1 marzo presso la Sala delle Associazioni di via Castiglioni
a Carnago. Durante la serata sarà proiettato il film
documentario "I testimoni di Geova, saldi di fronte
all'attacco nazista". Oltre alla proiezione, dal 1 al 4
marzo, è prevista una mostra fotografica sulla loro
deportazione. Ritorna su
(g. d.) Il ciclo dedicato alla "Giornata
della memoria", in ricordo dell’Olocausto, propone per oggi
alle 20, nella sala "Marzottini" in via Gaetano Marzotto,
la proiezione di un documentario su quella tragedia. Il
filmato riporta la testimonianza di migliaia di ex
deportati, Testimoni di Geova, e le interviste a dieci
storici che hanno studiato la loro persecuzione durante il
nazismo.
E’ iniziata mercoledì 3 aprile,
e sarà aperta fino a venerdì 12, la mostra fotografica che la Congregazione
Cristiana dei Testimoni di Geova di Barletta, con il patrocinio dell’amministrazione
comunale di Barletta, ha allestito presso la Galleria del Teatro Curci. I pannelli della mostra
accompagnano il visitatore narrando la storia di questo coraggioso gruppo, che
a motivo della propria incrollabile fedeltà alla Parola di Dio la Bibbia,
non ha sostenuto in alcun modo la dittatura nazista e comunista, e per questo
ha subito indicibili sofferenze. Viene documentato l’intera
persecuzione dei bibelfoscher (così erano chiamati i Testimoni di Geova
sotto il dominio nazista) , dalle prime misure repressive alla deportazione nei
campi di concentramento. Nessuno era risparmiato da queste persecuzioni, nella
mostra si potranno leggere e vedere foto di: ü bambini
strappati dai loro genitori e costretti a subire amare umiliazioni nell’ambiente
scolastico a motivo delle loro
convinzioni religiose; ü donne
deportate nei campi, duramente maltrattate perché rifiutavano qualsiasi
appoggio al nazismo, anche se questo significava solo effettuare lavori di
cucito per gli approvigionamenti invernali delle forze armate; ü uomini
decapitati o fucilati a motivo del loro rifiuto di imbracciare le armi e di
collaborare con l’esercito nazista Oltre a queste toccanti
esperienze, sono illustrati alcuni
documenti di questo triste periodo: ü i libri
biblici dei testimoni di Geova ridotti alla grandezza di una scatola di
fiammiferi, nel periodo in cui l’opera era clandestina in Germania; ü le
lettere che i condannati a morte scrivevano alle loro famiglie; ü i
contrassegni che i nazisti usavano per distinguere i Testimoni di Geova
all’interno dei campi, e riservare loro un trattamento ancora più spietato; ü le
dichiarazioni di abiura, in cui con una semplice firma e ripudiando la propria
fede, i testimoni avrebbero potuto ottenere la libertà. La mostra perciò si propone di
aiutare la popolazione a farsi un’opinione imparziale sui fatti di quel triste
periodo. L’ingresso è libero e si svolge nei seguenti orari: ore 10.30-13.00 e 18.00-21.00
(festivi: ore 18.00-21.30) Ritorna su Triangoli viola: vittime da non dimenticare Fonte
in internet: http://www.israt.it/israt/pubblicazioni/asti8/Bertone.rtf alla
pagina: http://www.israt.it/israt/at8.htm Remigio
Cuminetti e August Dickmann probabilmente
non si conobbero mai, anche se le loro brevi esistenze si sovrapposero per
almeno ventinove anni fra il 1910 e il 1939. Il primo nacque nel 1890 a
Piscina, nei pressi di Pinerolo, in provincia di Torino, e morì in un
ospedale del capoluogo piemontese nel 1939, a quarantanove anni. Il
secondo nacque in Germania nel 1910 e morì anch’egli nel 1939 nel campo
di concentramento di Sachsenhausen, a soli ventinove anni. Oltre all'anno
della loro scomparsa, i due uomini avevano diverse cose in comune. Furono
entrambi, fino alla loro morte, obiettori di coscienza. Remigio Cuminetti
si era proclamato tale nel 1915, durante la prima guerra mondiale,
rischiando la fucilazione e scontando poi anni di carcere e di manicomio.
Il suo divenne il primo caso documentato d’obiezione di
coscienza dell’Italia moderna1.
August Dickmann fu fucilato per obiezione di coscienza agli inizi
della seconda guerra mondiale. Fu il primo obiettore «giustiziato» dai
nazisti. Entrambi appartenevano al gruppo degli Studenti Biblici
Internazionali, in lingua tedesca Bibelforscher: il movimento religioso
che nel 1931 assunse poi il nome di Testimoni di Geova. Perseguitati
e dimenticati dalla storia Remigio
Cuminetti e August Dickmann hanno tuttora una cosa in comune: giacciono
fra i dimenticati dalla storia. Come loro, i quattrocento compagni di
prigionia di August, a Sachsenhausen, cento dei quali morirono per
maltrattamenti, fame e sfinimento nel rigido inverno del 1939. Arresti,
condanne e deportazioni sotto il regime fascista Nel
nostro paese, il numero relativamente ridotto di testimoni di Geova sul
territorio nazionale negli anni del fascismo, ha contribuito a rendere la
loro persecuzione ancor più anonima. I cento/centocinquanta Testimoni
italiani dell'epoca furono, in ogni modo, oggetto d’indagini e
d’azioni repressive da parte dell’OVRA. Dopo la circolare Bocchini del
22 agosto 1939, nel giro di qualche settimana circa trecento persone
furono interrogate, inclusi individui «colpevoli» solo di ricevere la
rivista La Torre di Guardia in abbonamento. Circa centocinquanta,
fra uomini e donne, furono arrestati e confinati. Ci sono
le prove che Mussolini seguiva personalmente la repressione del
proselitismo, soprattutto per quanto riguarda i testimoni di Geova. Su
diverse proposte d’assegnazione al confino, e d’altra natura punitiva,
era stampigliata la frase: «Presi gli ordini da S.E. il Capo del Governo»,
o «Presi gli ordini dal Duce», con la sigla del capo della polizia
Bocchini, segno d’approvazione della proposta.2 Nel 1940
ventisei Testimoni, ritenuti i maggiori promotori dell’attività
clandestina, furono deferiti al Tribunale Speciale che comminò loro
condanne per un totale di quasi centonovant’anni complessivi di carcere.
L’accusa: aver diffuso, letto e commentato ad altri pubblicazioni
bibliche che, secondo gli inquirenti, offendevano la dignità del duce,
del re, del papa e di Hitler3.
Fra le tre donne condannate dal Tribunale Speciale: Albina Protti, vedova
di Remigio Cuminetti deceduto l’anno prima. Nel 1925
la prima assemblea degli Studenti Biblici in Italia si era tenuta
mascherata da festa nuziale all’albergo «Corona Grossa» di Pinerolo,
per eludere la sorveglianza della polizia fascista. L’occasione era
stata il matrimonio proprio fra Remigio ed Albina Cuminetti. Fra i
ventisei condannati dal Tribunale Speciale vi fu anche Salvatore Doria il
quale con Narciso Riet, arrestato più tardi, costituiscono i due casi di
deportazione al momento noti in Italia. Riet morì a Dachau, poco prima
della liberazione del campo; Doria ritornò da Mauthausen gravemente
menomato nel fisico e nello spirito4. Il
triangolo viola Ben più
gravi furono le azioni persecutorie contro i Testimoni nella Germania
nazista, come già si è detto. Le motivazioni erano essenzialmente:
l’obiezione di coscienza, l’attività di proselitismo e il rifiuto del
saluto hitleriano, Heil Hitler!, disconoscimento di salvezza
emanante da Hitler. A
riguardo dell’obiezione di coscienza, i testimoni di Geova non si
limitavano al rifiuto delle dirette attività belliche. Remigio Cuminetti,
avrebbe potuto evitare la chiamata alle armi continuando a lavorare come
operaio specializzato in una fabbrica di Villar Perosa; ma quando
l’industria fu militarizzata e gli operai furono assimilati a militari,
egli si licenziò. Chiamato alle armi, dovette sopportare le conseguenze
del suo rifiuto5.
Nel campo di concentramento femminile di Ravensbrück le prigioniere
testimoni di Geova allevano conigli d’angora. Ad un certo punto smisero
di farlo: quando vennero a sapere che «il pelo dei conigli veniva
utilizzato per scopi bellici»6.
Probabilmente come parte di un equipaggiamento militare. I
Bibelforscher erano nei campi l’unico gruppo religioso
identificabile da un distintivo cucito sull’uniforme carceraria: un
triangolo di stoffa color viola. I distintivi nei campi erano di
molteplici colori, atti ad identificare diverse categorie di prigionieri:
rosso i politici, marrone gli zingari, rosa gli omosessuali, verde i
delinquenti comuni, azzurro gli apolidi; una stella gialla, costituita da
due triangoli incrociati, identificava gli ebrei. Le categorie, a loro
volta, rimandavano alle ragioni dello sterminio cui erano destinate. Per
alcune categorie tali ragioni erano d’ordine puramente etnico e
l’appartenente non aveva scampo: zingari ed ebrei. Ideologiche le
ragioni per i politici. Per i testimoni di Geova la motivazione era esclusivamente
religiosa. Coerenza
e rigore morale Solo
ai Testimoni era offerta la possibilità di firmare un’abiura: un
documento con il quale il prigioniero dichiarava di rinnegare la propria
fede in cambio della libertà. L’eventuale firma dell’abiura avrebbe
distrutto moralmente l'individuo. Sconfitto nella fede, ucciso nello
spirito, il Testimone non sarebbe più stato un pericolo per lo stato
nazista. A quel punto, non era neppure più necessario sopprimerlo
fisicamente. Contro i Bibelforscher i nazisti avevano intrapreso una vera
e propria guerra di religione. Pochissimi detenuti scelsero la libertà
fisica in cambio della morte spirituale. Le
SS riconoscevano ai Testimoni il rigore morale e la coerenza. La
dimostrazione era data del fatto che, nei campi, gli unici cui osassero
affidare il rasoio da barbiere erano proprio questi ultimi, certi che non
lo avrebbero mai usato in modo improprio contro i loro aguzzini. Ha
scritto di recente Giorgio Bouchard: Il
risultato storico di queste scelte è impressionante: mentre i ministri
delle «grandi chiese» (luterana e cattolica) marciavano
disciplinatamente a fianco delle truppe tedesche fino a Stalingrado, i
testimoni di Geova morivano a centinaia nelle prigioni e nei lager, come
martiri della libertà di coscienza. Ed è questa caratteristica che andrà
loro al più presto riconosciuta: essi sono stati dei martiri cristiani.
Certo, le altre chiese hanno avuto delle figure di martiri d’una statura
straordinaria (penso a Dietrich Bonhoeffer e a Massimiliano Kolbe): ma
nessuna chiesa ha mai versato un tributo di sangue proporzionalmente così
alto come hanno fatto i testimoni di Geova7. Denunciarono
le atrocità Nel
1938, allorché ebbe inizio la programmata deportazione degli ebrei, i
Testimoni prigionieri nei campi si resero conto che era stato avviato uno
sterminio di massa. Le notizie si diffusero all’esterno e la letteratura
dei Testimoni cominciò a denunciare apertamente le atrocità dei campi.
L’otto ottobre di quell’anno in un memorabile discorso pronunciato a
New York, diffuso da sessanta emittenti radiofoniche, Hitler fu esecrato
come rappresentante del Diavolo e la persecuzione degli ebrei fu
denunciata senza mezzi termini. Lo storico torinese Lucio Monaco ha
definito questo atto «La condanna teologica del nazismo», che altre
denominazioni cristiane non osarono pronunciare. In
anni successivi, attraverso le riviste «The Golden Age» e «Consolation»
(ora «Svegliatevi!»), si pubblicarono notizie circa l'esistenza di campi
di concentramento per le donne, lo sterminio di sessantamila ebrei
polacchi e la sistematica eliminazione di greci, polacchi e serbi. Noti
personaggi incontrarono i testimoni di Geova nei campi. Fra i deportati
italiani ricordiamo Vincenzo Pappalettera, Giovanni Melodia, Lidia
Beccaria Riolfi, Primo Levi, Italo Tibaldi che li menzionarono nei loro
scritti successivi8.
Per tutti, una citazione da I sommersi e i salvati: Non
solo nei momenti cruciali delle selezioni o dei bombardamenti aerei, ma
anche nella macina della vita quotidiana, i credenti vivevano meglio.
[…] Non aveva alcuna importanza quale fosse il loro credo, religioso o
politico. Sacerdoti cattolici o riformati, rabbini delle varie ortodossie,
sionisti militanti, marxisti ingenui o evoluti, Testimoni di Geova, erano
accomunati dalla forza salvifica della loro fede. Il loro universo era più
vasto del nostro, più esteso nello spazio e nel tempo, soprattutto più
comprensibile: avevano una chiave ed un punto d’appoggio, un domani
millenario per cui poteva avere un senso sacrificarsi, un luogo in cielo o
in terra in cui la giustizia e la misericordia avevano vinto, o avrebbero
vinto in un avvenire forse lontano ma certo.9 Iniziative
per non dimenticare Ad
oltre cinquanta anni di distanza, c’è parso opportuno rendere omaggio
alle vittime della persecuzione nazista delle minoranze religiose
attraverso alcune iniziative atte a conservarne la memoria storica: il documentario
I Testimoni di Geova, saldi di fronte all’attacco nazista,
realizzato nel Museo dell’Olocausto di Washington e presentato in prima
mondiale il 6 novembre del 1996 nel museo di Ravensbrück, contenente
testimonianze di sopravvissuti e storici contemporanei. Inoltre, la mostra
Triangoli viola. Vittime dimenticate? che, attraverso una
quarantina di pannelli contenenti centinaia di documenti, ripercorre la
cronistoria della persecuzione nazista dei testimoni di Geova, fra il 1933
e il 1945. Lo scopo
di tali iniziative è esclusivamente quello di apportare un contributo
alla storia, senza accusare o richiedere risarcimenti; rendere omaggio
alla memoria dei Triangoli viola, vittime che non devono essere
dimenticate. [1]
Le periferie della memoria. Profili
di testimoni di pace, ANPIA
Torino, Movimento
nonviolento, Verona 1999, pp. 56-63. [2]
P. Piccioli, I testimoni di Geova
durante il regime fascista, in «Studi storici», n 1, 2000, pp.
215- 216. [3]
G. Rochat, Regime fascista e chiese
evangeliche. Direttive e articolazioni del controllo e della
repressione, Torino,
Claudiana, 1990, p. 295. [4]
F. Cereja (a cura di), Religiosi nei
lager. Dachau e l’esperienza italiana, Consiglio regionale del
Piemonte, Aned, Milano, Franco Angeli, 1999, pp. 205-206. [5]
Le periferie della memoria, cit., p. 57. [6]
M. Buber-Neumann, Prigioniera di
Stalin e Hitler, Bologna, Il Mulino, 1994, pp. 252-253. [7]
G. Bouchard, . I martiri
dimenticati: i testimoni di Geova nel fuoco della persecuzione
nazista, in Minoranze coscienza e dovere della memoria,
Napoli, Jovene, 2001, pp. 181-185. [8]
V. Pappalettera, Tu passerai per il camino, Milano, CDE, 1985,
pp. 201, 282. G. Melodia, Di là da quel cancello. I vivi e i morti
nel lager di Dachau, Milano, Mursia, 1988, pp. 26, 124, 147. L.
Rolfi Beccaria, A.M. Bruzzone, Le donne di Ravensbrüch.
Testimonianze di deportate politiche italiane, Torino, Einaudi, 1978, pp. XI, 14-17, 66; I. Tibaldi, Il dovere della
memoria in Minoranze coscienza e dovere, cit., pp.
181-185. [9]
P. Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi, 1993, p. 118 Ritorna su
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all'indice delle notizie Copyright ©2002 by
Redazione Triangolo Viola . Tutti i diritti riservati.
Vittime dimenticate tratto da 'Corriere delle Alpi' del 17/3/02
Lo stermino dimenticato dei Testimoni di Geova tratto da 'Varese
news' del 9/4/02
L’Olocausto dei Testimoni di Geova tratto da 'Il giornale di Vicenza' del 2/2/02
La persecuzione dei Testimoni di Geova sotto due dittature tratto da 'Puglia Net'
Triangoli viola: vittime da non dimenticare tratto da 'Asti
contemporanea n.8'
Roberto Granzotto
Serata sui Testimoni di Geova nei lager
PIEVE. «Con una semplice firma, sarebbero potuti uscire
dai campi di concentramento nazisti, invece nessuno ha firmato e molti di
loro hanno trascorso in questi luoghi anche 12 anni, pur di non tradire la
loro fede». Stiamo parlando dei Testimoni di Geova, i quasi sconosciuti
"triangoli viola" dei quali venerdì sera nella sala pubblica di
Tai, è stata presentata la storia di sacrifici.
«Devo confessare», ha spiegato il sindaco di Pieve,
Granzotto, «che nonostante abbia seguito da vicino gli avvenimenti di quel
periodo e raccolto molte testimonianze, della storia dei Testimoni di Geova
conoscevo ben poco». Organizzata dai Testimoni di Geova del Cadore, la
serata di Tai ha visto una partecipazione tanto numerosa da stupire gli
stessi organizzatori. Gli oltre cento spettatori presenti hanno ascoltato
con attenzione la prolusione del presidente dell'Associazione ex Internati
e deportati di Vittorio Veneto e delegato dell'Onu, Giovanni Mariot, e la
testimonianza del pittore di Erto, Jor Maso, anch'esso un ex internato. Con
altrettanta attenzione il pubblico ha seguito il documentario «I testimoni
di Geova, saldi di fronte all'attacco nazista», che racconta come dal 1934
il nazismo abbia prima tenuto sotto pressione e poi internato nei campi di
concentramento l'intera comunità religiosa tedesca.
Un riconoscimento del sacrificio di questa comunità è venuto anche dallo
storico Alberto Giacobbi, che ha portato il saluto dell'Associazione
nazionale ex internati di Pieve: «L'autoritarismo, il totalitarismo, il
razzismo, il genocidio di massa sono termini che ci riconducono ad un
tragico ed inquietante passato, i cui rigurgiti esplodono in tutta la loro
virulenza attraverso scenari apocalittici anche di recente memoria.
L'olocausto e i triangoli viola, con i quali venivano distinti i Testimoni
di Geova, altro non sono che uno spaccato della storia moderna, nel corso
della quale si consumarono gli atti più devastanti e raccapriccianti che la
memoria dell'uomo ricordi». Ciò che più ha stupito il mondo, è la
constatazione che questa comunità, pur non professando la violenza, ed anzi
praticando l'obiezione di coscienza, è stata per i nazisti come una spina
nel fianco. «Pur scrupolosi nell'osservare le leggi», ha detto Cristiano
Cressoni nell'introduzione della proiezione, i Testimoni non prendevano
parte alle questioni politiche e soprattutto alle guerre. Dal loro credo
religioso discendevano una serie di comportamenti che si scontravano con
l'ideologia totalizzante del nazismo: il rifiuto di imbracciare le armi e
di lavorare per l'industria bellica, il rifiuto di idolatrare Hitler o la
svastica, nonché l'imparzialità con cui diffondevano il messaggio
evangelico. Tutto ciò ha convinto il regime che l'unico modo di liberarsi
di loro era l'internamento». (v.d.) Ritorna su
Carnago - Una
serata e una mostra dedicate al tema dello sterminio della
congregazione religiosa
Questa sera nella sala “Marzottini” verrà proiettato un
documentario sull’immane tragedia
L’Olocausto dei Testimoni di Geova
«La mostra ha destato grandissimo interesse, anche delle
scuole»
«Il contenuto del documentario - spiegano i
curatori - è di elevato valore culturale e non ha alcun
carattere dottrinale o confessionale. Presenta un ampio
repertorio di documentazione storica, la cui visione non
può fare altro che promuovere il rispetto e la tolleranza,
nonché servire di monito per le future generazioni affinché
non si ripetano le vergognose atrocità compiute dal regime
nazista».
Tanto valore ha questo documentario da
essere stato proiettato, il 9 novembre 1999, nella Sala del
Cenacolo della Camera dei deputati, alla presenza di
parlamentari, studiosi, ex deportati. Nella Galleria dei
Nani, intanto, prosegue fino a domani la mostra
fotografica-documentaria, patrocinata dal Comune, "I
triangoli viola". L’apertura è dalle 9.30 alle 12.30 e
dalle 15.30 alle 19.30. Ogni minoranza etnica era stata
bollata con un marchio d’infamia, un simbolo di stoffa e un
colore. I Testimoni di Geova, appunto con un triangolo
viola.
«Tanti i visitatori, non ci aspettavamo un
numero così alto - spiega Claudio Sala, del gruppo
valdagnese dei Testimoni di Geova -. Molti non sapevano né
di questo marchio né degli altri. C’è chi ha chiesto perché
la mostra evidenziava il coinvolgimento dei Testimoni di
Geova, diverse persone pensavano che all’Olocausto fossero
legati solamente gli ebrei».
«Sono arrivate tante
famiglie e con figli al seguito. Poi anche la media di
Novale, un istituto superiore e una scuola elementare. Ci
sono arrivate tante richieste per avere copia della
videocassetta diffusa alla mostra».
Oggi verrà
allestito nuovamente in piazza lo stand per dare ulteriore
pubblicizzazione alla "Giornata della memoria".
notizie > attualità > Bari
''La persecuzione dei Testimoni di Geova sotto due dittature''
Mostra fotografica in programma dal 3 al 12 aprile presso la Galleria Teatro Curci a Barletta.
Vedi le foto
Alberto Bertone
Cortesia dell 'Istituto per la storia della Resistenza e della società
contemporanea di Asti.
Ancor oggi molti non sanno che i testimoni di Geova conobbero la ferocia
dei lager e la spietata persecuzione nazista. Dei ventimila Testimoni in
Germania nel 1933, alla salita di Hitler al potere, diecimila soffrirono
nelle prigioni e nei campi nazisti. Duemila vi trovarono la morte, fra i
quali oltre duecento alla maniera di August Dickmann: fucilati, appesi ad
un capestro o decapitati. Ottocentosessanta bambini furono sottratti ai
genitori, nel tentativo di «rieducarli» al nazismo. Oltre duemilacinquecento
dipendenti o imprenditori persero il lavoro o l’attività; ad oltre
ottocento pensionati fu revocata la pensione. Ancor meno noto è che lo
scioglimento, o la messa al bando, dell’Associazione Internazionale
degli Studenti Biblici in Sassonia avvenne nell’aprile 1933, e che da
quello stesso anno iniziarono gli arresti e le deportazioni dei suoi
membri. Per la cronaca, la deportazione degli ebrei avvenne solo dal
novembre del 1938.
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via e-mail.
Ultimo aggiornamento pagina: 07/11/2002
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